Marlene Kuntz @ Bloom, Mezzago (MB)

L’occasione è accattivante: i Marlene Kuntz vengono ancora riconosciuti come i capisaldi dell’alternative rock italiano e, nonostante qualche piccolo scivolone, la loro cifra compositiva e il loro indiscusso valore artistico è rimasto intatto in tutti questi anni. Alla stregua di un Nick Cave nostrano, il poeta-rock Godano, pur non toccando i vertici compositivi del passato, è garanzia di qualità compositiva eccelsa e di fedeltà agli stilemi estetici ed etici del genere (per molti, del Manuel Agnelli post- X Factor non si può più dire lo stesso): ed ecco che per questo tour, solo per metà celebrativo, la scelta è stata di suonare in piccoli club e di “onorare Il Vile”, con un’operazione simile a quella fatta per celebrare l’esordio Catartica poco tempo fa.

Il pubblico di tutta Italia sta con loro: sono diverse le date sold out, compresa quella di venerdi 24 febbraio proprio qui al Bloom di Mezzago; ed ecco che la band ha deciso di bissare nella stessa location in questo sabato in cui comunque il locale è decisamente pieno. La scaletta, seppur per forza di cose prevedibile, gioca sulla comparazione tra le atmosfere di due dischi usciti esattamente a vent’anni uno dall’altro: Il Vile, capolavoro dei cuneesi uscito nel 1996, e La Lunga Attesa, pubblicato all’inizio dell’anno scorso.

La scelta di non eseguire gli album separatamente, ma di creare una scaletta equilibrata mescolando le atmosfere (Godano a inizio concerto parla di ”viaggio”) sembra essere la migliore: è indiscutibile che la maggior parte dei presenti sia qui per riascoltare in toto i pezzi de Il Vile, ma una successione di brani impostata in questo modo non lascia mai allentare la tensione nemmeno in corrispondenza dei meno noti e più meditativi brani de La Lunga Attesa.

Ma ovviamente il pubblico va in delirio sui grandi classici: Overflash e Cenere, i brani più depravati insieme a 3 di 3, vengono accolti con particolare trasporto, Come stavamo ieri e Retrattile sono eseguite magistralmente, anche se forse con meno trasporto rispetto al passato, Ape Regina è il pezzo che ogni band italiana che ha amato i Sonic Youth avrebbe voluto scrivere: ma ci sono riusciti solo Godano e soci, e a risentirlo dal vivo ci si rente conto di che perla di stop and go e rumorismo sia. Per non parlare dell’inno Il vile, una rivoltellata in faccia, e della suadente L’agguato.

A proposito: Cristiano è particolarmente in spolvero e, a dispetto di qualche commento letto alla vigilia, ha una gran voglia di suonare sia i classici che i pezzi nuovi. Il resto della band è granitica: sia nello stare sul palco sia nei suoni, sempre corposi e senza sbavature. Tra i brani dell’ultimo disco, quelli che rendono meglio nella dimensione live sembrano l’iniziale La città dormitorio, una Fecondità che richiama A fior di pelle e la bellissima Formidabile.

Bel concerto e bel tour, dunque, i fan hanno risposto e la band non ha deluso. Tra i piu grandi gruppi italiani dell’ultimo quarto di secolo i Marlene ci stanno ancora a pennello e ci staranno sempre, specie con una voglia di stare sul palco come quella di stasera.

Ps. Solo un piccolo appunto: va bene che è sabato sera, ma un’ora di ritardo rispetto all’ora d’inizio indicata sul biglietto è sempre un po’ fastidiosa.

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