Interview: Avarello

Ad una manciata di mesi dal suo esordio discografico con Revubs Dischi, Avarello torna con un brano che sa di filosofia e saggezza popolare; abbiamo fatto qualche domanda al cantautore siciliano su “Indigestione” e “Preferirei rallentare”, il suo ultimo singolo disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 18.12.2020:

Ciao Giuseppe, come sempre abbiamo a cuore la salute dei nostri artisti; come stai, all’alba del tuo ritorno per Revubs Dischi?

Un saluto a voi. Nonostante la pandemia globale e le giornate al limite dello sclero, sono abbastanza emozionato per l’uscita di questo secondo brano.

Ti abbiamo lasciato a settembre con il tuo esordio “Indigestione”, che sembrava già avere le idee chiare sul futuro della tua musica. Ora, a tre mesi dal battesimo, ti va di tirare con noi le somme (parziali) di come sta andando il progetto Avarello?

Il progetto Avarello è nato circa 23 anni fa: fino ad ora nessuna denuncia o arresto, niente droghe pesanti, tante bugie, strambe relazioni e qualche sbronza di troppo che, a parte l’ansia che mi divora l’indomani, poi devo dire che ci sta tutta. “Indigestione” coincide con la fine del mio liceo, un periodo roseo; da lì in poi è stato un susseguirsi di situazioni che mi hanno portato a chiedermi del rapporto che ho con me stesso e con gli altri: ho messo in dubbio e distrutto ogni cosa, ho tenuto quello che mi piaceva e ho dovuto ricostruirmi, in un certo senso… Detto questo, io non so come sta andando Avarello, non so se andrà di moda, se sarà seguito o meno, arrivato a questo punto cerco di non chiedermelo nemmeno. Con questi brani mi racconto, interessante o non interessante ch’io sia. So solo che mi piace maledettamente e non mi fermerò di certo.

Cosa serve, oggi, per fare musica? Quali sono gli attributi necessari di un cantautore, secondo te?

Devi essere bello, nominare qualche roba da bere, e fare le foto pazze!

Parliamo di “Preferirei rallentare”, come nasce e di cosa parla il brano?

Il mondo che va avanti a suon di kilometri ed io che mi perdo nel capire e dare a forma a quello che provo e sento. I miei vent’anni son stati questo: lasciare la mia casa, il mio posto al sole tranquillo e ritrovarmi a fare il vigilante in una gigante Milano… E poi la musica, l’Università, futuro, crisi, stabilità, famiglia, il tempo, realizzarsi, essere felice, positivi, soldi, amore, affitto, mutuo, successo, ansia, la morale, giusto, sbagliato, depressione, paranoie, responsabilità. Ho cambiato un bel po’ di lavori e probabilmente ne cambierò di altri perché, purtroppo, solo di musica non si riesce a vivere per il momento. Quando è nato questo brano ero nelle vesti di “agente di commercio”; mi sentivo un reduce di guerra, senza un attimo di “serenità”: mi stava letteralmente esplodendo il cervello. “Preferirei rallentare” è nata così, una mattina di novembre mentre portavo a passaggio il cane. Se non fossimo troppo impegnati a seguire la prassi di come vanno le cose, senza riuscire mai a fermarsi per guadarsi seriamente dentro e capire di cosa realmente abbiamo bisogno, senza essere in qualche modo risucchiato dal capitale

Ogni tua canzone sembra essere spunto per riflessioni a tutto tondo, che non si limitano allo spazio di un brano. Quali sono le cose che più influenzano la tua scrittura e sopratutto, quando capisci di aver scritto “il pezzo giusto”?

Mi influenza un po tutto, la musica, i libri iniziati e mai finiti, i film, una passeggiata, qualche discorso con gli amici e quelli con totali sconosciuti.
Non so se sia il pezzo giusto, se mi piace lo tengo se non mi piace vedo di cambiarlo. Ma non ho ancora trovato la mia formula. Non esiste una regola precisa, vivo di sensazioni, quando sento che è la canzone giusta lo sento e basta, e quel momento mi piace.

Regalaci una previsione sul futuro immediato di Avarello.

Futuro immediato? Niente futuro immediato, solo presente. Ci si prova… Spero di riprendere i live, voglio sonà!

Salutaci con un proverbio delle tue parti.

Un grosso abbraccio a tutti, vi lascio con questo….
U surci ci dissi a miennula, tiempu ma dari ma ti pierciu”.

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