L’orso – Un luogo sicuro

Genere: pop, elettro-pop

Protagonisti: un altro cambio di formazione per L’orso, il progetto musicale di Mattia Barro, che nel tour di Un luogo sicuro è accompagnato da Francesco Paganelli, Omar Assadi e Niccolò Bonazzon. Ruolo fondamentale nella realizzazione del disco l’hanno avuto in questo caso I Tropicalisti, un gruppo di ragazzi eporediesi (sì, gli abitanti di Ivrea si chiamano eporediesi e forse se un giorno andrete all’Eredità questa informazione potrebbe anche farvi vincere dei soldi) legati con Mattia da una forte amicizia, anche fuori dalla musica. Un luogo sicuro è stato prodotto da Marco Jacopo Bianchi (Drink to me/Cosmo), anche lui di Ivrea e amico di Mattia.

Segni particolari: la componente fisica-geografica è sempre stata importante nella musica de L’orso, così come per parlare con cognizione di causa di questo disco – ma in generale di ogni disco de L’orso – bisogna riprendere le fila del percorso che ha portato Mattia & co. a realizzarlo. La componente paesaggistica era uno degli input più forti dei primi ep della band, connotati da una forte matrice folk (è comunque partito tutto da una cover di Nantes in spiaggia, con ukulele e diamonica). Da un paesaggio colorato con gli acquarelli ci siamo spostati altrove, dove c’è un nuovo luogo da arredare: un luogo (anzi, tre) sicuro, tangibile, concreto, non più un paesaggio che sfuma mentre lo si attraversa in bicicletta. E questo percorso è pieno di concerti, chilometri sia contro che a favore, una data a teatro con l’orchestra, canzoni rischiate e forse non troppo riuscite, piccoli capolavori e soprattutto un netto cambiamento di suoni, ma non di attitudine. Perché il tempo passa anche per L’orso. La cosa sorprendente è la consapevolezza con cui questo percorso è stato portato avanti, un percorso pieno di errori e di coraggio.

Ingredienti: L’orso ha sempre fatto pop ed è proprio il pop l’ingrediente principale di Un luogo sicuro. Un pop sincero, fatto con coraggio, synth e campionature. Testi caldi, accoglienti, in contrasto con i colori della copertina e i suoni di alcuni brani. Ma un altro ingrediente importante di Un luogo sicuro e di questa nuova versione de L’orso è soprattutto la coerenza, perché dalla prima all’ultima canzone, aldilà dei gusti e dei brani che possono piacere alcuni di più e altri di meno, si sente che c’è un’idea forte, una regia, ci sono delle cose da dire e c’è anche una visione chiara di come volerle dire. La mano della produzione di Cosmo si sente già dalla campionatura di voce in Apri gli occhi, siamo nello spazio (luogo n.1) che, pur essendo di Mattia, rimanda a tutto l’universo di Marco, dal sample di Marvin Gaye a diversa roba fatta con i Drink to me. La tripletta iniziale è un ottimo incipit per il disco, Essere felici qua ancora meglio del singolo Non penso mai, entrambe le canzoni con i cori di Giorgie D’Eraclea aka Giorgieness, che ha una voce bellissima. Come songwriting sono dei buoni pezzi praticamente quasi tutti gli altri: Io credo in te, la tua magia è vera (luogo n.2), Un pomeriggio (con i Tropicalisti), Sparire qui e la finale Chiudi gli occhi, siamo a casa (luogo n.3) che chiude il cerchio narrativo con l’unica chitarra acustica – ci sembra – del disco, in una coda bella emozionante con le voci a sfumare che rimane in testa ripetendo vorrei solo essere a casa in loop. Un luogo sicuro è anche un disco ricco di featuring: da citare lo scratch di Dj Dust – collaboratore di Mecna – in L’uomo più forte del mondo e la voce di Michael Liot – il cantante dei We Were Evergreen, un gruppo pop francese da conoscere e approfondire – in Berlino.

Densità di qualità: sebbene le canzoni siano fortemente elettroniche (con tanto di interessanti intermezzi o code strumentali) è stato davvero piacevole vedere Mattia portare i pezzi di questo disco negli instore della Feltrinelli con solo voce e chitarra. Senza snaturarli – infatti è stata un’operazione possibile solo con alcuni brani del disco – ma con risultati apprezzabili. Questo per dire di quanto non sia banale scrivere canzoni che stiano in piedi a prescindere dagli strumenti con cui vengono suonate e quanto in questo caso L’orso ci sia riuscito. Sarebbe come se l’apeiron un po’ confuso un po’ innocuo che era Ho messo la sveglia per la rivoluzione (Garrincha, 2015) fosse stato un passo necessario per la crescita de L’orso: molte delle idee che diventano convincenti in Un luogo sicuro erano in qualche modo già contenute nell’album precedente, ma mancavano della messa a fuoco e forse in alcuni casi anche di motivazione. Forse il momento migliore dell’album, per equilibrio fra testo, contaminazione e risultato emozionale è Sparire qui. Sparire qui è anche l’unico episodio esplicitamente sofferto, in un disco nel complesso accogliente, rigenerante, o detto in maniera ancora più semplice: un luogo sicuro.

Velocità: adeguata.

Il testo: Ti cerco nel letto e non riesco / a prendere sonno da un pezzo / e fa male sapere che ho perso / e fa male sapere che ho perso me stesso da Sparire qui

Dichiarazione: Cosmo è la persona più importante di questo disco. È colui che mi ha spronato a trovare la mia musica, senza pensare ad altro, senza farmi condizionare da me stesso o altri. È colui che mi ha fatto fare pace con il fare musica. Lavorando con lui è cresciuta la sicurezza, le idee si sono fatte più chiare, tutto finalmente ha trovato il proprio binario. Produrre un disco insieme è stato semplice. Devo molto a Marco, e alla sua famiglia, umanamente. Dal disco raccontato per DLSO

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