Milo Scaglioni – A Simple Present

GENERE: songwriting, dark, psichedelia.

PROTAGONISTI: Milo Scaglioni è nato a Milano, ha trascorso diverso tempo a Manchester ora vive a Roma. Nel disco hanno suonato musicisti di livello come Roberto Dellera (Basso), Enrico Gabrielli (tastiere, fiati e cori), Lino Gitto (batteria e organo), Gianluca De Rubertis (pianoforte) e Simone Prudenzano (percussioni).

SEGNI PARTICOLARI: primo album da autore e solista per questo musicista che ha fatto parte di vari progetti come Beep Seals, Jim Noir, Jennifer Gentle, Sonic Jesus, oltre alla regolare militanza nella band di Roberto Dellera.

INGREDIENTI: il disco richiama ambientazioni notturne e atmosfere caratterizzate da tinte cupe e un tocco psichedelico alla Sparklehorse. Dal punto di vista delle sensazioni, per buona parte del disco si nota un senso di calma apparente, sotto alla quale cova una certa tensione, poi, però, nelle ultime tre canzoni, c’è molta più tranquillità, quasi che le suddette tensioni si siano sciolte. Su un tappeto strumentale dal ritmo compassato che sfrutta ampi e circolari giri di chitarra e pianoforte/tastiere, Scaglioni canta con un timbro vocale scuro con un tocco di ruvidezza e asprezza. Il rischio, in impostazioni come questa, è quello di realizzare una serie di canzoni fotocopia o quasi, ma la lunga esperienza sia del leader che di tutti i musicisti coinvolti fa sì che, invece, l’idea base venga declinata in modi sempre diversi, con un’ottima varietà nell’interpretazione di ogni singola parte e nelle interazioni tra i diversi strumenti. La lunga e bella coda strumentale a fine disco è la giusta sublimazione di quest’attitudine.

DENSITÀ DI QUALITÀ: Scaglioni riesce a trasferire nella propria proposta il necessario equilibrio tra raffinatezza e impatto emotivo. Il disco scorre in modo molto fluido grazie a un bel gioco di equilibri, da una lato tra corposità del suono e dinamismo degli arrangiamenti, dall’altro tra la classe e la fruibilità del songwriting. Manca un picco che faccia saltare l’ascoltatore dalla sedia, ma il lavoro nel suo complesso è molto solido e ha tutto per essere anche coinvolgente. Il suono riesce sempre a risultare avvolgente anche quando è maggiormente essenziale, e l’ascolto è appagante per tutta la sua durata. Il consiglio è di immergersi in queste canzoni in una tranquilla serata autunnale o invernale, quando fuori è buio e ci si ritrova soli e rilassati in poltrona, sorseggiando il giusto drink e riflettendo su se stessi e sulla vita.

VELOCITÀ: bassa o medio bassa.

IL TESTO:Wash your face and brush your teeth, your coffee’s on the floor” da October (What You Want Is Where You Belong).

LA DICHIARAZIONE:A volte, per conoscere veramente sé stessi, è necessario fare un lungo percorso che può portare a perdersi e a ritrovarsi. Altrimenti, citando Shakespeare, la vita è “un racconto narrato da un idiota, pieno di strepiti e furore, senza alcun significato”.

One Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *