The Whip Hand – Wavefold
GENERE: post-punk, new-wave, noisegaze.
PROTAGONISTI: il progetto è composto da tre ragazzi provenienti dalla provincia di Bari, da Trani esattamente, Tony Bruno (voce e batteria), Gianni Ricchiuti (chitarra) e Francesco Adduce (batteria).
SEGNI PARTICOLARI: album d’esordio per i baresi The Whip Hand, vincitori del rock contest Controradio, ambito concorso per band emergenti della Penisola. Il disco arriva postumo a ‘Mist’, un Ep di appena diciannove minuti registrato e mixato l’anno scorso presso la Flower Recordings e che contiene cinque brani totalmente inseriti nella tracklist di ‘Wavefold’.
INGREDIENTI: ‘Wavefold’ non ha niente da invidiare né a quegli album che hanno fatto la storia del post-punk, né tantomeno al materiale discografico delle band che, analogamente ai The Whip Hand, stanno facendo di tutto per non cadere nel dimenticatoio. ‘Like Water‘, tra i tanti brani del disco, occupa un posto rilevante, ogni nota ricrea in tutto le atmosfere a cui i Soft Cell o i New Order a loro tempo hanno dato vita; determinante, per questo, è l’apporto sia di chitarre che di bassi che obbediscono fermamente alle “leggi sacre”. Nondimeno è ‘Eleven‘, primo singolo estratto, di cui la rabbia delle strumentazioni che trasuda e la voce arrabbiata/melodica di Bruno ne rappresentano la compiutezza assoluta. Si dà conferma di un certo spessore ascoltando ‘Arms‘, il quale si sviluppa esattamente con le medesime interessanti peculiarità dei sopracitati atte a porre il brano in perfetta linea con le restanti tracce dell’album.
DENSITA’ DI QUALITA’: come già detto più volte, l’Italia sembra particolarmente affezionata alla cultura che oscilla tra la new-wave e il post-punk (toccando anche lo shoegaze), scenari di importanza indiscussa per l’evoluzione musicale mondiale tra la fine dei settanta e gli inizi dei novanta. Si ècreata una parentesi in quel di Pesaro-Urbino (Soviet Soviet, Brothers In Law, Be Forest) che èprotagonista di tour duraturi e senza sosta anche all’estero, dove la buona musica italiana che naviga al di fuori dei circuiti commerciali sembra non essere calpestata, anzi. Pur avendo derivazione geografica differente, i The Whip Hand sono da racchiudere tra questi, i tre baresi non risultano inferiori a nessuno, hanno dimostrato di essere in grado dal principio di voler andare avanti con quest’idea di fondo. Certamente se Nick Cave, genio indiscusso nonché tra i fautori del genere con i suoi Birthday Party, o i Soft Cell avessero modo di dare un ascolto ad un disco come ‘Wavefold’, sarebbero orgogliosi di un prodotto simile, tirerebbero un sospiro di sollievo pensando che c’èancora chi non volta le spalle alle sonorità oscure e maledette del genere.
VELOCITA’:accelerata e tenebrosa, come sempre quando si parla di post-punk.
IL TESTO: “I believe in what they say, i try to be myself, i see you and people cry, i try to be myself. I believe in what they say, i’ll share your fog, i scream to the world, i try to be myself” da ‘Try‘.
LA DICHIARAZIONE: ““Esiste un breve, brevissimo miraggio di T.S. Eliot che non si dovrebbe mai leggere ascoltando questo disco: il rischio sarebbe ritrovarselo scritto parola per parola, in una sinestesia placida, ossessiva, inquietante come gli istanti che narra.“. dal comunicato stampa.
UN ASSAGGIO: Eleven
IL SITO: facebook.com/thewhiphanditaly