Interview – Gintsugi

Luna Paese è il vero nome di Gintsugi, artista divisa a metà tra Italia e Francia (abita a Grenoble), sensibile alle influenze internazionali, e capace di pubblicare un disco davvero notevole come “The Elephant in the Room”, per trattare, in nove brani e in lingue diverse, “l’elefante nella stanza”, ovvero quegli argomenti di cui tutti siamo a conoscenza ma nessuno vuole mai davvero affrontare. Le abbiamo rivolto qualche domanda. 

1.    Ciao Luna, raccontaci come sei arrivata a questo nuovo album.

Non ho mai smesso di scrivere già dal mio primo EP, e quando avevo 6/7 canzoni mi sono detta che avrei potuto farne un album.

2.    Come hai trasformato esperienze personali in eventi ed emozioni rappresentati nell’album?

Un metodo che ho usato è quello di prendere un evento, di isolare l’emozione o le emozioni associate, amplificarle e ‘cucirci’ sopra una storia. Ho letto che Nick Cave parla di ‘gonfiare’ le emozioni, è proprio così per me. Si tratta di prendere una cosa piccola e di amplificarla fino a farla diventare epica.

3.    Puoi condividere il processo di produzione dell’album, in particolare il ruolo del tuo studio casalingo?

È stato sparso, nell’arco di un anno e mezzo. Ho prodotto tutte le strumentali e poi in estate prima di terminare la produzione delle voci da Beautiful Losers ho accelerato e terminato le produzioni. L’utilità di poter registrare mentre componi è quella di creare le demo in tempo reale. Per alcune canzoni è stato immediato, come “Mon coeur”. Invece di “Complete” ed “Hex” ho registrato diversi arrangiamenti, prima di fissare gli ultimi. Ad un certo punto su alcune canzoni, mi devo proprio fermare. 

Dopo aver terminato la produzione, abbiamo mixato con Beautiful Losers ed ho aggiunto in post-produzione il violino di Eymeric Anselem.

4.    Qual è stata la tua motivazione dietro la scelta di scrivere e registrare le tracce?

Non c’è motivazione, c’è che mi sveglio con una melodia in testa e non posso non registrarla, sarebbe come non piangere e tenere le lacrime dentro, quelle cose che ci fanno diventare malati.

5.    In che modo la tua esperienza di vita in Francia ha influenzato il tuo stile musicale e le tematiche dell’album?

Le tematiche non lo so, vivo in Francia da così tanto tempo che sicuramente mi ha influnzato ma ho difficoltà a comprendere come. In realtà non mi entusiasma moltissimo la musica francese, i miei riferimenti sono soprattutto anglofoni. Però ci sono alcune scene alternative che amo molto, sicuramente un gruppo che ha influenzato per esempio Mon coeur è Mansfield TYA.

6.    Che progetti hai per i prossimi mesi?

Ho delle date in corso, una versione in trio del live in fase di prove, e sto già pensando al prossimo album.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *