Interview: GIUNGLA vs. L I M

In occasione della Indie Pride preview tenutasi a Bologna lo scorso 6 giugno, abbiamo avuto la possibilità di incontrare insieme Emanuela Drei (GIUNGLA) e Sofia Gallotti (L I M), per porre loro le stesse domande, viste le analogie che, nonostante la differenza di contenuti musicali, esistono in relazione al percorso passato e ai progetti attuali di queste due musiciste. Dalle risposte si nota quanto entrambe abbiano le idee molto chiare e la consapevolezza di aver entrambe intrapreso la strada giusta.

Avete fatto parte di una band per diverso tempo e ora avete scritto canzoni per un progetto solista, quindi avete sperimentato entrambe le esperienze, ovvero scrivere per un gruppo e farlo per voi stesse. Qual è la cosa che vi piace di più e di meno di entrambe le esperienze?

GIUNGLA: in realtà anche con gli Heike ho sempre scritto tutto io, quindi la parte di scrittura non è cambiata tanto, probabilmente la differenza è che prima, con un pezzo e un’idea di struttura andavo in sala prove, mentre ora con questa cosa lavoro in casa a computer con un’idea di produzione e un’idea generale del sound. La cosa che mi piace di questa possibilità è riuscire a avere un’idea su un sound più ampio rispetto a quello che puoi ottenere da una band nella quale, di fatto, sei chitarra, basso e batteria e, a meno che tu non faccia dei mega trick in studio, quello sei. La cosa che mi manca è il lato umano, magari scendi dal palco e sei da sola e non sei contenta di com’è andata e magari, quando sei in una band, un’altra persona che era sul palco con te ti dico che non è stato poi così male, quindi proprio il lato umano può mancare.

L I M: la mia non è stata una scelta, quella di un progetto solista, ma è arrivata, avevo dei pezzi da parte, scritti nel tempo, e alla fine avevano bisogno di una produzione diversa da quella che sarebbe potuta venir fuori con gli Iori’s, e poi avevo anche voglia di cantare. Alla fine ho incontrato Riva e il progetto ha preso una forma più definita. Se vogliamo parlare delle differenze tra una band e un progetto solista, è tutto completamente diverso: io mi sento come una lavatrice, perché alla fine sei sempre LA persona a cui riferirsi per QUALSIASI cosa, e te la devi cavare, devi organizzare tantissime cose, perché anche se si va in giro da soli è sempre come girare con una band, perché anche un progetto solista ha tante persone attorno che lavorano per esso. Il contro è la solitudine anche solo nel dover prendere le decisioni e anche dal punto di vista delle motivazioni, ti devi sempre motivare da sola. È impegnativo.

Infatti i vostri sono sì progetti solisti, però non avete certo fatto tutto da sole, quindi volevo chiedervi di spiegare ciò che sta dietro al vostro progetto per quanto riguarda il contributo delle persone che ne fanno parte oltre a voi.

GIUNGLA: come ha detto lei, anche per me questo che sto facendo non era propriamente voluto, intendo dire salire sul palco da sola, in realtà è iniziato tutto con l’idea che pensavo e avrei voluto avere una band, con l’idea di portare in giro le cose, poi di fatto non si sono incastrate tutta una serie di cose per cui a un certo punto ho detto OK, forse è meglio trovare una maniera di portare in giro questa cosa da sola. In questo processo di capire come e di farlo anche a livello più tecnico, ho lavorato con Federico Dragogna che sicuramente mi ha dato una grossa mano dal punto di vista proprio di capire che limiti darmi, perché magari quando sei lì da sola a lavorare con certe cose fai fatica a darti dei limiti. Io vengo dal mondo della sala prove, e ho dovuto lavorare, invece, in modo completamente diverso. Poi per me era importante tradurre il risultato dal vivo, nel momento in cui ho capito come l’avrei portato in giro dal vivo, ho capito anche come sarebbe stato il disco. Ci sono state tante persone che mi hanno dato una mano a livello di consigli, però in studio il lavoro è stato principalmente con Federico.

L I M: per me stanno arrivando sempre più persone ad aiutare, comunque la cosa bella di questo progetto nuovo è che, essendo solista, puoi puntare anche a qualcosa che non è solo la musica, e avere dei visual per me stavolta era davvero importante per dare un respiro diverso e perché sublima la mancanza di altre persone sul palco. Per quanto riguarda la scelta del produttore, ho scelto Riva perché è un genio e quindi era impossibile non fargli produrre i pezzi!

Noto in entrambe una grande considerazione della parte live, ci tenete proprio tantissimo e ho anche visto che state entrambe suonando tantissimo.

GIUNGLA: io ho bisogno di rendermi conto che una cosa ce l’ho nelle mani, non mi piacerebbe mai girare con un disco fighissimo ma che non riesco a tradurre dal vivo. Forse questo è dovuto al mio background di militanza in una band, di sala prove, ecc… Poi penso che oggi, la musica sia fruibile soprattutto dal punto di vista live, anche solo un live come quello di Grimes con le basi, però deve essere una cosa che sta performando e devi essere presente, per me è importante aver quello e trovo che sia l’unica cosa che giustifica la presenza di un disco.

L I M: lo spazio del live è sempre molto importante anche per capire meglio la tua musica e dove essa può andare a finire, perché il pubblico ti fa capire tante cose, in base a quello che sentono di più o di meno, lì capisci anche a livello di produzione cosa sia più interessante, ti vengono in mente nuove sfumature.

Entrambi i vostri EP sono basati sì sul songwriting in sé, ma c’è anche molto lavoro sul suono. Volevo chiedervi se questi due aspetti vengono lavorati di pari passo o se prima scrivete la canzone e poi lavorate sul suono.

GIUNGLA: nel momento in cui ho deciso di darmi il limite di tenere in piedi questa cosa con i tre elementi voce, beat e chitarra, il suono è arrivato in maniera abbastanza naturale, quindi sono due cose arrivate di pari passo. Poi a me interessa anche che un pezzo funzioni in veste molto scarna.

L I M: per me è molto diverso. Mi fa piacere che tu ci senta il songwriting perché ce n’è stato anche più di quello che avrei voluto fare io stessa, non sono abituata a scrivere delle melodie pop di un certo tipo, o almeno lo sono ma fino a un certo punto e per me la produzione è molto importante, e a volte i pezzi partono dai suoni, da dei loop di voce e poi si sviluppa la struttura.

Entrambe avete pubblicato solo un EP ma nel vostro repertorio si nota già tanta varietà. Non volete rimanere fisse sulla stessa cosa e anche con poche canzoni, volete proporre un ventaglio ampio di idee, secondo me.

GIUNGLA: secondo me quando non dico ti metti in gioco, però dici faccio questa cosa nuova, se della varietà c’è, è anche intelligente farla vedere. È anche una questione di quello che può essere lo sviluppo di un progetto, già ti metti in gioco poco, fai vedere poco proprio per la scelta di uscire solo con un EP, io in realtà avrei avuto molto più materiale ma ho scelto io di uscire con poche cose, quindi far vedere che hai più sfumature, seppur in una cosa così diretta e anche riconoscibile, per me è importante, anche per non ridurla semplicemente a una cosa sola, o banalizzarla, o etichettarla.

L I M: per me credo che la cosa sia anche dovuta la fatto che ascolto tante cose diverse. Il succo rimane sempre quello, però puoi cambiargli l’abito, e la cosa ci piace molto. Mi piace avere un’anima e vestirla ogni volta in maniera diversa, portare le canzoni in ambienti diversi e dare a esse immaginari diversi.

Entrambe avete puntato subito sul vinile.

GIUNGLA: la mia è stata una scelta concordata con l’etichetta, ovviamente. Penso sia un bell’oggetto, si possono stampare mille CD ma col digitale a quel punto non cambia più di tanto, quindi aveva senso fare un bell’oggetto.

L I M: la mia è proprio una presa di posizione perché il CD è un supporto che, veramente, mi fa schifo. Penso che, appunto, col digitale debba esaurirsi e sparire, anche perché è uno spreco, non è nemmeno un bell’oggetto, l’unica utilità che ancora può avere è in auto, però quando sei a casa non c’è paragone col vinile, anche perché solo il fatto che devi stare attento a quando finisce il lato per girarlo significa ascoltare con più attenzione, poi se invece vuoi ascoltare diecimila canzoni diverse, allora c’è il digitale. Io sono convinta che il CD sia un supporto che non doveva durare così tanto, è vero che ha funzionato tantissimo, però basta.

Una cosa che vi differenzia è il fatto che Emanuela esce con un’etichetta nuova ed è la prima artista dell’etichetta stessa, mentre Sofia esce con un’etichetta affermata. Immagino che Sofia abbia fatto un discorso di continuità.

GIUNGLA: ci ho messo molto per capire come e con chi uscire, poi quando mi sono incontrata con questi ragazzi c’era ben chiara l’idea di come muoverci, quantomeno sull’estero, e anche su altre cose. Per me sono degli amici, con il vantaggio che hanno la conoscenza su come funzionano le cose in aspetti, come l’estero, che mi interessavano molto. A quel punto non ho più avuto dubbi, avrebbe potuto sembrare un passo indietro rispetto ad altre cose più affermate ma io non ho assolutamente avuto dubbi nella scelta di lavorare con loro. Quando la squadra ha le stesse idee, funziona bene proprio per quello.

L I M: confermo che il mio è stato un discorso di continuità, ma soprattutto a Enrico è piaciuto molto il progetto da subito. Poi dava la possibilità di seguire bene certi dettagli, come ad esempio aver stampato il vinile con Legno e con una grafica molto curata. A volte, se ti butti con un progetto nuovo con un’etichetta che non conosci, devi un po’ tagliare i mezzi che puoi avere a disposizione, invece con La Tempesta è stato semplice perché si è arrivati subito al dunque nel fare una cosa bella e nel poterla far ascoltare, senza troppi giri di parole.

Siamo qui a un evento nel quale si prova a sensibilizzare le persone sull’omofobia. Quello che penso io è: a me sembra talmente normale essere contro l’omofobia che trovo quasi assurdo, nel 2016, dover ancora fare queste attività per la sensibilizzazione. Puurtroppo, però, per molte persone non è così, quindi queste cose è giusto e necessario farle.

GIUNGLA: è un po’ lo stesso discorso di quando vengono creati gli eventi del tipo “tutto al femminile”, sinceramente mi piacerebbe vivere in un mondo in cui non fa differenza quello che sei e quello che fai. Purtroppo queste cose sono importanti ma sarebbe bello un mondo nel quale la frase “basta con l’omofobia” fosse talmente normale da risultare una banalità, però al momento è ancora importante farli, questi eventi.

L I M: finché ci sono un mondo eterosessuale, ma anche lo stesso mondo omosessuale, che non sono completamente integrati con il resto, c’è bisogno di questi eventi. Il discorso è questo: anche a me, ad esempio, non piacciono gli eventi al femminile, proprio perché è un modo di auto-ghettizzarsi, e l’assorbimento dovrebbe essere ordinario, far parte della quotidianità, però ci sono, invece, tante realtà quotidiane nelle quali l’omosessualità è vista come una cosa che non è contemplata, e quindi alla fine ci si auto-ghettizza. Di conseguenza, per affermarsi, è difficile, quindi questi eventi sono importanti per questo, è importante partecipare, parlarne, perché in realtà l’unica cosa che può davvero educare la persona è la quotidianità, gli amici, chi frequenti, cosa vedi, i film, i libri, la cultura in generale.

GIUNGLA: tutte queste cose sono importanti perché è grazie a esse che conosci e ti avvicini a qualcosa che non fa parte del tuo mondo. Tanti problemi nascono perché c’è ignoranza, e basta.

L I M: o superficialità, o ignoranza.

GIUNGLA: torniamo al punto di partenza, sembra che stiamo dicendo delle banalità, però ce n’è bisogno.

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