Corni Petar – Novantasei
GENERE: post-rock.
PROTAGONISTI:Giorgio Tenneriello (Voce, Chitarre); Marco Rossi (Chitarre); Davide Franchini (Chitarre); Enzo Lana (Basso); Filippo Baldin (Batteria).
SEGNI PARTICOLARI: rock leggero, popolare, facilmente fruibile e sorprendentemente non banale. La loro vena é decisamente personale avendo quel che manca a gran parte delle altre formazioni italiane: un cantante dalle peculiari doti vocali che é anche un personaggio carismatico e leader a tutti gli effetti. E’ la figura di Giorgio Tenneriello a dare al gruppo quella carica interpretativa di cui anche il primo album ‘Ruggine’ del 2010 ne é testimonianza. Con quel disco i Corni Petar si erano fatti largo nel panorama emergente guadagnando le attenzioni di un pubblico cresciuto con la band e rimasto fedele a distanza di anni.
INGREDIENTI:compagine che si é imposta a suon di live solcando importanti palchi come quello vittorioso dell’Arezzo Wave Love Festival 2005. ‘Novantasei’ ha code esterofile come il suono degli Shandon, da cui Marco Rossi proviene e di cui si aveva traccia anche in ‘Ruggine‘ con ‘Rebel Yell’ cover dell’icona Billy Idol, ma predilige il rock italiano di cui la reinterpretazione di De Andrè nella struggente ‘Via Del Campo‘ é testimonianza. L’ultima traccia del disco, la numero 96, contiene la suggestiva frase: “Se avessi il sangue freddo lo rifarei / come d’estate nel ’96“.
DENSITA’ DI QUALITA’:il disco si apre con ‘Estate‘: chitarre sinuose e ritmo ben scandito accompagnano un testo malinconico “Stai con me aspettando di colpire ma non mi guardi mai mentre muoio‘. Sonorità scanzonate da brit-pop caratterizzano la veloce ‘Scusami‘, mentre una voce sognante e un ritmo sostenuto condito da suoni psichedelici, connotano ‘Che Rischio C’é‘. Le prime tre tracce sono ben coese fra di loro, mentre si verifica uno stacco netto con ‘Un Secolo Di Noia (Eternità )‘ che, tramite il testo, crea un’immagine cupa e poco rassicurante fatta di macerie, giornate amare e scatole vuote. Si tratta di un momento di rottura che porta al cuore del disco.
Se l’intento dei Corni Petar era quello di essere enigmatici scegliendo per titolo di questo lavoro il numero 96, forse la soluzione é contenuta in ‘L’essenziale (Aria e Solitudine)‘. In matematica il novantasei é un numero definito intoccabile, cioé fa parte di una serie di numeri pari che non sono la somma dei divisori propri di nessun altro numero σ(x)-x=n. Questi numeri sono tutti pari, ad eccezione proprio del numero 5, la traccia in questione, che contiene l’inquietante intenzione ‘per non nuocere a nessuno, giuro / io sarಠsolo aria e solitudine’ profusa con sonorità eteree.
Il vigore delle chitarre ritorna in ‘Bauhaus (Il rumore della fine)‘ brano in cui i tre chitarristi sembrano lasciarsi andare maggiormente. Il testo rimane fedele alle immagini inquietanti che caratterizzano l’album con un finale allucinato. In ‘Paura (Silenzio di Fuoco)‘ il testo é cupo, il ritmo iniziale é particolarmente scandito, mentre i cori finali donano atmosfere gotiche concludendosi con un applauso e un ‘bravi tutti’ autoreferenziale. La cover di ‘Via Del Campo‘ di De Andrè é ben interpretata, rimane inevitabilmente la cadenza del testo originale pur se la chitarra elettrica le dona una nuova linfa, come se fosse uno di quei fiori che nascono dal letame di cui si parla nel brano. ‘Niente Da Fare‘ ha chitarre pregevoli che conducono verso lunghe pause per momenti di riflessione interiore. Il vigore iniziale torna in ‘Novantasei‘ a chiusura del cerchio.
VELOCITA’: un album ricco, esagerato: 96 tracce, di cui canzoni vere e proprie sono undici.
IL TESTO: “Quanto costano le tue paure / chiuse in una sola lacrima che cola come fiele / tra le pieghe di un volto stanco e immobile / che non puoi nascondere” da ‘Paura (Silenzio di fuoco)‘.
LA DICHIARAZIONE: “Cerchiamo di essere proiettati verso strutture musicali d’impatto, soprattutto per la necessità di fare emergere le tre chitarre che fanno dei Corni Petar un progetto piuttosto sui generis, a quanto sembra. Tutto é tenuto assieme dalla voglia di cantare e farlo bene, approcciando disegni di luce e di buio, intimismo e razionalità ‘ da un’intervista su ‘progettoalmax.it
UN ASSAGGIO: Bauhaus
IL SITO: cornipetar.com