Interview: Arianna Poli
Arianna Poli è una giovanissima songwriter di Ferrara: dopo aver militato in un gruppo durante gli anni del liceo, la musicista estense ha iniziato la sua carriera solista inizialmente caricando cover su Youtube e in seguito registrando, insieme al fonico dello studio Sonika di Ferrara, Samuele Grandi, le sue canzoni personali. Il primo episodio della sua carriera è stato Ruggine, l’EP uscito nell’estate del 2018, che l’ha portata, sempre insieme a Grandi, a suonare in giro per tutta la penisola e poche settimane fa è uscito anche un altro lavoro sulla breve distanza, Grovigli, in attesa di un album, su cui la Poli ha già iniziato a lavorare. Noi di Indie-Roccia.it abbiamo contattato Arianna al telefono pochi giorni fa per farci raccontare del suo progetto, dei suoi due EP, del suo futuro, ma anche della dirette Facebook e Instagram di questi giorni, della sua passione per la Formula 1 e del suo importante impegno in politica. Ecco cosa ci ha detto:
Ciao Arianna, benvenuta sulle pagine di Indie-roccia.it. Per iniziare puoi fare una piccola introduzione del tuo progetto?
Arianna Poli sembra il nome di un singolo, ma in realtà siamo in due. E’ un progetto nato nel 2017. Io frequentavo molto assiduamente con il mio vecchio gruppo la sala prove di Ferrara che si chiama Sonika. Lì c’è anche uno studio di registrazione, che è proprio vicino alla sala prove. Un giorno il fonico, Samuele Grandi, mi manda un messaggio, dicendo che gli piaceva quello che facevo con il gruppo, ma proponendomi anche di fare qualcosa da sola, come registrare chitarra e voce. Ho accettato e allora ci siamo accordati per registrare qualcosa la settimana successiva. Non avevo alcuna canzone pronta e allora ho scritto due pezzi, Non Ti Conosco, che è sul mio primo EP, Ruggine, e Ryanair, che è uscito la settimana scorsa sul nuovo EP, Grovigli. Le abbiamo registrate, ma poi, per alcuni mesi le abbiamo accantonate, perché ero impegnata con la scuola e altre cose. Quando abbiamo ripreso abbiamo deciso di scrivere altre canzoni e devo ammettere che le registrazioni sono durate parecchio visto che era la mia prima esperienza e non sapevo bene come funzionassero le cose. Lui ovviamente ha seguito i miei ritmi. Quando abbiamo finito il disco (Ruggine), l’abbiamo stampato e abbiamo iniziato ad andare in giro a suonarlo. Dal luglio 2018 fino allo scorso dicembre lo abbiamo portato in giro in quasi tutta Italia. Abbiamo fatto tutto con le nostre forze, perché non abbiamo un’etichetta, un booking o un ufficio stampa, quindi abbiamo dovuto mandare tante mail per trovare posti in cui suonare. Abbiamo fatto circa una sessantina di concerti e non ce lo aspettavamo. E’ stata una bella esperienza, Ci siamo ritrovati all’interno di questa esperienza che non ci aspettavamo, visto che è nata in maniera del tutto casuale. Adesso è uscito Grovigli e vedremo cosa succederà in futuro.
Parlando del tour, ti posso chiedere se questa nuova esperienza di andare in giro, vedere nuovi ambienti e incontrare nuove persone ti puo’ avere influenzato a livello di songwriting?
Assolutamente sì. Parlerei di un’influenza più personale. Sono sempre stata molto timida, piuttosto chiusa e impaurita dalle situazioni nuove, quindi, quando mi si era palesata l’idea di andare via anche per dei giorni, ero un po’ spaventata. Invece ho scoperto che mi piace vedere luoghi nuovi e conoscere persone nuove perché mi sono resa conto che è qualcosa che ti arricchisce tantissimo. In questi mesi di concerti abbiamo conosciuto delle persone che ancora oggi continuiamo a sentire, sia a livello musicale che non. Ci sono persone con cui siamo rimasti amici e ci sentiamo periodicamente. Poi ho avuto l’occasione di vedere tanti nuovi posti che non conoscevo: per esempio non ero mai stata nelle Marche e adesso vi abbiamo suonato ben tre volte. E’ qualcosa che ti fa crescere a 360°.
Parlando dei locali in cui ti sei trovata bene, in questi giorni, in cui tutti siamo a casa, stai facendo numerosi live su Instagram e Facebook, appoggiandoti spesso alle pagine di una qualche venue o di una qualche associazione. Come ti trovi a fare questi live da casa? Credi che sia un modo piacevole per passare un po’ di tempo in queste giornate che non sembrano finire mai?
Intanto ci tenevo a dire che, quello che sta accadendo qui in Italia con tutti questi live-streaming e rassegne organizzate tra artisti e locali e associazioni è qualcosa di estremamente bello e solidale. La situazione è molto critica e credo che sia importante farsi coraggio a vicenda. All’inizio ero un po’ spaventata perché non avevo mai fatto dirette sui social network. Parlare davanti a uno schermo con un’interazione minima da parte di chi ti sta guardando, mi aveva resa un po’ titubante e non sapevo se sarei stata capace di gestire la cosa. Alla fine ho scoperto che è estremamente divertente e mi piace. Non posso negare che stare in casa sempre mi deprime un po’.
Poco fa mi stavi raccontando come è nato il tuo nuovo progetto e l’EP Ruggine. Hai iniziato mettendo su Youtube le cover di altre persone, mentre ora scrivi le tue canzoni. Come è stato il passo tra le cover in cameretta e le tue canzoni da registrare in studio? Quanto è stato pesante o quanto è stato diverso, basandoti su quello che hai vissuto tu?
Devo dire che è stato strano. All’inizio postavo delle cover su Youtube, ma allo stesso tempo avevo un gruppo al liceo con cui facevamo indie-rock e scrivevamo dei pezzi in inglese. Quando ho iniziato a scrivere e a cantare in italiano mi sono sentita molto imbarazzata perché spesso in inglese il pubblico non capisce al 100% ciò che stai dicendo, mentre nel momento in cui ti metti a parlare, cantare o esprimere qualcosa di molto personale, come faccio io nei miei testi, in italiano è ovvio che colga tutte le parole e ciò mi metteva molto in soggezione, ma alla fine ce l’ho fatta. Come dicevo prima sono molto timida e introversa e quindi, quando devo raccontare qualcosa di mio, faccio un po’ fatica, però mi sono resa conto che scrivere canzoni è proprio un atto liberatorio. Sono arrivata a un punto in cui se ho qualcosa lo devo per forza scrivere, anche se non necessariamente in una canzone. Mi è sempre piaciuto mettere giù i miei pensieri e riuscire a fare ordine in testa attraverso la scrittura. Ho scoperto che è uno strumento essenziale per me, quindi sono felice di essere in grado di farlo.
Potrebbe quindi essere una sorta di diario o qualcosa di simile?
Sì, assolutamente, anche perché quello che scrivo nelle mie canzoni è ciò che mi succede nella vita. Non credo di aver scritto pezzi su cose che non mi riguardano direttamente, anche perché mi viene molto più facile parlare di me. Come diceva Nanni Moretti: “Io non parlo di cose che non conosco.” Sono sicura di quello che scrivo perché sono cose mie e nessuno puo’ venirmi a dire che non sono vere, anche se ciò ha i suoi limiti, nel senso che devo riuscire a dare giustizia a quello che mi succede, perché non voglio che risulti banale. E’ un processo complicato anche se sono cose che riguardano me, quindi mi serve un po’ di tempo per scriverle.
La tua ispirazione ti viene dunque da ciò che ti succede e da quello che vedi intorno a te?
Assolutamente sì. Tutti i testi di Ruggine avevano riferimenti molto espliciti. Erano racconti di esperienze avute in quel periodo. Quelle canzoni le ho scritte quasi tutte tra la quarta e la quinta liceo. Ovviamente alcune cose sono state parafrasate. Io mi guardo intorno – e anche dentro molto spesso – e poi scrivo.
Molto spesso, quando collaboro con Indie-roccia.it, mi capita di scrivere di artisti della nostra regione: mi riferisco a gente come Her Skin, Sleap-e, i Baseball Gregg, Setti. Credo che all’interno di molti degli artisti emiliano-romagnoli si possa trovare una certa sensazione poetica che poi ognuno ha il suo modo diverso di esprimerlo, anche a livello sonoro, non solo a livello di scrittura. Inoltre sento anche un gusto dolce-amaro, una sorta di malinconia. Ti posso chiedere se sei d’accordo? Credi che l’ambiente che ci circonda possa avere influenzato questa cosa?
Credo che tu abbia ragione, l’Emilia, con la sua pianura, la nebbia, le campagne, è piena di luoghi molto poetici e molto introspettivi. Se capita, mi piace stare in mezzo al nulla, stare lì e semplicemente guardare cosa c’è. Molto spesso sono luoghi molto belli e credo di essere parecchio influenzata dai posti in cui vivo e che frequento. Sono nata, ho sempre vissuto e abito a Ferrara ed è un luogo che sento mio e che mi aiuta nella scrittura e mi influenza. Molti miei amici, anche più grandi, pur apprezzandola, la disdegnano un po’, mentre io, pur avendo solo venti anni, provo già da qualche tempo un sentimento fortissimo per la mia città, come se mi stesse dando tantissimo e vorrei in qualche modo ricambiare. Ogni tanto la inserisco nelle mie canzoni e nei miei discorsi perché le voglio bene. Mi sento di dovere molto a questa città e le sono molto affezionata. In generale l’Emilia mi piace. Anche Vasco (Brondi) di Le Luci Della Centrale Elettrica, che è di Ferrara, è un altro molto affezionato ai nostri luoghi e ne parla sempre.
Grazie Arianna. Parlando proprio dell’Emilia-Romagna, credo che siamo ancora abbastanza fortunati perché ci sono parecchi locali in cui poter suonare, degli studi, delle sale prove, delle associazioni culturali che organizzano eventi. Penso che sia qualcosa di importante per stimolare la gente che vuole entrare ora nella musica o che ci è appena entrata. Per quello che sento, anche da altri amici e colleghi, in altre regioni c’è molto meno se non quasi nulla, quindi ci possiamo ritenere davvero fortunati. Che cosa ne pensi?
Noi in Emilia-Romagna abbiamo suonato tanto, sia perché é vicino e quindi comodo, anche se questa cosa non è scontata. Abbiamo notato che è una regione molto aperta, ci sono tante associazioni, tanti circoli, tante realtà che lavorano duro perché ci tengono proprio, senza per forza volerci ricavare qualcosa. anche solo per passione e per dare spazio agli emergenti. Mi fa molto piacere che ciò accada e che sia proprio nella mia regione. Abbiamo partecipato a progetti a livello regionale che davano spazio ad artisti più piccoli e quindi questo mi fa molto piacere. Abbiamo suonato in molti luoghi dell’Emilia-Romagna e ciò mi ha resa molto felice perché ho notato che sono tutti posti accoglienti, dove le persone lo fanno perché vogliono bene alla causa.
Suonare al Ferrara Sotto Le Stelle sarebbe un tuo sogno?
Sarebbe molto bello. Sono molto felice che un paio di settimane fa ho fatto la diretta sul profilo di Ferrara Sotto Le Stelle. Mi ha contattato la presidente dell’ARCI di Ferrara e per me è stato fantastico. Ho anche conosciuto Corrado Nuccini, che da quest’anno è direttore di Ferrara Sotto Le Stelle. Mi ha fatto davvero piacere essere stata considerata. Poi vedremo che cosa succederà, ma intanto mi fa piacere aver raggiunto questo piccolo traguardo.
Parlando del tuo nuovo EP, Grovigli, uscito pochi giorni fa, hai riproposto Finché Esisto in una nuova versione chitarra e voce più simile al suo aspetto live. E’ stato questo il principale motivo per cui hai deciso di rifarla? Posso chiederti come mai hai deciso di rifare proprio questa canzone piuttosto che un’altra?
Questo è un brano anomalo da molti punti di vista. Come ho raccontato anche in qualche diretta, la scrittura procede per stadi: di solito scrivo chitarra e voce poi la faccio sentire a Samuele e insieme cerchiamo un arrangiamento, la registriamo e decidiamo che tipo di produzione fare a seconda del pezzo. Per questo, invece, è stato diverso: io avevo un testo e un giorno Samuele mi ha mandato una traccia audio di quattro minuti che aveva preparato, chiedendomi se riuscivo a utilizzarla. Vi ho messo sopra il mio testo ed è diventanta Finché Esisto, ma lo strumento principale era il sintetizzatore. Non l’ho suonata live per parecchio tempo perché non sapevo come riprodurre con la chitarra la stessa canzone in modo diverso, ma che suonasse nella stessa maniera. Quando finalmente ci sono riuscita, abbiamo iniziato a farla dal vivo e pian piano mi sono accorta che la Finché Esisto che facevamo live chitarra e voce con l’effettistica di Samuele comunicava molto di più rispetto alla sua versione con tanti strumenti che avevamo fatto all’inizio. Ovviamente mi piace molto anche la vecchia versione, ma questa la sento molto più mia. Avevamo già pensato tempo fa di registrarla di nuovo e, quando è arrivata l’occasione di inserirla in un EP, ovviamente è stata la nostra prima scelta. Volevamo fare questo EP che fosse un po’ più sulle note del tour con questo fil rouge che cerca di connettere tutto, quindi il denominatore comune doveva essere Finché Esisto perché é proprio l’emblema di come il lavoro nato da Ruggine si sia trasformato e sia diventato qualcosa che è simile, ma è comunque maturato. Io e Samuele abbiamo imparato a conoscerci meglio a livello di suoni, è stato un percorso comune e un lavoro che abbiamo fatto insieme. Di solito sono piuttosto critica su quel che faccio, ma questa mi piace molto e sono contenta del risultato.
Ryanair mi dicevi poco fa che è stata una delle prime canzoni che hai scritto, ma in realtà non è mai stata pubblicata ufficialmente fino a qualche giorno fa, quando è uscito Grovigli. Ci puoi raccontare qualcosa di più riguardo a questa canzone?
Ryanair, insieme a Non Ti Conosco, è stata una delle prime canzoni che ho scritto proprio perché dovevo registrarle e quindi dovevo far vedere che avevo dei pezzi. E’ rimasta un po’ accontanata per tanto tempo, anche perché non aveva un titolo ed è molto diversa dalle mie altre canzoni. L’altro giorno ho fatto un’intervista con una radio di Ferrara e l’intervistatrice mi ha fatto notare, che rispetto alle canzoni altre canzoni , che sono più cupe e tristi, Ryanair è differente, quasi allegra. Mentre andavamo in giro a suonare ogni tanto Samuele mi diceva di suonarla e alla fine ho ceduto e ho iniziato a metterla in scaletta ed effettivamente alle persone che ci ascoltavano piaceva. Varie persone, compreso degli amici, mi hanno chiesto di registrarla e allora l’abbiamo fatto ed è finita sul nuovo EP. Ci sembrava comunque un tassello mancante di tutto il percorso. Mi piace sempre dire che questo brano non ha avuto un titolo per molto tempo, poi un giorno, mentre suonavo qui in centro a Ferrara, ho chiesto, quasi per scherzare, se qualcuno me ne poteva suggerire uno. Questo ragazzo, che si chiama Davide, mi ha suggerito di chiamarla Ryanair e mi è piaciuto e da allora è rimasto quello e non ne ho più cercato un altro.
L’ultima traccia dell’EP è una cover di Le Luci Della Centrale Elettrica, un tuo concittadino e un musicista che tu stimi parecchio. E’ stata una scelta naturale provare a rifare una sua canzone?
Ho iniziato ad ascoltare Le Luci Della Centrale Elettrica a inizio liceo e mi hanno accompagnato per tutti e cinque gli anni e oltre, perché lo ascolto ancora molto spesso. Per ogni canzone ho un ricordo specifico. Mi stanno molto a cuore. Negli anni ho provato a suonare dei pezzi, ma sono fuori dalle mie corde, quindi ho sempre rinunciato. Quando siamo stati in tour in questi mesi e dicevamo di essere di Ferrara, ci chiedevano sempre se conoscevamo Le Luci Della Centrale Elettrica (ridiamo), quindi, per anticipare questa domanda, mi sono messa a fare Quando Tornerai Dall’Estero. Non so perché proprio questa, ma in realtà è una delle mie canzoni preferite di Vasco, anche se per me è difficile dire quale sia la mia canzone preferita di Le Luci perché ognuna ha un ricordo e un peso diverso. Questo è un brano a cui sono molto legata, quindi il pensiero di farlo mi piaceva. Abbiamo visto che funzionava e che alle persone piaceva, per cui abbiamo deciso di mettere anche questa in Grovigli. Sono molto felice del risultato, anche se sono sempre molto critica con me stessa e quando faccio le cover temo molto di sminuire il testo originale. Conosco personalmente l’artista, frequentando gli stessi luoghi – spesso lo incontro in biblioteca e scambiamo due chiacchiere – ed essendo lui anche piuttosto famoso, avevo un po’ di paura. Alla fine l’abbiamo fatta e glielo avevo anche anticipato. Mi sembrava poco educato non dirglielo. L’ha ascoltata e mi ha detto che gli è piaciuta molto e che lo aveva emozionato sentire una sua canzone cantata da un’altra persona. Io ovviamente ero contentissima, anche perché ancora faccio fatica a distinguere il Vasco “persona” dal Vasco “Le Luci”. L’ho ringraziato felice da amica, ma anche da fan.
Finora abbiamo parlato dei tuoi primi due EP, ma ho sentito che sei al lavoro sul tuo primo album. Ti posso chiedere come stanno andando le cose? Hai già qualche idea? Durante le dirette nei giorni scorsi divevi anche che hai già qualche canzone scritta.
Sono stata mesi e mesi senza scrivere e ci sono stati anche dei momenti in cui ho pensato che non avrei più scritto. Ho avuto il blocco dello scrittore, ma poi a ottobre dello scorso anno ho ricominciato a scrivere. Come dicevo prima di testi ne ho sempre molti, perché ogni volta che ho qualcosa in mente la scrivo, che sia un testo, un pensiero o qualsiasi altra cosa. A ottobre mi sono decisa a scrivere queste canzoni e ne ho anche finite alcune. Per ora ce ne sono due o tre già pronte e altre ancora in fase di costruzione, ma poi mi sono bloccata di nuovo e quindi ho deciso di prendere le cose con calma. Ci voglio lavorare bene e ottenere un bel risultato, non voglio essere frettolosa, anche perché sono molto perfezionista in quello che faccio, non mi piace finire le canzoni e metterle subito fuori. Penso che sfrutteremo anche questo momento di blocco totale per pensarci su bene e poi lavorarci con calma, una volta che questa situazione sarà conclusa. Credo che questo momento potrà giovare alla scrittura perché questo particolare periodo storico è pieno di emozioni e stimoli nuovi a cui forse non siamo mai stati abituati. Credo che sia importante per ognuno di noi riuscire a capire e declinare queste emozioni nel nostro quotidiano e in quello che facciamo, quindi penso che nelle nuove canzoni potrebbe esserci un genere di emotività diverso perché credo che questa reclusione in casa stia lavorando da sola. Spero che, dopo questa quarantena forzata, esca qualcosa di bello.
Parlando di cose meno inerenti alla musica, cosa ci puoi raccontare della tua passione per la Formula 1? Che cosa ne pensi di questo campionato che avrà meno corse rispetto al solito a causa del Coronavirus?
Ho molta voglia di vedere le gare di Formula 1. Ovviamente sono d’accordo con questo blocco totale degli sport, tra cui anche il calcio, il rugby, la pallacanestro, ma devo dire che mi ha dato piuttosto fastidio che abbiano cancellato solo all’ultimo momento il Gran Premio di Australia. Hanno fatto trasferire tutti là e l’hanno annullato a meno di due ore dall’inizio delle prime prove. Credo che avrebbero potuto muoversi prima, hanno fatto una brutta figura. Come ha detto Hamilton, non hanno cancellato tutto, sperando fino all’ultimo, perché dietro ci sono davvero tanti interessi economici. Spostandoci dal discorso Formula 1, sto notando che, per alcuni, tutti i soldi del mondo sono più importanti del rispetto delle vite umane. Questa è una cosa che mi turba molto e spero vivamente che qualcuno se ne accorga perché questo circolo vizioso non porta da nessuna parte. Dopo tutto questo disastro che il virus sta portando – non solo in termine di morti, che è purtroppo inevitabile e tremendo, ma anche per tutto il corollario di conseguenze che ne stanno derivando – non so chi potrà avere il coraggio di tornare a vivere come faceva prima. Tutte le disparità socio-economiche, che già prima erano evidenti, adesso sono palpabili e si percepiscono. Non riesco a capire come certe persone che dovrebbero avere non dico le soluzioni, ma quantomento gli strumenti per poter arginare delle problematiche del genere, non facciano nulla a riguardo. Io purtroppo sono pessimista, ma temo che, una volta finito tutto, ci si dimenticherà le problematiche che si sono riscontrate in questi mesi. Non voglio fare dei discorsi politici, ma penso alla percentuale di famiglie che qui in Italia sono in povertà assoluta, che nel 2018 erano il 7% secondo i dati Istat: come fanno queste famiglie a vivere questa situazione di crisi, che non è solo sanitaria, ma anche economica, sociale, culturale? C’è una serie di interrogativi che in questi momenti mi sto ponendo e non so davvero dove cercare le risposte: mi chiedo se effettivamente qualcuno ai piani alti ci stia pensando perché é comodo dire: “State a casa”, ma chi non ha una casa… Spero che una qualche lampadina rimanga accesa anche dopo la crisi. Se dovessimo tornare alla normalità come era prima del virus, allora non c’è veramente speranza di cambiamento. Credo che non si possa non fare fronte a una serie di questioni che stanno emergendo in questi giorni. Speriamo bene.
Sì, hai ragione. Ho visto che sei stata candidata in una lista civica alle ultime elezioni comunali a Ferrara. Da quello che leggo sui tuoi canali social, sei parecchio impegnata e hai le idee chiare e devo dire che questo mi fa molto piacere perché credo che non sia assolutamente scontato, vista anche la tua giovane età. Ti faccio i complimenti. E’ un discorso che ti piacerebbe proseguire, magari anche solo per essere uno “strumento” per portare certe problematiche agli occhi di più persone?
Sì, assolutamente. Anche nel mio piccolo proseguo quotidianamente il mio impegno politico. Ho iniziato al liceo con i sindacati studenteschi e ho proseguito con questa partecipazione alla lista civica e a oggi continuo ancora. Sono stata impegnata anche per le elezioni regionali in maniera più o meno diretta – lì ho solo aiutato durante la campagna elettorale. E’ qualcosa che faccio perché ci credo veramente tanto. Mi sento anche in questi giorni con i candidati delle scorse elezioni e comunque con il nostro gruppo su piattaforme online e facciamo delle videoconferenze. E’ qualcosa che non hai mai tempo di smettere di fare e io proseguo perché ci credo. Non ho grandi ambizioni, ma è qualcosa che faccio senza un fine. Mi piacerebbe – insieme ad altri – riuscire a smuovere qualcosa.
Grazie Arianna. Tornando alla musica, invece, ho visto che recentemente hai fatto una playlist per Officina Meca di Ferrara. Avresti qualche nome di artisti interessanti da far conoscere ai nostri lettori?
In questo periodo io sto ascoltando moltissimo Jesse The Faccio. E’ un ragazzo di Padova, che ho conosciuto per caso quando è venuto a suonare qui a Ferrara. Mi è piaciuto tantissimo ed è uscito da poco il suo album, Verde. Credo che sia uscito a inizio marzo. Lo sto ascoltando veramente tanto e credo di averlo inserito anche nella playlist di cui parlavi prima. Negli ultimi tempi sto ascoltando molto spesso anche il nuovo disco di Dua Lipa, che è appena uscito.
Un’ultima domanda: per piacere puoi scegliere una tua canzone da utilizzare come colonna sonora di questa intervista?
Direi Finché Esisto nella versione nuova acustica, quella presente su Grovigli. Direi in qualche modo rispecchi queste giornate.
Grazie mille per questa chiacchierata, Arianna. Speriamo di vederci presto a un qualche tuo concerto, che significherebbe che questa brutta situazione in cui tutti ci troviamo è terminata.
Lo spero. Grazie a te.