Interview: Las Flores Molestas

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Las Flores Molestas, gruppo di Padova che venerdì 18 settembre ha pubblicato un nuovo singolo dal titolo At The Station, un brano à la Goran Bregovic che ben racconta i limiti dell’amore quando il tempo, la salute e tutte le sfortune del mondo si mettono di mezzo. Abbiamo parlato con loro anche del loro nuovo album che arrivarà il 1° di ottobre.

Ecco cosa ci hanno raccontato!

Venite da Padova, avete numerose connessioni con Berlino e avete un nome in spagnolo. C’è un nome che riuscite effettivamente a chiamare casa?

Effettivamente no, ci sentiamo cittadini del mondo, desideriamo tanto poter viaggiare con la nostra musica! Berlino forse è la città che più ci rappresenta, è dove è nato l’album Pissin’Around; forse è la città europea più simile a Tijuana in Messico a cui Manu Chao e Charles Mingus hanno dedicato bellissime musiche.

In che modo At the station rappresenta per voi un punto di svolta?

Perchè oggi pubblicare il videoclip di un singolo risulta più efficace che pubblicare l’intero album, inoltre questa pubblicazione rappresenta un punto di svolta perchè è stato l’ultimo lavoro che ha concluso questa produzione. Dal punto di vista personale dell’autore rappresenta una svolta oltre che lavorativa anche personale perché in questo modo afferma il suo ritrovato stato di benessere personale, racconta la sua storia di malattia e amore, e lo fa in grande stile!

Ci spiegate la connessione tra brano e video?

Il video racconta in maniera quasi letterale quello che le lyrics del testo descrivono, all’inizio c’è un flashback “I saw my baby at the station, a long time ago”. Il ritornello, la seconda strofa e le scene che li accompagnano mostrano questa ragazza passeggiare con un nuovo compagno mentre io e la mia nuova compagna iniziamo una parata musicale. Qui viene introdotto il tema delle relazioni aperte che a Berlino è estremamente comune.
La terza strofa è stata tagliata per motivi logistici, quella in cui canto “I see my baby at the station, she holds my hand and sings with me”, però è stata rappresentata nella scena del sogno in cui tutti e 4 ci rincontriamo assieme ad altri amici che hanno supportato la mia “serenata” (incidendo nel disco ad esempio ma non solo) e nella scena finale in cui ritrovo la mia ragazza, un nuovo amore, un nuovo inizio.

Quali sono le vostre influenze musicali? Qualcosa che assolutamente non potremmo aspettarci? Vi influenzate anche tra voi? Chi di voi ha i gusti musicali peggiori?

Siamo tutti amanti del blues, del rock e del jazz. Federico Ficarra è appassionato anche di musica elettronica e latinoamericana, Marco Nordio è invasato di funky e gospel, Amedeo Schiavon ama la musica sperimentale, umoristica e rumoristica, ascolta di tutto.

Veniamo da uno strano periodo di quarantena in cui diversi artisti, anche abbastanza “grandi” del calibro di NIck Cave e simili, hanno realizzato dirette e iniziative varie per contrastare la mancanza di live in cui ci troviamo adesso. Avete visto qualcosa che vi ha colpito o interessato particolarmente? Avete fatto qualcosa anche voi in tal senso?

Anche noi abbiamo fatto degli streaming settimanali (Federico e Marco) e abbiamo partecipato ad un festival di streaming online, è stata dura ma l’abbiamo fatto!

A quando un nuovo album?

Abbiamo già quasi tutti i brani pronti ed arrangiati, intendiamo produrre un nuovo album questo autunno-inverno, forse si chiamerà Primavera o Onda di Mare dal titolo di due canzoni particolarmente riuscite di questo nuovo disco.

La domanda che non vi ho fatto ma che avrei assolutamente dovuto?

Forse…cosa vi aspettate dal futuro? Covid permettendo ci aspettiamo di essere conosciuti e poter viaggiare con la musica, trovare presto un’agenzia di booking ed un’etichetta estera che ci diano più tempo per dedicarci a noi stessi non solo come musicisti (studiare musica); non ci interessa diventare famosi…ma se dovesse succedere ben venga, noi ci crediamo e agli amici diremo “ve l’avevamo detto! ;-)”

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