Rev Rev Rev – Des Fleurs Magiques Bourdonnaient
GENERE: shoegaze-rock
PROTAGONISTI: Laura Iacuzio, Sebastian Lugli, Andrea Dall’Omo, Greta Benatti
SEGNI PARTICOLARI: Nel 2013 la band modenese ha pubblicato il proprio esordio omonimo che, con il tempo, ha permesso ai ragazzi di togliersi delle belle soddisfazioni, ad esempio la nomination come migliore autoproduzione dell’anno dal Premio Italiano Musica Indipendente o il fatto che Steve Lamacq abbia più volte passato i loro brani. Una traccia di quell’album è stata inclusa nella compilation Revolution – the shoegaze revival (Ear to Ear Records / Gerpfast Collective) supportata da membri di Swervedriver, Brian Jonestown Massacre e The Telescopes. Ora è tempo di dare un seguito e, se possibile, confermare quei consensi con il nuovo disco.
INGREDIENTI:Più ci addentiamo nell’ascolto di questo lavoro e più ci sembra di scorgere un certo Kevin Shields che infonde la sua sapienza e benedice l’intero operato dei Rev Rev Rev. Ma non solo. Appare certo l’intensità sonica dei My Bloody Valentine, ma non sono da meno gli aspetti più rock e claustrofobici di nuovi paladini del genere come A Place To Bury Strangers e così, al lato più canonico dello shoegaze, fatto di feedback, melodie eteree e voci annegate nelle chitarre, sia aggiunge un versante più fisico, psichedelico e rumorista, capace di inchiodarci al terreno.
DENSITÀ DI QUALITÀ: Per riuscire a dire ancora qualcosa d’importante in questo genere non basta certo alzare il volume delle chitarre o guardarsi i piedi durante tutto un concerto, no, ci vuole personalità. I Rev Rev Rev ne hanno e al di là di inevitabili tributi disseminati qua e là nel corso dell’album sanno esprimerla con convinzione. Il mantra ipnotico di Nightwine ad esempio, che segue il primo assalto sonoro e distorto mostratosi in Buzzing Flowers Ectasy, è quanto di più magnetico ci possa essere, capace di inquietare e disturbare e non è certo lavoro così facile, ve lo assicuro. Il mondo dilatato dei MBV è plasmato con intraprendenza, con trame melodiche e armoniose (We Can But Dream su tutte) che accarezzano i nostri sensi, prima che un vento forte e spietato ci colpisca in pieno volto, graffiando il nostro corpo (Blame), soffocandoci (A Ring Without An End) o risucchiandoci in un vortice oscuro in cui però trovare un momento di pace (Plymouth Morning). La vera perla d’inestimabile valore però resta Just A Spot, capace di assorbire e mostrare tutti i riflessi musicali della band, con chitarre che da rabbiose e “doom” si fanno languide e carezzevoli, mentre il finale del brano ci conduce in territori cari a Jason Pierce e ai suoi Spiritualized. Summa assoluta e manifesto di un disco intrigante e coinvolgente.
VELOCITÀ: Un cuore pulsante, capace anche di accellerare a livelli importanti.
IL TESTO: “Aphrodite came with a lot of gifts / And stuck the will in this frail heart / Sprays of light from that burning lamp / Lighting up the hairy bourn” da Je Est Un Autre.
LA DICHIARAZIONE: “Suonare in giro crea dipendenza e noi siamo decisamente in astinenza, così in attesa di ricominciare a macinare chilometri (presto avremo pane per i nostri denti) ripensiamo alle tante serate dello scorso tour, in cui abbiamo incontrato persone stupende che condividono con noi l’insana passione per riverberi e feedback.” (dalla Pagina Facebook ufficiale dei Rev Rev Rev, gennaio 2016)