Anteprima: A Morte L’Amore (full album con intervista)

Il prossimo 25 marzo esce il debutto omonimo dei pugliesi A Morte L’Amore. Noi abbiamo il piacere di ospitarne lo streaming in anteprima e abbiamo colto l’occasione per rivolgere alla band una serie di domande.

Così ci viene presentato il disco: “La band cita e si rifà ad un immaginario influenzato dal cinema noir e di genere, che si spinge alla ricerca di interpretazioni sonore poco convenzionali passando da Mal e i Primitives, la prima Loredana Bertè, i compositori di colonne sonore cinematografiche degli anni ’70, il buon David Bowie e fino alle ultime scorribande glam-hard rock degli Eagles Of Death Metal. Al suono “internazionale” si contrappone la lingua italiana utilizzata in tutte le canzoni. I testi non si rifanno per forza ad esperienze personali dei tre membri della band, né tra gli obiettivi del gruppo c’è quello di catturare atmosfere quotidiane con ragionevole realismo; una voce dolce detta immagini violente, crude, ma soprattutto sensuali“.

INTERVISTA
di Riccardo Cavrioli – risponde Simone Prudenzano (batteria)

Ciao ragazzi, come state? Da dove ci scrivete?

Niente male. Ti scriviamo da Roma

Pochi giorni e l’album sarà ufficialmente fuori. Stato d’animo attuale? C’è un po’ di (sana) tensione?

A dirti il vero non ce ne frega un cazzo; “tesi” dovrebbero esserlo i nostri discografici. Noi siamo semplicemente curiosi di vedere come questo prodotto possa essere accolto, perché è indubbiamente un prodotto particolare; ma sino ad ora la stampa lo ha accolto con incredibile interesse e le recensioni non potevano essere migliori.

Immaginario e scenari decisamente cupi i vostri, fin dal cortina stessa: vi trovate più a vostro agio quando scende la notte, con tutte le incognite che può offrire?

Si perché quando scende la notte, almeno che non sia un maledetto sabato sera, in strada ci sono meno esseri umani e in più l’ ombra potrebbe celare qualcosa di gradevole.

Spesso accostato al vostro nome trovo l’etichetta “disco-punk” e devo dire che, al di là di una necessità giornalista di trovare un genere, non è neanche lontana dalla realtà: gran lavoro ritmico, incalzante, pulsante, che realmente spinge l’ascoltatore a muovere i piedi e poi un sound sporco, chitarre distorte e abrasive. Eppure non parlerei di gioco di contrasti, ma piuttosto di strepitosa amalgama di questi elementi…

Grazie per la tua analisi, la trovo particolarmente azzeccata ed esaustiva. Non credo di poter aggiungere null’altro di fondamentale.

L’amore, c’è chi ne canta in toni entusiasti e dice di non poterne fare a meno, voi invece l’amore lo mettete addirittura a morte, forse perchè pare generare più pericoli e deliri che positività, o sbaglio?

No! Non sbagli. Questo è il modo più impulsivo con cui ci rapportiamo all’amore, quasi maledicendolo. Ma in realtà la questione è più delicata. Abbiamo Voluto giocare sul fatto che da subito sarebbe stato recepito come uno slogan estremo, ma al contempo lo si intendeva come un invito a riflettere su quanto questo amore venga ripetutamente violentato e svuotato di senso. Noi per primi oscilliamo continuamente tra l’una e l’altra visione della cosa.

Ci credete se vi dico che in certi brani sembra quasi di sentire una tensione, tutta italiana, figlia dei “poliziotteschi anni ’70”?

Ci hai visto lungo! Dalla scrittura, dall’arrangiamento fino ai missaggi abbiamo sempre avuto un piede in quel mondo, non entrambi perché non ci interessava fare una roba di genere o da segaioli della pellicola, per quanto ci interessino Trovajoli e Bacalov.

Ho smesso è decisamente oscura e claustrofobica, ma nello stesso tempo maledettamente sensuale e lasciva. Adoro questo pezzo, perchè pur parlando di “avere un diavolo all’interno” non è, come ci si potrebbe immaginare…indiavolata o dal battito irrefrenabile. Anzi. Mi dite com’è nato questo pezzo?

In origine si trattava di qualcosa di molto diverso, il solito r’n’r, e non ci convinceva. Poi in studio con vari espedienti “sempre verdi” abbiamo alterato la percezione e della vecchia stesura non sono rimasti che i bpm, abbiamo praticamente risuonato il tutto: una batteria più esotica, le chitarre rock sono andate affanculo, il basso ne è diventato colonna portante, abbiamo calato il registro vocale e riscritto il testo… La ricerca è culminata nello sprofondare in un turbine delirante ma al contempo strutturato.

C’è qualcosa che, riascoltandola a disco finito, vi ha particolarmente colpito?

La cosa nella sua interezza. Questo perché il processo lavorativo non è certo stato dei più ortodossi; è una band nata in studio, niente provini o pre produzioni, non sapevamo cosa ne sarebbe uscito. Ci siamo lasciati sorprendere dalla formula che ne risulta, molto “disco-punk!”

Grazie ancora per la disponibilità ragazzi, con che canzone potremmo chiudere la nostra chiacchierata?

Con quello che preferisci. Grazie mille a te!

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