Ministri – Cultura Generale

GENERE: rock alternativo

PROTAGONISTI: i soliti tre bei ragazzoni che da tempo compongono la band, Federico Dragogna, Davide “Divi” Autelitano e Michele Esposito.

SEGNI PARTICOLARI: quinto disco per i Ministri, pubblicato a due anni di distanza dal fortunato Per Un Passato Migliore (edito sempre via Godzillamarket/Warner e prodotto da Tommaso Colliva). Cultura Generale è stato registrato al Funkhaus Studio di Berlino e vanta la supervisione del produttore americano Gordon Raphael, già produttore di band del calibro degli Strokes e di molte altre.

INGREDIENTI: Cultura Generale, a dirla tutta, non si veste di chissà quale innovazione, è un disco dei Ministri, apprezzabile e criticabile esattamente come gli altri lavori in studio della band milanese. Le caratteristiche principali del disco sono molto simili a quelle dello scorso lavoro che ha rappresentato ufficialmente un passo avanti per il trio, considerando che Fuori e Tempi Bui sono stati un po’, diciamo così, particolari (non in senso positivo volendone analizzare criticamente la discografia). Ma è un tempo andato, più che il passato, richiamando il titolo del loro lavoro del 2013, è il presente ad essere migliore. Ed è proprio con quest’ultimo che si palesano diversi parallelismi, tante sono le cose in comune che nel corso dell’ascolto di Cultura Generale rimandano al disco poc’anzi menzionato. Balla Quello Che C’è, primo singolo estratto che ha cominciato a circolare sul web durante l’estate, richiama la nota Comunque: riff sulla stessa lunghezza d’onda, le chitarre di Dragogna sono quelle che affascinano per la loro semplicità e per la brillante carica che danno ad ogni canzone, esattamente come in entrambi i brani presi in esame. Io Sono Fatto Di Neve e Sabotaggi sono due pop ballads che hanno molto in comune con, per esempio, Una Palude, l’atmosfera soft data dall’acustica è piacevole sia in un caso che nell’altro. Invece la violenta Idioti ha tratti simili a quelli di Caso Umano e Mille Settimane, il trittico chitarra-basso-batteria (e nondimeno la voce arrabbiata di Divi, s’intende) propone uno stile rabbioso e degnamente interpretato da una band in grado di interpretare la “musica cattiva”. Cattivi si nasce, è inutile, non si diventa. A conferma di ciò il testo, si tratta di una “canzone di insulti”, i più violenti ed educati che la band potesse trovare, a detta della stessa, che “nasce in un giorno di rabbia e in ogni giorno di rabbia rinascerà”. Dulcis in fundo Estate Povera, anche questa una ballad molto quieta e rilassante nonché secondo singolo estratto dal disco.

DENSITA’ DI QUALITA’: scendere a compromessi col marketing musicale, dar vita a dischi che piacciono e a dischi che non piacciono ai più, avere la possibilità di collaborare con grandi produttori discografici, anche all’estero, che vantano collaborazioni degne del loro calibro: sono tutte caratteristiche riguardanti band come I Ministri, appartenenti quindi ad una scena che nel suo “piccolo” rappresenta un “mondo”, ma che al di fuori di quest’ultimo non godono del dovuto merito. All’interno di questo “mondo” I Ministri sono senza dubbio una delle colonne portanti del loro genere, riescono a fondere suoni diversi tra loro dando vita a canzoni dalle ritmiche più dure e al contempo ad altre tendenzialmente melodiose al fine di riuscire ad ingigantire la nicchia che da tempo li segue. Cultura Generale racchiude in sé ogni dettame di questa “teoria”: I Ministri si sono dati l’opportunità, dopo i dovuti alti e bassi previsti in questi casi, di registrare all’estero e di collaborare con colossi assoluti del mondo della discografia dando alla luce un disco che, di certo, piacerà ai più.

VELOCITA’: si alternano momenti veloci a momenti cauti e rilassanti.

IL TESTO: “Idioti, esperti di divieti da cui non passeranno più nemmeno le comete, inventano la ruota e voi inventate i chiodi, idioti. Che non sapete più dormire, battete sul soffitto, non sapete ridere, avete il cuore intatto, volete vivere male, volete vivere troppo e trascinarci giù con voi”, da Idioti.

LA DICHIARAZIONE: “è il nostro quinto disco e parla semplicemente delle nostre vite, delle nostre origini, della debolezza, delle responsabilità e della depressione, di macchine sportive e macchine usate, di feste di paese, di paura e di odio, di giracravatte, di rabbia necessaria, di chi non riesce a dormire e di chi non riesce a lavorare, di alluvioni, poeti e strade di campagna, di progetti, di rinunce e di amore che spesso è, non senza amarezza, una delle poche cose che rendono i problemi di cui sopra non così importanti”, da un post pubblicato sul profilo Facebook della band.

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