Interview – Giuseppe D’Alonzo

Fuori dal 8 marzo “Mattinieri del tempo”, il nuovo singolo di Giuseppe D’Alonzo. Dopo un lungo periodo acustico il cantautore torna con un pezzo rock dal retrogusto disco. Non è proprio una novità per lui, in passato aveva già prodotto brani che strizzano l’occhio alla disco come “Non imitare mai” e “Tipico” ma questo è decisamente più ballabile, da qui l’idea del video con le bravissime ragazze del Boogie Bombs Crew girato dal videomaker Michele Macaluso.

“Mattinieri del tempo” è una fotografia della società attuale dove la svalutazione della moneta ha portato la maggior parte a voler guadagnare sempre di più. Quelli che vogliono arrivare sempre primi a discapito di tutto. Giuseppe D’Alonzo riesce in ogni suo brano a parlare della situazione attuale con delicatezza, come se fossimo dentro una favola con cattivi ed eroi. Solo che i veri eroi delle sue storie sono persone comuni che riescono a ritrovare se stessi nei valori più profondi della vita.

Ne abbiamo parlato con lui.

Ciao Giuseppe, bentornato sulle nostre pagine. È uscito da poco il tuo singolo “Mattinieri del tempo” che con la sua leggerezza risulta essere una critica sociale. Ti chiedo: cosa ha ispirato questo brano?

Ciao e grazie per ospitarmi nel vostro spazio editoriale.

Ho un’età che mi permette di guardarmi anche alle spalle e vedere come è cambiata la società nel nostro paese e non solo. 

Ogni epoca ha le sue peculiarità, il cambiamento fa parte dell’essere umano, fa parte dell’evoluzione della specie. Quello che sto notando però è che da un po’ di tempo la tecnologia, che da un lato ci aiuta e supporta, ad esempio in campo medicale, dall’altro sta creando un effetto nocivo e tossico sulla società e sull’economia con conseguente aumento di insofferenze, prevaricazioni, mancanza di senso civico e rispetto del prossimo, tipiche dei periodi in cui diverse congiunture negative si intrecciano in onde anomale che solo persone con un solido bagaglio e un carattere ben temprato riescono a cavalcare o governare senza farsi sbranare dagli squali che sempre più numerosi, affollano questo mare burrascoso. Ecco, questi squali in costante aumento sono per me i “mattinieri del tempo” che, con o senza titoli, cercano di arraffare il più possibile in questi tempi difficili, al fine di mantenere il tenore di vita dei tempi d’oro. Nulla di male se non si cibassero del prossimo.

È una rappresentazione allegorica di quanto ha ispirato questo brano, ossia il vedere persone che si affannano a sbarcare il lunario scontrarsi con le ulteriori e inutili difficoltà introdotte da un prossimo sempre più aggressivo. Un comportamento che si nota a tutti i livelli trovando la massima espressione nei personaggi politici che, aimè, mettono in scena uno spettacolo pietoso, mediocre e altamente dannoso perché, oltre a sdoganare questi comportamenti, creano disaffezione alla politica stessa.

Per questo brano hai collaborato con le Boogie Bombs, ma non a livello musicale. Si tratta infatti di un corpo di ballo che si è esibito sulle note di Mattinieri del tempo. Come è nata questa collaborazione?

Come potete vedere mi piace sempre sperimentare e provare nuove situazioni, in questo caso il brano è davvero molto ballabile e l’incontro con queste bravissime giovani ballerine è stato fulminante.

Ognuna balla un diverso stile derivante dall’Hip Hop, il risultato è un video molto “Urban” complice anche la location romana “Skate Park Cinetown”. Un tipico esempio di win-win.

Rispetto ai precedenti con questo singolo sei tornato su uno spirito più rock, qual è il genere musicale a cui ti senti più vicino?

Diciamo che da quando ho iniziato a scrivere in italiano mi sembra di avere due anime, quella Rock/Blues che mi appartiene sin da piccolo e quella cantautorale che è nata proprio con le prime canzoni scritte in italiano. Il mio stile è una proiezione del Rock/Blues nella nostra lingua quindi, se vogliamo, è sempre quella la corrente che mi influenza maggiormente con contaminazioni legate al mio vivere in Italia che a volte crea delle Ballads che si avvicinano un po’ al genere pop italiano.

Quali sono gli artisti che più ti hanno ispirato?

Nella mia formazione da chitarrista e poi cantautore ci sono i grandi del blues e del Rock classico, a partire da Robert Johnson, Eric Clapton, Hendrix e tantissimi altri. Nel tempo ho poi ascoltato e suonato molto Bob Dylan, Nick Drake ed Elliot Smith per cui nutro un grande rispetto per il profondo ed enorme bagaglio che ci hanno lasciato, pensate ad esempio a Nick che pur esibendosi davvero una manciata di volte ha lasciato un solco indelebile nella musica anglosassone ma direi oggi, mondiale, rivelandoci il suo misterioso mondo creativo.

Ci sarà modo di sentirti suonare live?

Per il momento credo che dobbiamo accontentarci dei diversi live fatti con la mia precedente Band i “Crabby’s” e qualcosina in acustico in piccoli club, di cui c’è qualcosa in rete, per il futuro chissà, è bello proprio perché è incerto.

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