Facile – Disco Shuttle

A cavallo fra il grigiore della Brianza e un pub britannico, il nuovo EP dei Facile, “Disco Shuttle”, si presenta come un progetto d’altri tempi. Assemblando ricordi malinconici che riaffiorano dalla nebbia, il duo raccoglie gli ottimi singoli precedenti e – con l’aggiunta di un brano inedito – li racchiude in un progetto la cui brevità è compensata da un’innegabile intensità emotiva. Spinta a riflettere sulla condizione di isolamento e rigetto sociale della vita di periferia, la band canta di rapporti che si indeboliscono fino a scomparire come il fumo di una sigaretta spenta sul cemento, attingendo a piene mani da un sound e da un immaginario rock marcatamente classico. L’approccio strumentale, scarno ma in nessun modo banale, è retto dal ricorso a riff decisi e da sonorità distorte che non scendono a compromessi; il gioco della ricerca dei riferimenti del progetto, evidentemente influenzato da un certo filone anglofono (e in ogni caso internazionale), porta alla mente la musica di band come U2 e Foo Fighters. La scelta dell’inglese in fase di scrittura, del resto, aiuta a ricostruire la gamma di possibili ispirazioni e dà conto di uno stile autoriale maturo e ben selezionato, capace di dar vita a testi solidi che rimangono impressi nell’ascoltatore. Il risultato è ben riscontrabile in “This Hard Love”, brano di apertura dell’EP ed episodio particolarmente riuscito, grazie alla fusione di un ottimo cantato melodico e di una strumentale che lascia respiro e spazio al divagare delle chitarre. Seguono “Love Dies Slowly” e “Go Wild”, brani maggiormente intensi sotto l’aspetto del sound, ma non per questo investiti in minor maniera dalla sincera emotività del cantato e della scrittura. A chiudere il progetto “Ironilla”, l’unico brano inedito e senza dubbio l’episodio più potente e coinvolgente, dominato da un ritornello che si fa ipnotico nella sua reiterazione e ottimamente supportato da una strumentale ben congegnata. In sintesi dunque con “Disco Shuttle” i Facile mettono in mostra un rock dall’attitudine schietta e disillusa, dando vita ad un progetto dal respiro internazionale segnato da una maturità artistica che fa ben sperare per il futuro della band. Un album dalle tinte in bianco e nero capace di raccontare la frustrazione del sentirsi esclusi e messi in disparte.

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