Roccia Ruvida: i FoFoForever

Direi che quando ho chiesto a Stefano Poletti (firma pregiata della parte “visuale” del suono indie italiano (regista di grandi videoclip e qui anche colonna di un progetto che al passato deve molto) di Spotify e di un riscontro sulla musica di oggi mi ha risposto: “Bro nel 2050 muoriamo tutti. Cazzomifrega di Spotify e del futuro della musica. A me basta divertirmi fin che si può”. Detto questo detto tutto. Questi sono i FoFoForever e queste le loro risposte alle domande di Roccia Ruvida. Due cenni di cronaca: i FoFoForever pubblicano il loro primo disco dal titolo “Canzoni Contro il Panico” dentro un suono pop denso di fantasia, allegorie favolistiche, modi fanciulleschi… e “cazzomene” del resto, in fondo, tra strumenti giocatto e modi alla MTV di un tempo, il pop FoFoForever è una pennellata ad acquarello che non pensa a pensare, ma pensa ad alleggerire gli animi conturbati di noi giovani d’oggi (cit.). Mi sta anche bene ma le loro risposte non è che le abbia proprio capite. Sono artisti in fondo…

Di sicuro parlare di passato è facile. Lo conosciamo. Poi fare leva sulle sensazioni di quando lo eravamo tutti, è una comoda soluzione. O sbaglio?
Non sono certo di parlare meramente del passato visto che ho poca memoria. Credo sia un passato molto fantasioso scaturito dall’immaginazione ed utilizzato, come dici tu, come pretesto del parlare del presente.

Anche nei vestiti, c’è la bellezza, c’è il giocattolo, c’è l’ingenuità dei testi. Fare i bambini da adulti è difficile?
Il dualismo “Adulti” / “bambini” è una distinzione che non riconosco. Rispetto al tempo dell’universo siamo infinitesimali. La nostra vita è già un granello, non lo andrei a dividere ulteriormente.

Sicuro che non venga il panico nell’ascoltare questo disco? Per voi il panico di oggi dove si trova? E non rispondermi “nelle domande come questa”… sarebbe troppo facile 🙂
Come detto da qualcuno, l’arte è il “perturbante”, quindi qualunque sentimento susciti l’ascoltare il disco per me va bene. L’importante è che non risulti piatto e mainstream.

Parliamo di Spotify: anche nel 2025 batto il chiodo su questo punto. Tanto lavoro, tanto investimento e poi si regala tutto alla rete. Gratis tutto per tutti. Evviva. E il mestiere della musica? Come pensate di rispettarlo voi che siete i lavoratori?
Il cambiamento, climatico, le guerre, le pandemie. Bro nel 2050 muoriamo tutti. Cazzomifrega di Spotify e del futuro della musica. A me basta divertirmi fin che si può.

Chiudiamo sempre abbassando l’ascia di guerra. Anzi grazie per esservi concessi a queste domande spigolose. C’è inevitabile gusto del passato dietro questo disco eppure, questo disco, finisce con un brano strumentale, quasi title track di tutto il lavoro, e siamo dentro volute dolcissime che mi ricordano un post-rock romantico. Si esce dal disco… si torna adulti ma con una serenità maggiore?
Probabilmente Il panico resta, ma spero diventi motore catartico per la ricerca di una vita più serena. Ad maiora

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