Non Voglio Che Clara-L’Amore Fin Che Dura
PROTAGONISTI: Fabio De Min ,Marcello Batelli, Martino Cuman e Igor De Paoli.
SEGNI PARTICOLARI: a circa quattro anni dal precedente “Dei Cani”, uscito nel 2010, i bellunesi Non voglio che Clara si cimentano con la quarta attesa prova, a seguito di tre album bene accolti dalla critica e dopo un consistente cambio di formazione. In uscita il 21 Gennaio 2014, prodotto con la collaborazione di Giulio Ragno Favero, “L’amore fin che dura” ha il carattere e la coerenza di un concept album incentrato sull’amore, benché non nasca come tale.
INGREDIENTI: in oscillazione tra il pop tradizionale e innovazioni che si collocano sulle vie dell’elettronica e dei synth, i Non voglio che Clara sono il punto d’incontro tra il vecchio e il nuovo, una foto dai contorni sbiaditi appesa alla parete di un nuovo appartamento. Ciò che aveva fatto eccellere i precedenti lavori, si ripropone qui in versione lievemente più leggera e con punte di acustico che mettono in risalto la natura cantautorale del progetto. E così possono nascere i paragoni più disparati per un gruppo che a tratti viene accostato a Battisti e De Gregori, a tratti potrebbe far venire in mente i cantautori del nostro tempo, accostandosi a Dimartino o Colapesce, o alla potenza narrativa degli Amor Fou. Eppure, a parere di chi scrive, vi è un’oggettiva difficoltà ad accomunare a qualcosa di già sentito lavori come “L’amore fin che dura” e questo è uno dei maggiori pregi di quest’album, che sfugge sempre per un soffio all’etichetta facile, complici i diversi caratteri dei brani ed uno stile di scrittura mai scontato. La stessa tematica, l’amore, cantata e ricantata sia nel passato che nel presente, assume tratti nuovi e rivive di nuove storie, di nuove parole, diventando spesso pretesto per parlare d’altro.
DENSITA’ DI QUALITA’: la quarta prova del gruppo veneto era particolarmente ardua, se non altro per la difficoltà di riuscire nella doppia impresa di confermarsi uno dei gruppi fondamentali del panorama italiano e di eguagliare il lavoro precedente. Il singolo ‘Il complotto‘ uscito già nei mesi scorsi, ballata narrativa retta da un pianoforte con punte elettroniche, è un pezzo che aveva già appagato qualche aspettativa e toccato in qualche modo corde familiari agli ascoltatori assidui del gruppo. Tuttavia, superato il precedente brano d’apertura, il mondo che si riesce a spalancare è persino oltre le aspettative. Si passa per ‘Le mogli‘ quasi un proseguimento di “Dei Cani”, forte delle percussioni scandite e di parole profetiche (‘ L’amore è fin che dura, poi resta la paura‘); si prosegue con i tocchi retrò di ‘Le anitre‘ dagli slanci elettronici in chiusura; ci si fa trasportare dal ritmo incalzante dell’addio alla vita ne ‘ La sera‘ ; si piange insieme alla cupa ‘L’escamotage‘ , in cui la strumentazione classica viene abbandonata per lasciare spazio ad una distorta ripetitività che profuma di bellezza. Ci si potrebbe chiedere dove sia finito l’amore nel sarcasmo nel ricco arrangiamento tra archi e fiati de ‘Gli acrobati‘ , che vede la partecipazione di Rodrigo D’Erasmo e ricorda vagamente qualche western. Ma l’amore c’è e non è mai qualcosa di banale. L’amore narrato è quello fatto di gioia e di dolore, privo di floreali ipocrisie e composto anche da delusioni, dubbi, infinite attese mai ripagate, nostalgia fatta d’immagini passate, scanzonati tradimenti , pensieri rivolti ad altro, letti sfatti, libri sui davanzali, incongruenze. La più grande di queste ultime è sottolineata da ‘La bonne heure‘, l’arrangiamento più allegro scelto come colonna sonora di un omicidio.
L’amore che ripudia la vita anche nel pezzo finale, ‘La caccia‘, un crescendo di strumenti che si affievolisce d’un tratto in chiusura e verrebbe da affermare che è una chiusura in bellezza. I ritagli di storie hanno il sapore di pezzi di vita e si ha l’impressione che nulla sia stato lasciato al caso. Fabio De Min si conferma un autore di rara sensibilità , che fa della narrazione la sua arma per parlare di essere umani, trovando accostamenti di grande impatto e lasciando sempre un margine d’immaginazione a chi ascolta. I brani trascorrono piacevolmente in un sussurro e confermano la ricercatezza di un gruppo che arricchisce un genere ad ogni lavoro. Se qualcuno cercava delle conferme non può che trovarle qui.
VELOCITA’: 10 pezzi di velocità non molto elevata che dilatano il tempo. Per fortuna.
IL TESTO: “Oggi che la distanza è un luogo sicuro e non c’è più nulla che ti faccia soffrire, approfittando di tutta questa felicità , io ho deciso di morire” da ‘La caccia‘
LA DICHIARAZIONE: “L’amore è un sentimento che consuma e si consuma, per questo è destinato a spegnersi. L’amore è una questione di tempo. Un tempo sempre diverso ma comunque finito, che può attraversare stagioni buone e guerre, ma che rimane soprattutto la storia di ognuno di noi. Per questo, nonostante il piccolo tributo morfologico alla più nota hit di Orietta Berti, “L’Amore Fin Che Dura” esprime la necessità di non aspettare, di fuggire dalle convenzioni che determinano le nostre vite, di protestare per il vino e di sognare le donne di città .” dal loro comunicato stampa
UN ASSAGGIO: Il complotto

