Interview – Beatrice Pucci
É uscito giovedì 23 marzo 2023 su tutte le piattaforme digitali “Solo il tempo“, il nuovo singolo della cantautrice Beatrice Pucci, un nuovo capitolo che anticipa l’album “Indietro” di prossima uscita. Il brano unisce innovazione e tradizione, una solida base folk e melodie e strutture alternative le cui svolte non sono prevedibili. A Beatrice sta a cuore la musica suonata e la sensazione di “realtà” che è nello strumento, infatti l’uso della chitarra acustica è imprescindibile nel sound. I temi al centro del brano: la nostalgia, il desiderio e l’amore, o forse un caleidoscopio di emozione che sta all’ascoltatore interpretare.
Noi dovevamo conoscerla meglio, e le abbiamo fatto qualche domanda di rito, a partire dalle sue influenze musicale. Ecco com’è andata!
1. Quali sono le tue influenze musicali? C’è qualcosa che non ci aspetteremmo mai?
Ciao indieroccia, non mi pongo limiti per quanto riguarda le influenze musicali, sono più selettiva per quanto riguarda i testi. In quel caso ho proprio delle preferenze, tendo a preferire linguaggi poetici e un po’ meno i brani con citazioni pop o derivate da mondi con canoni estetici troppo consolidati, mi viene da pensare al linguaggio della trap o ai luoghi comuni del rap. Qualcosa che non vi aspettereste invece, non saprei, ultimamente sono tornata ai miei gusti da 15enne, mi piacciono molto le canzoni di Taylor Swift, quelle sono sempre state una costante, la considero la regina delle break-up songs, e amo particolarmente il gossip se fatto bene.
2. Quali sono le difficoltà dell’avere un progetto musicale solista? C’è qualcosa di cui davvero non ti piace occuparti?
La scelta di un progetto solista forse riflette il bisogno di mantenere un focus specifico nella mia mente su specifiche idee musicali senza influenze esterne, fare tutto da soli è stressante ma è sempre una cosa appagante, è inevitabile lo stress e pentirsi delle scelte fatte sul mixbus (chi fa mix condividerà con me la sofferenza) ma in ogni modo la musica resta una cosa soddisfacente. Ora non mi viene in mente una cosa di cui non mi piace occuparmi, in generale il fatto dover stare tanto tempo al telefono/pc/mail per coordinare il lato più “amministrativo” del progetto, sono cose che possono impiegare molto tempo e energia.
3. Ti senti mai sopraffatta dalle troppe uscite settimanali? Come si può emergere da indipendente?
Cerco di non sentire troppa musica, infatti la settimana di sanremo sono scappata. Non per snobismo o altro ma perché poi per settimane la mia mente mi avrebbe riproposto quelle melodie e questa cosa non fa bene se uno scrive/compone. Per questo motivo ho evitato. Come si emerge da indipendente? Non so, bisogna vedere che significa.
Cerco di vivere la cosa dell’emergere con raziocinio, domandandomi se la questione dell’emergere non sia altro che un concetto creato per mettere solo competizione tra artisti. Se per emergere s’intende creare uno spazio con un proprio pubblico reale a cui sta a cuore la musica che fai allora è il tipo di modo in cui desidero emergere.
4. Spesso chiediamo come nascono i pezzi, ma oggi vorremmo chiederti dove. C’è un luogo che favorisce l’ispirazione per te?
Mi ispirano gli spazi ampi e camminare all’aperto, ovunque va bene.
5. Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e invece non ti ho fatto? Quale invece la risposta?
Una qualsiasi domanda su chitarre o strumenti musicali. La mia risposta sarebbe stata lunga chilometri perché potrei parlarne per ore. Ciao indieroccia e grazie!