Roccia Ruvida: i Bardomagno
Non vedevo l’ora di fare questa intervista anche perché, forse come raramente accade, dall’altra parte del regno vive questa volta qualcuno che lo sale ne la zucca. E l’intelligenza regna sovrana e non poteva che essere altrimenti vista la geniale resa artistica di questo progetto che dalla community di Feudalesimo e Libertà poi prende derive musica con il progetto BARDOMAGNO. Un nuovo disco in linguaggio neo-medievale e neo-rock epico, ancestrale, che un po’ fa il verso al grande panorama internazionale e un altro po’ sfoggia una personalità davvero esplosiva. Critica sociale, seria, puntuale… a suon di risate. E chi vuol intendere intenda. “Li bardi son tornati in locanda” è il nuovo disco dei Bardomagno, da bere e mangiare in un tempo solo e fareste un grave errore di critica se vi limitaste soltanto alle risate. Però una postilla lasciatemela: quando voi bardi mi accusate dicendo “Del resto, questa domanda identica alla precedente è la prova del fatto che chi l’ha scritta probabilmente non è stato in grado di leggerla, e quindi di accorgersi che era la stessa”… ahimè errate e di gran lena. Nella prima domanda alludevo a quanto fosse difficile FARE critica… nella seconda alludevo a quanto fosse difficile che questa ARRIVASSE alla plebe. Domande simili, facili da confondere… ma concetti diversi. Direi che a suon di risate e geniali soluzioni rock, qualche sottilissimo filo di confine manchi di vederlo anche a voi… o forse è sol questione di distrazione, visto il rumor di baccano che vive in locanda.
C’è da divertirsi. C’è da ridere. Ma dico io: non è che delle cose importanti si ride soltanto? A forza di ridere ci laviamo la faccia dal prendere coscienza dei problemi seri?
Assolutamente si! I nostri testi trattano in maniera ironica temi di importantissima priorità come Cinture di castità, crociate, colonizzazione delle americhe latine, proprio per far si che le persone non debbano pensarci cosi intensamente come fanno tutti i giorni della loro vita.
E non è poi che a forza di scherzare su realtà paradossali in fondo ci diamo la libertà di dire a tutti che sotto sotto vorremmo avere tutti un meraviglioso feudo da governare? Facile condannare e assai politicamente corretto giudicare i padroni… ma se fossi noi i padroni?
In realtà io non lo diciamo sotto sotto, ma sopra sopra: io difendiamo i diritti di quella minoranza silenziosa che da troppo tempo ormai è orfana di una rappresentanza. I feudatari, di cui, pe’ volontà dell’imperatore, io speriamo di far parte. Aggiungiamo anche che io speriamo di far parte anche di quella stretta cerchia di persone che sanno le coniugazioni.

Difficile e scarsamente comunicativo fare critica seria vero? Chi la capisce in fondo…
Difficile e scarsamente attrattivo capire una critica seria, vero? E i marò? Loro credo che la capirebbero, anche se forse sarebbero scarsamente comunicativi nel parlarne. Ma sopratutto, di covid o col covid?
Feudalesimo e Libertà: ma secondo voi, al di la del fatto che a tutti piace ridere e quindi si clicca facile alle battute come sul sesso ammiccante, la massa popolare avrà capito qualcosa della critica sociale che fate? Penso che a stento si trovino persone capaci di seguire il linguaggio neo-medievale… qualcuno penserà anche che siano parole vere…
Beh in effetti concordiamo sul fatto che viviamo in un mondo di analfabeti che non sanno leggere, e che pertanto non sarebbero mai capaci di intendere la sottilissima e ricercatissima critica sociale che facciamo. Del resto, questa domanda identica alla precedente è la prova del fatto che chi l’ha scritta probabilmente non è stato in grado di leggerla, e quindi di accorgersi che era la stessa. Quando scriviamo di ritorno alla servitù della gleba, abbiamo in mente proprio a questa categoria di persone: gli analfaboomer, e a loro vogliamo lanciare questo messaggio provocatorio dalla forte carica sarcastica e umoristica: Vulva!
E come sempre a chiusura abbassiamo l’ascia di guerra. Anzi grazie della partecipazione con intelligenza e contenuto. E penso che il suono medievale oggi non poteva che essere rock… ma davvero, al di la degli aspetti sociali di questo lavoro, c’è stata una ricerca sonora, di composizione e di strumenti per evocare al meglio la cultura medievale?
Deponiamo l’ascia anche noi messeri, e vi ringraziamo molto per la simpatica ed inusuale intervista. Riguardo la ricerca sonora, abbiamo cercato di usare strumenti ed arrangiamenti medievali come una sorta di “chiave di rilettura” di generi più moderni, spaziando dal rock classico, passando per il pop di più facile ascolto per arrivare financo al K-Pop, funky ed addirittura reggaetton. Se vogliamo è una specie di processo parallelo a quello che è avvenuto con i testi, in cui abbiamo reinterpretato in chiave ironico/medievale gli eventi più recenti. Ovviamente il tutto è stato fatto senza la pretesa di essere filologici al 100%, ma con l’obiettivo di suscitare nell’ascoltatore le giuste suggestioni in base al messaggio che volevamo comunicare: lo verbo dello imperatore.



