Interview – GBresci
GBRESCI è un collettivo di musicisti, grafici, videomaker e fotografi sparsi in giro per l’italia. Le voci e il volto sono di Niccolò Barca ed Edoardo Baroni, ideatori del progetto. Chitarre acide e beat che rimandano all’elettronica, figlie dei diversi mondi di provenienza degli artisti che collaborano a GBRESCI, danno vita ad atmosfere dal sapore dark, accompagnate dai testi malinconoici, tra sonorità sognanti e lunghe code.
Entra qui in punta di piedi ADELASIA, dolce promessa che cammina incurante del mondo sulle note d’acqua di NIENTE, il primo singolo di GBRESCI fuori il 15 gennaio per UMA Records.
Niccolò ed Edoardo, insieme ad altri, tracciano così una sorta di linea d’ombra con NIENTE feat. Adelasia. Ed è tutto qui.

- Quali sono le vostre influenze musicali? Qualcosa che non ci aspetteremmo?
L’ispirazione iniziale del progetto doveva molto ad un certo tipo di soundcloud trap, ma abbiamo capito presto che quell’immaginario non riusciva a mediare bene quello che ci passava per la testa sia a livello di contenuti che di forma. In quel periodo ci stavamo passando un po di musica che invece rispecchiava al meglio il nostro stato mentale: Show Me The Body, Död Mark, lo Yung Lean di “Friday the 13th”, Corbin, Shlohmo e altri. Questi ascolti si sono poi mescolati in noi con un’identità musicale che affonda le radici in anni di Nirvana, soprattutto quellidi Bleach e Incesticide. L’incontro con questi artisti ci ha dato l’ispirazione che cercavamo e abbiamo deciso di provare a fondere questi mondi diversi: il risultato è l’EP che sveleremo nei prossimi mesi.
- ll mio giorno più bello sarà sempre ieri. Paura del futuro?
Più che paura, diremmo distacco. L’anno appena finito ci ha fatto vedere quanto facilmente possa andare in frantumi un progetto, ispirando in noi un abbassamento delle aspettative e un attaccamento al passato come posto riconoscibile e in qualche modo ospitale. Il futuro prende forma mano a mano in ogni caso, tanto vale dare importanza alle radici ed usarle per dare un senso al presente. In qualche modo il coronavirus ci ha costretti a fermarci un attimo – anche perché abbiamo perso il lavoro – e a chiederci se il futuro verso cui ci incamminavamo fosse veramente nostro, e per capirlo abbiamo rivolto inevitabilmente lo sguardo al passato.
- Niente feat. Adelasia suona in modo ossessivo e incredibilmente negativo. Il futuro è davvero così brutto come lo descrivete? Consigli per chi non ce la fa più?
In realtà non sappiamo per niente com’è il futuro. Il problema è l’ossessività con cui ci viene ricordato di adeguare il presente ad un futuro già pensato da qualcun altro, a cui inconsciamente abbiamo voluto rispondere con un mantra di rifiuto (“niente speranze, niente alleanze”) altrettanto ossessivo. Cerchiamo di far passare il messaggio per cui l’idea di futuro che abbiamo preso per scontata, che non è veramente nostra, è potenzialmente la prima causa delle nostre ansie, soprattutto in un mondo che ha fatto del mancato raggiungimento dei propri obiettivi, del fallimento insomma, una responsabilità individuale. Non ci sentiamo nella posizione di dare consigli a nessuno, ma se ce ne fosse uno sarebbe questo: bisogna prima smontare qualche pezzo per ripartire, è questo il senso del tabula rasa di Niente feat. Adelasia.
- Quanti siete e come vi siete conosciuti tra di voi? E con Adelasia?
Facevamo lo stesso liceo ma non ci siamo mai molto filati. Da settembre 2019 viviamo insieme. Da allora ci è sempre venuto automatico dedicarci a cose creative. Tra le varie che abbiamo tentato, GBRESCI è quella che ci ha trasportati più in là.
Edoardo e Adelasia si conoscono da sempre e suonano insieme in varie forme da un sacco di anni, più o meno da quando lei vive a Roma.
Niccolò e Adelasia hanno legato quest’anno, quando hanno cominciato a collaborare per le foto del disco di lei (la foto della copertina di 2021 di Adelasia è di Niccolò).
- E, a proposito di futuro, come sarà questo 2021?
Speriamo sia più gentile con la musica, con l’arte e gli eventi in generale rispetto al 2020. Senza concerti, serate e qualsiasi forma di vera aggregazione, l’umanità è una specie di corpo senza braccia e gambe. Tolto il pessimismo di GBRESCI, che è più rivolto al sistema ed alle sue idee fondanti, confidiamo che quest’anno le cose belle ripartano.
- La domanda che non vi ho fatto, ma che avrei assolutamente dovuto?
Forse ci saremmo chiesti perché abbiamo scelto di chiamarci GBRESCI. La risposta è che cercavamo una persona da usare per incanalare una parte di noi, allontanandoci come individui dalla nostra creazione. GBRESCI viene da Gaetano Bresci, un tirannicida e quindi un distruttore di simboli e di codici. Abbiamo preso il corpo di un Bresci proiettato nel 21esimo secolo, conscio del fatto che ormai quello che ci lega non è più un re, un corpo che si può distruggere, ma un sistema di codici interiorizzati da cui è molto più difficile liberarsi. GBRESCI è per noi una persona fisica – non siamo “i GBRESCI” – che prende le sembianze delle parti che lo compongono, sempre in movimento, sempre alla ricerca di codici da distruggere e ricreare.