Interview: Colin Clegg

A volte il talento rimane inosservato, passa silente, per pochi, noi invece vogliamo mostrarvelo, farvi emozionare e farvi conoscere il cantautore Italo Scozze Colin-Clegg che da pochissimo ha pubblicato il suo nuovo disco. Ecco a voi il risultato del nostro scambio di domande! Buona lettura!

Ciao Colin benvenuto, abbiamo ricevuto il tuo disco in anteprima e volevamo subito chiedere di raccontarti un po’ di te, come nasce la tua storia?

La mia è una storia di un ragazzo che ha sempre voluto esplorare il mondo, ho sviluppato una certa adattabilità a vari climi e vari paesi fin da piccolo, il che mi ha reso, forse, cittadino del mondo. La mancanza di stabilità, di radici in un certo senso, credo sia stata determinante per il mio percorso umano e artistico, quel voler tornare a casa senza essere pero’ veramente sicuro di dove si trovi ‘casa’. Da ‘grande’, poi, il lavoro mi ha portato in altrettanti e sempre diversi posti. Oggi abito nel Principato di Monaco, ma viaggio tantissimo per affari. Una vita stupenda che pero’, ho specificato ai miei datori di lavoro, deve poter prevedere la possibilità di passare i weekend con mio figlio.

Hai vissuto per il mondo e sicuramente hai vissuto tantissime esperienze diverse, se dovessi collocarti geograficamente dove ti vedresti maggiormente? (Musicalmente parlando)

Musicalmente parlando, non si scappa: Scozia e Irlanda per quanto riguarda il lato piu’ folk / cantautorale, e il Regno Unito del britpop per quanto riguarda l’attitudine e le schitarrate rock. Gli Oasis, piaccia o no, sono stati la voce di almeno un paio di generazioni, e mi ritengo fortunatissimo che una di queste sia la mia.

Raccontaci del tuo ultimo disco, cosa lo caratterizza maggiormente? Ci sono differenze sostanziali degli scorsi lavori?

Come nel precedente THE CROW BAY CICADAS, ho suonato ogni strumento, ad eccezione di qualche percussione e seconda voce di mio figlio, di 7 anni, col quale è stato bellissimo condividere questa esperienza. Rispetto ai lavori precedenti, ci sono parti di tastiere, soprattutto mellotron, che ho inserito in almeno 4-5 pezzi, dopo aver acquistato un sintetizzatore, strumento del quale avevo sempre diffidato in passato. Ma devo dire che, se calibrato e se usato in maniera non invadente, si sposa benissimo con le mie canzoni, che tendono sempre ad essere melodiche e malinconiche. Poi ci sono un paio di pezzi anche piu’ rock’n’roll, in particolare non avrei mai pensato di scrivere un pezzo come ABYSS, che apre l’album, che è scanzonato e sfrontato con tatto di ‘fuck you’ nel mezzo del ritornello. Diciamo che, come mi hanno detto un paio di amici, con questo disco pare mi sia tolto alcuni pesi dalle spalle. Per me, scrivendolo e suonandolo, non sembrava cosi’, ma la musica ha un modo di raccontarti cose di te che neanche sai.

Come nasce una tua canzone? Cosa t’ispira maggiormente?

La bellezza e, in un certo senso, la casualità delle cose. Quanto, in poche parole, le cose che ci capitano, belle e brutte, siano spesso frutto di grandissime serie di coincidenze. Piu’ nel concreto, mi piace che alcuni dei miei pezzi parlino alle persone che, direttamente o indirettamente, ne diventano protagoniste. In questo disco, ci sono anche un paio di pezzi veramente ‘anziani’ (ON LEAVING, KELLY GREEN SHIRT, A BOTTLE OF GIN) che, mai registrati prima e rivisti sotto la lente dell’esperienza, sono venuti fuori in maniera prepotente.

Cosa ti aspetti dalla tua carriera musicale ad oggi in un panorama profondamente instabile?

Non mi aspetto nulla. Il grande De Andrè diceva che le canzoni non dovrebbero essere scritte ‘per pagare le bollette’. Io sono un privilegiato, in quanto faccio un lavoro che mi permette di vivere bene. Sono serio, anzi serissimo, riguardo alla mia passione per scrivere canzoni, produrle e, magari, portarle anche in giro in qualche locale. Ma il panorama, come dici giustamente, è disastrato. Il mainstream è per il 90 per cento inascoltabile e l’underground interessa veramente a pochi. Cio’ non mi impedirà di continuare a fare musica, fosse anche per suonare di fronte a 10 persone, o anche per me stesso.

Progetti futuri?

Ho ancora un paio di album di inediti in canna, inoltre vorrei ri-registrare un album che produssi durante il lockdown con attrezzature veramente limitate. L’album si chiama VARAZZE, dal nome del paese nel quale appunto ho passato il lockdown, ma trovo che la versione che è stata pubblicata non renda giustizia ai pezzi, dunque mi premurero’ di rifarli da capo a piedi appena possibile. E poi sto pensando di fare qualche data in autunno. Ripeto, sempre meglio suonare per 5 persone interessate, che per centinaia che si fanno l’aperitivo e ti percepiscono come il sottofondo musicale.

https://www.facebook.com/colincleggsolo
https://open.spotify.com/album/53mRvhaxjs7XSONb6wmUhv?si=y_E8WgnoRy2QaEtYWiAz7g

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *