Interview – Giuseppe D’Alonzo

Fuori dal 4 ottobre “Dove non eri tu”, la delicata dedica di Giuseppe D’Alonzo. Il brano nasce da un viaggio in Indonesia, precisamente in un campo Toraja nell’isola di Sulawesi e da una armonica a bocca che il cantautore porta sempre con sé. Il Toraja è un popolo che celebra la vita dopo la morte con elaborate cerimonie. L’assistere ad uno di questi riti emotivamente coinvolgenti ha rievocato nell’autore i momenti passati con l’amico Davide Mingione, seconda chitarra dei Crabby’s dal 2017 al 2018, mancato prematuramente nel 2022.

Il brano è una piccola macchina del tempo che porta con sé il ricordo di Davide, l’amore per i viaggi, ed un ritorno ad un arrangiamento con prevalenza di armonica e chitarra acustica. Un format già proposto in passato dall’autore che oggi consolida il suo amore per il Blues e una influenza sempre più marcata del Folk di Bob Dylan.

Come spesso accade, volevamo saperne qualcosa in più.

Ciao Giuseppe, sei tornato con un brano molto toccante, “Dove non eri tu”, sia per testo che per melodia. Come ti sei sentito quando tutte quelle emozioni sono diventate parole di una canzone?

Grazie per ospitarmi nel vostro spazio editoriale.
In effetti questo è uno di quei brani che, come dico spesso, “non ti cerca il permesso”.
Il motivo mi è entrato in testa insieme alle parole, come risultato di una forte emozione scaturita da un ricordo di un caro amico, innescato da una esperienza emotivamente molto intensa, vissuta durante un viaggio in Indonesia.
Sembra uno scioglilingua, in effetti è la concatenazione di diversi fattori che fa nascere qualcosa, non sempre bella eh 😉
Come mi sono sentito, direi felice di aver potuto finalmente rendere omaggio a Davide che per più di un anno ha condiviso con i componenti della mia vecchia Band, i Crabby’s,  live, prove in studio, momenti di aggregazione e tutto quello che comporta il “vivere all’interno di una Band”.

Cosa pensi che proverebbe Davide nel sentire questo brano?

Conoscendo un po ‘ i suoi gusti, per la musica probabilmente mi direbbe che è troppo cantautorale, lui era un grande fan degli Alice in Chains, potete immaginare. Il testo invece credo proprio che lo avrebbe emozionato.

La melodia del brano torna un po’ alle origini chitarra, armonica e voce. Nient’altro. Come hai scelto questo sound o è il sound che ha scelto te?

Sicuramente la seconda, probabilmente complice l’armonica a bocca, unico strumento musicale che avevo a disposizione durante il viaggio e che mi ha aiutato a corredare il testo della giusta melodia insieme alla mia voce.

Stai pubblicando molta musica, senza neanche fretta, quali sono state finora le soddisfazioni più grandi?

Poter lavorare senza pressioni, semplicemente per esprimere la mia musica e non per confezionare un “prodotto musicale”. E’ quello che inconsapevolmente ho sempre cercato, è probabilmente il motivo per cui ho intrapreso la strada da solista, non tutti hanno questa aspirazione. C’è molta ambizione in questo settore, ultimamente forse non sempre accompagnata dal talento, che viene invece deciso quasi “a tavolino”. Il prodotto ormai non è più scelto dal consumatore, ma imposto dal mercato. Come vedete nel formulare una frase che ha come argomento la di musica ho usato tutti termini che non hanno nulla a che fare con la musica e con l’arte, meglio quindi viaggiare “fuori dai radar” e seguire le proprie emozioni, questa è oggi la mia bussola.

Quali sono gli obiettivi che vorresti raggiungere come musicista?
Proprio per quanto dicevo sopra non mi pongo degli obiettivi, ma esprimo solo me stesso. E’ una maturazione avvenuta negli anni, è la cosa più bella: realizzare qualcosa, si spera di valido, solo se e quando se ne ha voglia o arriva l’ispirazione.

Prossimi progetti?

Sto lavorando ad una collaborazione iniziata già prima di “Dove non eri tu”, che è entrata a gamba tesa ritardandone l’uscita, ma vi assicuro arriverà 🙂

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