FUCKSIA: è tempo di esagerare davvero
Ne avevamo dato notizia (LEGGI QUI) e come promesso torniamo ad indagare. Esce “Exagerat3”, gira denso di nuovo punk del futuro in tutto e per tutto. Sono le FUCKSIA, quel modo collettivo di pensare al suono e alla scena della musica. E tutto questo movimento che a Bologna ormai prende forma e spazio, la Elastico Records, il Fluido Studio e tantissimo altro. Parliamo da vicino con Mariana Mona Oliboni, Marzia Stano e Poppy Pellegrini, parliamo di rock, di artivismo, parliamo di un certo modo davvero libero di stare al mondo. Si fa politica, in senso alto s’intende…
Le FUCKSIA, il Fluido Studio, la Elastico Records: Bologna e Milano stanno diventando centri nevralgici per questo tipo di “artivismo”?
Marzia: Sarebbe bello sperare che l’artivismo inteso come visione artistico-politica fosse già ovunque, e spero che un giorno non ci sarà nemmeno più bisogno di questa etichetta per indicare un movimento artistico a cui realmente interessano gli esseri umani, non solo in qualità di potenziali follower. Confidiamo nella proliferazione di progetti musicali che stimolino riflessioni critiche, che si posizionino in maniera chiara, che denuncino ogni forma di violenza e ingiustizia sociale. Questo non significa che non amiamo la leggerezza, anzi siamo infervorate sostenitrici dell'”attivismo del piacere” per dirla con un termine di maree brown. La nostra idea di rivoluzione si esercita soprattutto ballando, mentre lasciamo liberi i nostri corpi di esprimere tutta la loro favolosa non conformità, tutta la loro disobbedienza alle regole del patriarcato e alle pressioni sociali che ne derivano!
Sarà per le tematiche ma “Mom” mi ha commosso. Arriva forte il grido che sembra una ricerca di pace. In generale: quanto dolore serve per scrivere un disco così?
Marzia: Il dolore e la rabbia sono emozioni che hanno ispirato questo disco in maniera importante. Mom parla della perdita di una madre che ha sempre messo in secondo piano se stessa per gli altri, per suo marito per i suoi figli e quando era arrivato finalmente il momento in cui avrebbe potuto cominciare a pensare a se è arrivata la morte a portarsela via. Il vuoto che lasciano le persone che abbiamo amato è un buco nero molto profondo ma grazie all’amicizia e alla musica ognuna di noi è riuscita a reagire. In questo disco infatti c’è anche tanto amore, verso noi stesse, verso le nostre compagne, verso la vita e la musica, medicina e rimedio per evadere da una realtà in cui spesso non ci sentiamo a nostro agio.
POPPY: “MOM” è stata dedicata a due persone importanti che hanno perso la vita troppo presto, tra cui mia madre. Immedesimandomi nella loro sofferenza fisica, fondendola con il mio stato emotivo di quel periodo, ho cercato di ricreare con i suoni delle sensazioni che immaginavo e avevo dentro. Ci sono dei suoni di Synth che evocano un respiro affannato, come la lotta per mantenersi in vita nonostante il dolore, ritmi in levare come il battito cardiaco, incastri di percussioni e hi hat quasi isterici, come la tensione e la paura. In questo brano traspare anche la rabbia che avevo dentro alimentata dal deturpamento della mia città natale (Taranto), segnata dalla presenza della fabbrica ex ILVA, motivo di morti precoci per l’inquinamento che produce. La mia indignazione è rivolta verso il potere e verso coloro che trascurano i rischi ambientali causati da MOSTRI come l’ex ILVA, mettendo in pericolo la salute delle persone e dell’ambiente. Marzia, che ha avuto il piacere di conoscere mia madre, ha dedicato il testo, che ha aggiunto in un secondo momento, a lei estendendolo a tutte le donne che sacrificano la loro vita pur di non far soffrire chi hanno attorno, centrando a pieno il mio stato emotivo e l’argomento.
“Prima ti rubano il tempo, poi quello in cui credi fino a che sei vuoto dentro”. È davvero questo il sistema dentro cui viviamo?
Anche se può sembrare estremamente nichilista, questa frase sintetizza molto bene lo scenario presente. Il capitalismo ci vuole iper produttivƏ e ci insegna che per essere persone realizzate dobbiamo “possedere” i soldi, casa, macchina, bei vestiti, tecnologia, e mentre siamo impegnati a lavorare per possedere cose, questo sistema possieda noi, si prende la nostra salute, i nostri sogni e il nostro tempo il bene più prezioso che abbiamo nella vita.
La vostra personalissima lotta contro tutto questo?
Cerchiamo di non farci fagocitare da questo vortice malato, attraverso stili di vita che si armonizzino il più possibile con l’ideale di libertà. Tutte e tre facciamo lavori che non ci faranno diventare ricche, io ad esempio insegno fotografia in un liceo artistico ma ogni giorno gettiamo le basi per la costruzione di realtà alternative, ci poniamo traguardi raggiungibili, ci circondiamo di affetti sinceri, stiamo attente a non farci distrarre dai nostri reali bisogni, cerchiamo continuamente di essere in armonia con la natura. Non vogliamo diventare ricche, né famose se può interessarti, 😀 Ma vogliamo portare la nostra musica ovunque ci sia il desiderio di liberarsi da tutto ciò che allontana le persone da loro stesse e dal piacere.
Con “Fake Society ” sembra di rivivere a tratti la intro di “Freestyler” dei Bomfunk MC’s. E qui troviamo Andy… con lui che connubio è stato, come avete cercato il suono?
Marzia: Ci hai beccate! In effetti durante la composizione di questo brano sono stata colta da un’inesprimibile nostalgia degli anni ’90 per cui ho cominciato a cercare tra le vecchie compilation su audiocassetta che conservo ancora e mi sono emozionata tantissimo ascoltando alcuni brani di quegli anni tra cui proprio “Freestyler” dei Bomfunk MC’s. Nella stessa cassetta, qualche traccia più avanti c’era “Altre forme di vita” dei meravigliosi Bluvertigo, così mi si è accesa una lampadina, ho cercato Andy con cui sognavo di fare una collaborazione già da molto tempo e lui si è dimostrato molto curioso e disponibile. Gli ho inviato il brano in versione rough che gli è piaciuto molto sin dal principio ed è nata Fake Society.
E poi nel mix e nel mastering troviamo la grande Matilde Davoli: e questo ingrediente? È stata anch’essa una contaminazione artistica?
Marzia: Matilde è la nostra sound engineer sin dal primo ep e penso che continueremo a lavorare con lei ancora per molto. Ci piace molto il suo suono che ormai caratterizza le nostre produzioni e ci piace il fatto che rispetti le nostre scelte artistiche senza essere mai invadente.