Interview: Maria Antonietta
Mentre si sta concludendo il tour di Deluderti e in attesa di sapere le date autunnali abbiamo fatto qualche domanda a Letizia Cesarini (aka Maria Antonietta) riguardo alla sua ultima fatica discografica e a tutto quello che le gira attorno.
IR: Durante i quattro anni di silenzio discografico hai fatto comunque alcune apparizioni, ad esempio dei reading, cercavi una nuova dimensione o è stato un periodo pieno di altri impegni?
MA: Mi sono laureata, ho letto molti libri, ho fatto uno stage di arte terapia… E come dicevi giustamente tu ho tenuto alcuni reading. Sono stati anni molto fertili e comunque per i primi due avevo in essere il tour di Sassi, del disco precedente, quindi in realtà gli anni “liberi” si riducono a due e il tempo quando fai quello che ami è molto rapido!
IR: Il terzo lavoro di solito è decisivo per un musicista: non si è più una novità nè si ha l’ansia del seguito dell’esordio. Come l’hai vissuta la creazione di Deluderti?
MA: L’ho vissuta come una sifda per rendere giustizia alle canzoni che ammetto amo terribilmente. E’ stato un lavoro lungo e anche difficile, ma quando si alza la consapevolezza si alza la difficoltà. In realtà ho sempre vissuto ogni disco con un certo fatalismo, faccio quello che amo e poi se gli altri lo ameranno meglio e se non lo ameranno che avrei potuto fare di differente? Modificare il mio gusto o la mia anima? Non credo.
IR: Ci sono tanti particolari nuovi: una voce con ben altre potenzialità rispetto a sei anni fa, altri tipi si scelte musicali e si sente una maggiore sicurezza in ogni particolare: non è che sei diventata grande?
MA: Beh direi che sarebbe il caso che a trentanni uno sia minimamente cosapevole di se stesso. Sono migliorata sicuramente molto nell’aspetto vocale, mi ci sono dedicata così come alla scrittura. Sono fiera della mia crescita!
IR: Tanti gruppi o cantautori che facevano quattro gatti fino a qualche anno fa sono esplosi e ormai realizzano numeri importanti, come Brunori per dire un nome “a caso”. E’ il pubblico che è cambiato o c’è più interesse verso quello che non è mainstream? Dal tuo punto di vista hai visto altri numeri?
MA: La musica italiana “indipendente” ha un pubblico più vasto. In parte è una moda, in parte magari è un cambiamento di sensibilità. Non so, penso sempre che occorra sfruttare le mode per fare cose positive, se lo permettono. E sicuramente pensare che ci sono più persone che banalmente spendono per vedere un concerto o assistere ad uno spettacolo mi sembra un dato comunque positivo al di là di ragionamenti prettamente artistici di valore. Io mi tengo sempre ben lontana da considerazioni di numeri comunque, non è il mio lavoro.
IR: A proposito di Dario Brunori, hai avuto modo di collaborare ancora con lui anche solo per un consiglio intorno a Deluderti?
MA: No, non ne abbiamo avuto occasione.
IR: Hai virato ad un suono molto più pop, la produzione di Giovanni (Imparato aka Colombre) ha smussato gli spigoli o è stata la campagna marchigiana?
MA: La produzione del disco è stata condotta insieme da me e da Giovanni e di comune accordo abbiamo cercato di realizzare qualcosa che ci entusiasmasse e che fosse luminoso. Quest’idea di luminosità ci ha guidati.
IR: Oceani è forse il pezzo più vicino al mood del primo disco di contro E invece niente non avrei mai detto potesse uscirti un pezzo così. E’ stato difficile comporli? Quale ha creato la maggiore difficoltà?
MA: Non è stato più difficile che scrivere gli altri brani, la scrittura è disciplina e anche ispirazione. Non trovo E invece niente così bizzarro come brano onestamente.
IR: Il live come lo strutturi? Crei la set list sera per sera o decidi al momento cosa suonare?
MA: Nel live ci sono brani di tutti i dischi e cerco di costruire un’onda emotiva e ritmica che abbia un senso e uno sviluppo… Ho una super band e questo rende più facile tutto.
IR: Un paio di anni fa mi era successo di intervistare sia Giorgieness che Adele (Any Other). Con entrambe era uscita la questione riguardo ai problemi che hanno incontrato in quanto “donne che fanno musica”. Un problema un po’ a tutti i livelli (dal promoter che ci prova al tecnico che ti tratta da oca). Tu hai esperienze di questo genere?
MA: Per una donna essere credibile è molto difficile, devi essere molto sicura di te stessa. In generale mi piacerebbe che il mio lavoro venisse valutato in quanto tale piuttosto che come l’ouput di una donna. Insomma chi se ne frega se questo disco l’ha scritto una donna o un uomo, è profondo, è vero, è alto, è buono?
IR: Visto che leggi molto ti chiedo cosa stai ascoltando ultimamente 😀
MA: Sarah Vaughan.