Dade city days @Mikasa, Bologna

Le eteree atmosfere del dream pop, i riverberi distorti del migliore shoegaze contaminati da venature wave più oscure, irrompono questo sabato sera al Mikasa di Bologna.

A suonare sono i Dade city days, in tour per presentare il loro disco d’esordio VHS, uscito solo poco più di un mese fa per la Swiss dark nights.

L’amore per i dettagli contraddistingue il trio: lo si era intuito rispetto alla cura impiegata nel disco (non solo nel suo contenuto, ma anche nell’estetica), ma troviamo un’ulteriore conferma per l’attenzione riservata all’allestimento del palco: le TV ai piedi (richiamano il titolo del disco e la passione per le pellicole), le immagini proiettate alle spalle.

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Il live ha inizio poco dopo le 23, davanti a un pubblico numeroso ed estremamente variegato: il nero e la pelle non predominano particolarmente. Non è una sorpresa: la musica dei Dade city days ha la straordinaria capacità di attrarre ed affascinare ascoltatori di ogni tipo. E non è da tutti.

L’oscura fiaba timburtoniana Dade city days apre le danze, creando rarefazione e magia con le sue melodie dilatate, che esplode nel suo ritornello leggendario.

Ci si perde nelle stratificazioni di suoni che abbracciano la splendida voce di Mara in Lunapark, fluttuando sospesi, in bilico tra il reale e l’onirico.

Tristemente romantica Jukai: la voce di Andrea si fa calda ed avvolgente, a tratti quasi eterea ed impalpabile per il suo ritmo dilatato, che si appoggia su una base più sostenuta, a tratti quasi aggressiva, a causa della sua chitarra graffiante (in alcuni passaggi) e l’incalzante batteria di Michele.

L’umore dark la fa da padrone in Lurex, complice un basso imponente.

L’eruzione liberatoria di Preghiere e decibel scatena il pubblico: una cavalcata sonica irresistibile.

Scorrono tutti i pezzi di VHS, e si giunge fino alla fine. Il trio farà il bis, su insistente richiesta degli spettatori.

VHS è un album a presa emotiva istantanea. Dal vivo è un viaggio malinconico, tra luci ed ombre, estremamente suggestivo. I dieci episodi di VHS live suonano maggiormente distorti, le linee vocali ancora più effettate, ma mai eccessivamente. E’ una fusione perfetta quella tra parte strumentale e vocale (del resto, è proprio ciò che rende originale il trio).

Riavvolgere il nastro per rivivere il live, ahimè, non è possibile; ma si può sempre premere “play” e riascoltare VHS. Io lo sto già facendo.

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