unòrsominòre. – Una Valle Che Brucia

GENERE: songwriting.

PROTAGONISTI: il veronese Emiliano Merlin.

SEGNI PARTICOLARI: Merlin era l’anima dei Lecrevisse, autori di un solo album uscito nel 2003 e gruppo per il quale calza a pennello l’espressione “band di culto”. Dal 2005, è iniziato il progetto unòrsominòre.. Questo è il terzo album, che, insieme all’EP Analisi Logica, è uscito a sorpresa, senza alcun preavviso, a ben cinque anni dal precedente La Vita Agra.

INGREDIENTI: dal punto di vista sia della musica che dei testi, Merlin si conferma come un autore senza compromessi. Musicalmente, il suono è scarno, per nulla ammiccante nei confronti dell’ascoltatore, ma, allo stesso tempo, l’assemblaggio degli arrangiamenti mette in mostra cura dei dettagli e attenzione nel creare una chiara dinamica sonora, che spesso punta su aperture e crescendo tanto inaspettati quanto perfettamente coerenti con il contesto globale. Si punta molto sia sulle suggestioni dell’elettronica minimale, che su quella delle chitarre leggermente distorte/riverberate, che su quella dell’interazione tra questi due aspetti, con linee strumentali che si rincorrono e sovrappongono creando alternanze vuoto-pieno che hanno lo scopo di colpire l’ascoltatore con un impatto, come detto, senza compromessi, ma capace di dare grande soddisfazione a chi ha la sensibilità musicale adatta a questa impostazione stilistica. I testi mettono a nudo in modo estremamente diretto le contraddizioni socio politiche dell’Italia, un Paese troppo influenzato dal perbenismo religioso, dal politicamente corretto e da una più o meno inconscia tolleranza verso il malcostume e verso la capacità della criminalità organizzata di infiltrarsi non tanto nelle organizzazioni, ma soprattutto nel tessuto sociale italiano.

DENSITÀ DI QUALITÀ: per un disco come questo, è importante che gli intendimenti artistici portino poi a un risultato che effettivamente sappia lasciare qualcosa a chi si applica nell’ascoltarlo, perché è troppo facile parlare di opera senza compromessi e non per tutti, sono belle parole ma ci vuole poi una particolare resa nella pratica. In questo caso, la missione riesce perfettamente, e sia le dinamiche presenti nel suono, che i testi sanno colpire nei punti giusti, con una strutturazione impeccabile e di grande personalità e una forza emotiva unica. Un disco che ha l’effetto di lasciare quasi immobile l’ascoltatore attento, nel senso che ci si sente quasi senza risposta di fronte a questo impatto così particolare e efficace. Ovviamente, lo ascolteranno in pochi, ma in fondo è anche giusto così, e lo è proprio perché la descrizione del nostro Paese che emerge da questo lavoro è, purtroppo, la più realistica possibile.

VELOCITÀ: lenta.

IL TESTO:Padre che non sei nei cieli e neppure in Terra o sul fondo dei mari, ma solo nel cranio di scimmie ammaestrate” da Hybris O Preghiera Del Senza Dio.

LA DICHIARAZIONE:musica pe(n)sante e canzone im-popolare”, così Merlin definisce la propria proposta.

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