Interview – DECI
METROPOLI è l’album di debutto di DECI, in uscita il 4 aprile insieme al singolo “Americana”, per Beatfactory in distribuzione Believe Music Italia. Viaggi urbani senza fermate intermedie. Anagrafica e musica sono due concetti distanti. La musica può essere una macchina del tempo, ma di fatto non ha età di per sé. DECI lo sa e non ha paura di confrontarsi con un mercato che esige ormai una giovanissima età per approcciarsi al mondo delle 7 note. Siamo tutti dentro una città, o perché ci viviamo o perché vorremmo viverci. Dentro le metropoli, qui è nato il nuovo disco di DECI. Proprio quegli argomenti che solitamente non tratta nessuno, gli aspetti più cupi della quotidianità, qui sono tra i principali temi affrontati.
METROPOLI è il ritratto sonoro di una generazione che si muove in una città che chiede tutto e non restituisce niente, che esige velocità ma lascia immobili, che illude di poter arrivare ovunque ma alla fine sottrae anche la capacità di desiderare. È un disco che osserva l’umanità dietro i neon, le notti insonni dietro le vetrine illuminate, l’eco di passi solitari su marciapiedi affollati.
METROPOLI è un viaggio autentico dentro il vuoto urbano, dentro la stanchezza emotiva. Un disco che parla di chi si sente invisibile nella folla, di chi vive nell’attesa di qualcosa che forse non arriva mai.
Il singolo estratto è Americana, il brano che vuole lasciarci l’idea di una parentesi tra la quotidianità che giornalmente ci annichilisce e ci lascia in balia di una routine che pian piano ci spegne: una parentesi che risuona come un tuono pronto a farci tornare con i piedi per terra e con un nuovo spirito di ripresa. Sound anni ’80 rinnovato, voce avvolgente che sa di R&B.
L’interpretazione viscerale, capace di oscillare tra il sussurro e l’urlo emotivo. Un viaggio urbano tra vicoli e strade a quattro corsie, tra le luci e le ombre delle grandi città che ci ingoiano, rendendoci anonimi, come numeri.

Lo abbiamo intervistato, affascinati dal suo mood fumoso e urbano.
• Quali sono gli ascolti che pensi ti abbiano più formato nel tuo percorso musicale? C’è qualcosa che, ascoltandoti oggi, non diremmo mai?
Sicuramente ci sono state molte “voci” che mi hanno colpito e influenzato nel tempo, da Christina Aguilera, a Rag’n’bone Man a Freddie Mercury. Però mediamente io rimango più colpito dal progetto sonoro e all’atmosfera che riescono a crearmi attorno mentre ascolto una brano o meglio un album. Sicuramente gli Imagine Dragons sono da sempre un ottima ispirazione a 360°, così come le atmosfere cupe di Woodkid. In Italia sono sempre molto affascinato dai lavori di produzione di MACE e Dardust, così come dal percorso artistico di Venerus e Cosmo.
• A che città fa riferimento “Metropoli”, può riferirsi a Milano?
Metropoli è la mia città interiore, un micro cosmo capace di stupire e spaventare allo stesso tempo. Se dovessimo dargli una forma fisica probabilmente sarebbe molto più simile a New York che a Milano, dove ci sono le attrazioni principali, il lustro patinato della fifth avenue, la bellezza della statua della libertà, le luci delle insegne di Times Square che riflettono sul bagnato, i locali etnici di China Town, la sconfinata meraviglia di Central Park; ma anche la metropolitana degradata, lo smog, i vicoli oscuri in periferia, il degrado di Coney Island, i grattacieli imponenti e soffocanti della financial street.
• Hai iniziato il tuo percorso come cantautore a quasi trent’anni. Ti senti mai in ritardo rispetto agli altri? Senti di aver perso tempo?
Sicuramente mi sento un po in ritardo, non verso gli altri in particolare ma verso me stesso. Scoprire a quasi 30anni che vuoi fare questo, senza aver nessun background musicale di alcun genere alle spalle, sicuramente non è semplice. La mia grossa fortuna è che quando ho capito di volerlo fare, sono partito come un treno su focalizzare i vari aspetti del progetto. C’è molto ancora da imparare e da conoscere, ma sono comunque molto contento di questo primo percorso.
• Riesci a districarti facilmente dalle dinamiche di algoritmi e numeri sui social? Da cosa riesci a capire se un brano è andato bene o male?
Qualcosina riesco a comprenderla, ma non è mai facile leggere i metadati per poi fare delle previsioni, anche perchè parliamo comunque di “arte”, con molte variabili emotive, di sound, di scrittura. Ogni pezzo è una storia a se, a meno che tu non faccia qualcosa con il solo scopo di vendita, ma questo è una altro discorso.
• Quale domanda avremmo assolutamente dovuto farti e invece non ti abbiamo fatto? Quale invece la risposta?
Probabilmente una domanda sul cibo, che ahimè è centrale nella mia vita. Io sono un gran goloso, specialmente di piatti “salati”. Per me una Carbonara fatta bene vale anche molti km di guida pur di poterla assaporare. Quindi, la domanda poteva essere “Qual’è il tuo piatto preferito?” E la risposta sarebbe stata, con la bontà di mezza italia che potrebbe odiare la mia risposta: “La Carbonara, ma con il parmigiano, non col pecorino”: ci tengo a precisare che non si tratta minimamente di autolesionismo verso il popolo italico, ma sfortunatamente sono allergico a tutti i formaggi stagionati, eccetto il grana/parmigiano.