Interview: Kuadra
Loro sono i Kuadra, una delle realtà più interessanti dell’underground italiano, con già oltre dischi all’attivo ed oltre duecento live in Europa, il loro nuovo singolo è uscito il 10 giugno, dal titolo Trashlady ed è stato un nuovo assaggio di un nuovo album in uscita quest’autunno (per Maninalto! Records) per la produzione artistia di Giulio Ragno Favero de Il Teatro Degli Orrori. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro!
Cos’è successo dall’ultimo album?
È successo che abbiamo suonato tanto, al di sopra di qualsiasi nostra aspettativa, in Italia e in altri sei paesi europei. Cantare in italiano davanti a persone che non capiscono nulla di quello che dici ma comprendono lo stesso il significato delle tue canzoni ti porta alla radici della composizione. Abbiamo ascoltato musica in furgone, incontrato persone stupende, pazzi sbullonati, band che spaccano davvero. E ci è venuta voglia di rifarlo ancora.
Com’è stato lavorare con Giulio Ragno Favero?
Lavorare con Giulio è stato esaltante. Lui ha cominciato a influenzarci anni prima che lo conoscessimo personalmente, col Teatro e tutti i dischi prodotti magistralmente. Un sabato di circa un anno fa gli abbiamo scritto via mail, mandandogli le preproduzioni del disco e chiedendogli se voleva occuparsi della direzione artistica. Il lunedì ha risposto che i pezzi erano buoni ma che per lavorare con lui sarebbero serviti alcuni requisiti fondamentali: disponibilità, tempo e soldi. In mancanza di questi per noi avrebbe fatto solo il fonico di studio. Una persona straordinariamente onesta e competente. Non ci ha mai assecondato, la sua priorità è far suonare il disco ottimamente, costruire i pezzi nella maniera più efficace possibile. Favero ti spreme come un limone, ascolta e poi ti fa suonare la cosa giusta. È un punto di riferimento e poi ha un gatto nero che gli distrugge casa! Lo adoriamo (Giulio,non il gatto).
Se proprio dovessimo incastonarvi in un genere, quale sarebbe?
Abbiamo lavorato sodo per scrollarci di dosso etichette che non ci piacevano e in cui non ci riconoscevamo, quindi ti deludiamo: non siamo inscatolabili, se vuoi però puoi metterci come suppellettili in casa, non sporchiamo e non facciamo molto casino, a parte il bassista, lui sì che fa molto casino. Non sappiamo dire cosa suoniamo, i critici musicali sono più bravi di noi a dare un nome ai generi. Ma possiamo dirti cosa non facciamo, in ordine sparso: non indossiamo mocassini, non parliamo di letti sfatti e di hangover, non parliamo di sughi per pasta o di farmaci generici, non suoniamo la chitarra ad accordi aperti. Può bastare?
Chi spiegate il video di Trashlady? E chi è questa Trahslady?
Trashlady è una senzatetto sui quaranta che frequentava il parchetto davanti al palazzo in cui abita Yuri, il cantante. Portava sempre occhiali da sole grandi per guardare senza essere vista e aveva una postura da cane bastonato. Yuri ha scritto un testo che si prestava a diventare l’anti-pezzo-dell’estate. Nel parchetto girava sempre in filo diffusione il tormentone di Ax e Fedez. Da lì è nata la provocazione: affanculo l’estate italiana. Nel video le abbiamo dato una forza e una sicurezza che non le appartengono. Abbiamo deciso di farle prendere delle decisioni e qualche rivincita, di lasciare che si divertisse un po’. Riki Bonsignore, che ha diretto e montato il video, ha avuto l’intuizione di citare un film degli anni ottanta che lo ha arricchito di senso. “Nobody puts baby in the corner.”
In che modo questo brano anticipa e rappresenta il disco che uscirà quest’autunno?
Questo è un disco di sintesi, abbiamo ridotto all’osso per parlare chiaro. Trashlady è lì per farsi ascoltare, per smuoverti. Ti parla. Ha dentro di sé tutto lo spirito del disco. Non abbiamo avuto esitazioni nella scelta, né noi né Giulio.
L’uso dell’aututune è ormai associato alla scena trap. Vi sentite controcorrente?
Autotune è una della lettere che si usano nell’alfabeto musicale, in questi anni la si usa molto, ti porta in un mondo attuale. Questo ci piace, volevamo fare un disco del 2021 almeno non del 2001, nonostante i bellissimi dischi usciti quell’anno. Resta il fatto che con l’autotune puoi dire delle immani stronzate o cose interessanti. Che ognuno scelga in coscienza.
Cosa c’è nel futuro dei Kuadra?
Nel futuro dei Kuadra c’è un tour da fare e un sacco di soldi da incassare per coprire le spese. Essere una band è il peggiore dei rischi d’impresa, se lo fai sul serio. Siamo sempre andati in attivo, disco dopo disco. Contiamo di farlo anche questa volta. Il che corrisponde a fare belle piazze e a farsi sentire da più gente possibile. Scusate il ragionamento venale ma spesso si perde di vista che fare musica propria sia come vendere frullatori invisibili, puoi immaginare la difficoltà.
La domanda che non vi ho fatto ma che avrei dovuto?
Siamo contenti che non ci abbiate chiesto cosa voglia dire Kuadra. Questo è un piccolo passo per l’umanità ma un grande passo per noi. Grazie.