Claudia Bombardella: sono suoni e sono memorie
È certamente un viaggio antropologico ma anche culturalmente vasto e inevitabilmente infinito. Musicista, ricercatrice e cantante toscana, Claudia Bombardella conduce la sua ricerca nei suoni del mondo che, per semplificazione, cito testualmente: lo spazio in cui la musica racconta è come una grande foresta da cui emergono voci d’Armenia, canti di un cinghiale in amore, il fiorire di un verso di Shakespeare, vocalizzi dell’Uzbekistan, una danza spagnola, una della Transilvania, una canto iraniano, un canto di una shamana Yacuti, e così via. “Memoria degli alberi” è sicuramente un lavoro di pregiato artigianato e di preziosissima cura per la vita degli uomini. La memoria… il tassello primo di ogni evoluzione.
È un disco che parla di mondo, degli uomini in questo mondo… che poi in qualche modo è sempre stato un filo conduttore nella tua musica o sbaglio? Ho letto bene?
Si, tutti i miei progetti sono uno sguardo sul mondo, sul possibile cammino verso una comprensione intima del nostro vivere. Qui gli interlocutori “guide” sono gli alberi, la loro natura di ascoltatori silenziosi e pazienti che assorbono e registrano nei secoli le vicende e i mutamenti sul nostro piccolo pianeta.
Ascoltarli è quindi un’opportunità di riconneterci alla nostra storia e all’ampiezza sconfinata della vita.
I suoni… come li hai scelti? Una ricerca didascalica o una esplorazione che spazi a cercare altre soluzioni?
I suoni non li scelgo mai, vengono e si insediano con estrema semplicità.. guarda caso gli strumenti del Trio sono tutti in legno, poi si sono aggiunti colori metallici, ma il centro magnetico risuona nel legno.
Hai mai pensato all’elettronica come un sentiero di nuova forma?
Si, ci sto pensando, più alla sua sconfinata possibilità di ricerca e realizzazione timbrica che altro. La musica (nel senso di ritmo, dinamica e forma) preferisco sia eseguita dell’umano, in tutta la sua meravigliosa creatività spontanea nonché fragilità e “imprecisione”.
Quanta biografia esiste dentro questo disco, dietro la memoria, dietro le allegorie degli alberi?
Io vivo in campagna da tanti anni e lo stare quotidianamente in contatto con questi giganti silenziosi ha certamente condizionato la mia vita e le mie scelte. Anche la mia visione. Mi insegnano la pazienza, lo stare nel flusso della vita. Mi sorprendono per la loro forza incredibile. Mi costringono a guardare e ascoltare in modo diverso se voglio.. avvicinarmi al loro mondo magico: presenza, fratellanza, unione con il tutto.
E per te cos’è la memoria?
La memoria di cui parlo in questo contesto è il contatto con la ricchezza del presente.
Nella memoria sono scolpite le esperienze della vita. Tutti i nodi, le storture, le bellezze, sono state forgiate nel tempo dal vivere, ognuno a modo suo. Contattare la memoria degli alberi è contattare una memoria arcaica che riguarda tutti noi, che ci ricorda alla fine che siamo solo sfumature diverse di un’unica entità che si chiama vita.