Buñuel @Freakout, Bologna

Non importa se è lunedì. Non importa se domani ci si deve svegliare presto per andare a lavorare.

Si rinuncerà ad un bicchiere, si prenderà un caffè in più il giorno dopo. Naaah! Ma quale rinuncia? Stasera suonano i Buñuel al Freakout di Bologna, ed ogni cosa è concessa. Si, perché di fronte ad un gruppo così uscire dagli schemi non solo si può, ma è doveroso, nonché naturale.

Avete capito bene, ladies and gentleman, stasera abbiamo il piacere di vedere un quartetto di quelli che non capita di sentire ogni giorno.

A resting place for strangers, uscito l’8 gennaio 2016 per La tempesta Internationa/Godfellas è un disco incendiario, esplosivo. Nove tracce che suonano come un pugno nello stomaco, perforante e forte più che mai. Sparato a volume altissimo nella tua stanza, o direttamente in cuffia (per i più audaci), è un disco straordinario (perché registrato in soli tre giorni tra Italia e Usa) ed eccezionale (perché non si sentiva qualcosa del genere da tempo).

E quando lo hai ascoltato fino alla nausea, non puoi che desiderare di sentirlo dal vivo. Ed eccoci qui.

Sono passate le 23 e il live ha inizio; il gruppo sale sul palco e si parte con Cold or not: una lenta cantilena intonata da Eugene interrotta dalla batteria furibonda di Valente introduce i presenti in un’atmosfera infernale che durerà fino alla fine della serata.

La presenza scenica del cantante degli Oxbow è incredibile: una fisico imponente, una voce demoniaca che ci trascina direttamente negli inferi.

Segue la micidiale This is love. Una miscela esplosiva di elementi perfetti che perforano i timpani dannatamente bene: Valente picchia duro, la chitarra di Iriondo graffia con ferocia, e Capovilla al basso è potentissimo. Un muro sonoro impressionante. Volumi piacevolmente devastanti. Musica estrema e massimalista.

Dump truck è in assoluto uno dei momenti più belli del live. Una massa sonica fuoriesce dalle casse ed arriva diritta in faccia. Istintiva e primordiale. Un concentrato di violenza nuda e cruda.

Si scatena una tempesta elettrica con Streetlamp Cold: Iriondo domina la scena; del resto non si può non rimanere catturati ed intrappolati dalla sua chitarra, dai suoi suoni ed effetti, ed in questo pezzo forse riesce ad oscurare i suoi compagni.

Il basso di Capovilla irrompe generando moti tellurici in Smiling faces of my children, che suona come una marcia apocalittica. Qui sono le sue corde ad imporsi prepotentemente.

Si scatena il pogo con la velocissima Whipsaw, una vera e propria bomba. E’ proprio con quest’ultima canzone che i Buñuel ci salutano, dopo un’ora scarsa di concerto.

Breve ma intenso, intensissimo e sconvolgente.

A resting place for strangers è un disco abrasivo, ma dal vivo lo è ancora di più. Assolutamente da non perdere.

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