Interview: Calvino

Calvino (il progetto musicale di Niccolò Lavelli) torna finalmente per rimetterci in discussione, per proporre un punto di vista diverso da ciò che nel nostro quotidiano è prevedibile: un nuovo filtro sulla realtà,  un vero e proprio percorso di psicanalisi musicale.

Saturno è il nuovo singolo disponibile da venerdì 13 novembre 2020 (il brano, che segue il più quieto Che Male C’è, pubblicato a fine ottobre), un secondo capitolo che segna il ritorno di uno dei progetti più promettenti della scena underground di Milano. Un brano che suona come il ritorno sulla Terra dopo un viaggio interstellare, da Saturno a casa, come a volerci raccontare dov’era effettivamente finito Calvino, prima del suo ritorno sulle scene musicali. Un nuovo inizio con l’obiettivo di fare proprio questo: introdurci in un mondo con altre leggi e creature, punti di vista diversi e un’energia tutta nuova.

Calvino è tornato. Che cosa ti è successo nel frattempo?

Di tutto! Sono capitate cose così importanti che non saprei da dove iniziare e non saprei nemmeno se sono così interessanti per chi non mi conosce personalmente. Quello che però mi sento di dire è che questi brani sono stati testimoni di alcuni cambiamenti per me fondamentali. La lavorazione è durata almeno due anni, è stata molto lunga e approfondita. Ha coinciso proprio con il salto tra una parte della mia vita caotica e anche un po’ cupa e una parte più solare e fiduciosa. Credo che queste canzoni abbiano esorcizzato diverse parti di me che mi tenevano bloccato. E’ stato un percorso di formazione personale.

Pensi che il mercato musicale sia cambiato, dal tuo ultimo album?

Tantissimo. Quando siamo usciti con Gli Elefanti nel 2015 esistevano ancora i videoclip, i social erano completamente diversi, le playlist non avevano l’impatto che hanno oggi, la musica indipendente era in piena trasformazione.

Ma che poi, Calvino è una band? Chi sono i tuoi compagni?

Calvino è più un immaginario a cui mi piace ispirarmi per creare le canzoni. Nelle sue diverse evoluzioni ho avuto la fortuna di lavorare con diversi musicisti, con diverse etichette e diversi produttori. Tutto questo mi ha permesso di capire sempre meglio quali fossero le mie caratteristiche e il mio modo di fare musica. Dal primo Ep con la collaborazione di Federico Bortoletto del Blend Noise Studio e Paolo Perego, passando a Gli Elefanti con la conoscenza di Marco Giacomini, Tommaso Spinelli e Federico Branca che hanno fatto tutto il tour con me, fino alla produzione di Fabio Grande e la conoscenza con Nufabric Records per queste ultime canzoni.

In questo percorso ci sono tuttavia persone che in questo immaginario si sono fermate e hanno contribuito fortemente al suo sviluppo. Tommaso e Marco sono stati la mia spalla anche nella produzione di questi nuovi brani, da musicisti si sono trasformati in membri stabili del progetto. Sono i miei compagni e il processo creativo di queste canzoni è anche merito loro.

Tornare nel 2020, un anno decisamente particolare. Un caso?

Una maledizione! Scherzi a parte, i brani sono stati scritti due anni fa. La loro lavorazione ha poi preso diverso tempo, abbiamo voluto lavorare molto sulla strada e le sonorità da esplorare. Quando poi finalmente siamo stati pronti ecco il 2020.

Quello che abbiamo pensato però è questo: quale modo migliore per evadere se non un racconto di un viaggio surreale e bizzarro? Un delirio che ci possiamo concedere per poter in qualche modo vedere la luce in fondo al tunnel.

Quali sono le tue influenze musicali, qualcosa che non ci aspetteremmo?

Le influenze dell’infanzia e della prima adolescenza con cui mi sono formato sono in parte di musica classica, jazz e ovviamente tutta la scuola del cantautorato italiano.

Poi c’è stata una lunga parentesi di punk rock. Dopo di che mi è difficile riassumere tutti i dischi che mi hanno colpito e che mi hanno aperto la mente. Posso dire forse uno degli ultimi concerti che in un periodo come questo continua a tornarmi in testa: Michael Kiwanuka. Qualcosa di incredibile.

Qual è la domanda che avrei assolutamente dovuto farti ma che non ti ho fatto?

Sei felice di come sono uscite queste canzoni? Si, davvero tanto, e non vedo l’ora di suonarle dal vivo.

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