Roccia Ruvida: Francesco Garito

“The Giornalisti non saprei cosa dirti se non che dopo pochi secondi di ascolto ho abbandonato, ma senza presunzione, non è roba che fa per me”. Ecco la sua risposta quando ovviamente l’ho messo di fronte alla “competizione” tra fama e contenuti. Beh insomma che dire: Francesco Garito non solo è stato al gioco perverso di queste domanda da idiota ma ha saputo sagomare il tutto con educata umiltà che rende solo merito a chi fa dell’arte – quella vera – una forma di espressione e di vita. Francesco Garito, cantautore toscano di lungo corso, lontano come troppi dalle luci della scena che “conta” ha fatto un disco che, a quanto pare, gli somiglia tantissimo, coerente e sicuramente sincero. Ho provato a stuzzicarlo per bene come al mio solito ma niente, ha retto botta, ha assorbito il colpo ed è stato nudo quanto basta davanti l’evidenza delle cose. Insomma non troviamo i capelli nel pagliaio. Mai per una volta sono io a perdere la sfida.

La prima domande che mi viene naturale è: da “Fotografie” a “L’Attesa”, dal digitale all’analogico, sei passato dai suoni ben prodotti ad un disco quasi amatoriale (almeno da un ascolto profano). Se prima suonava tutto in modo importante ora è tutto così lo.fi e decisamente improvvisato. Sono finite le risorse? Oppure che altra scusa c’è di buono per giustificare l’assenza di produzione come si deve?
È stata una fatalità. Sapevo per certo cosa non volevo e cioè un disco che suonasse in maniera industriale ma non sapevo come fare, in aiuto è arrivato Stiv Cantarelli, amico di lunga data, che in un Pub dopo l’ennesima birra si è proposto come produttore, non aveva mai lavorato con materiale “italiano” e voleva provare a vedere di nascosto l’effetto che fa.
Sono stato sempre affascinato dai suoi lavori soprattutto dall’ultimo registrato a Londra in uno studio completamente analogico, le cose hanno preso subito una piega che mi è piaciuta, pochi strumenti, arrangiamenti semplici, una sensazione di leggerezza ed allo stesso tempo tanta sostanza, la possibilità di riprodurre le canzoni anche solo voce e chitarra senza perdere l’essenza delle stesse, insomma una gioia, mi ha restituito quel piacere che provo per strada quando suono da solo per pochi passanti. Poi la grande rivelazione è stato registrare in uno studio analogico, “L’amor mio non muore” di Roberto Villa a Forlì, senza trucco e senza inganno, abbiamo riportato in studio quello che in mesi avevamo provato a casa e tutto è stato volutamente lasciato così come è venuto fuori dagli strumenti e dalla voce, anche le piccole imperfezioni che a mio avviso restituiscono umanità e poesia. Insomma una scelta artistica nessun altro motivo recondito, le scuse non mi interessano e probabilmente senza Stiv questo disco non sarebbe mai uscito.

Il disco si apre con un piccolo antipasto di piano e voce…ma quel piano…è davvero acido nel suono. Dai giustifichiamo anche questo…
Intanto sono abbastanza certo di non dover giustificare nulla, “Arcadia” è un intuizione di Roberto Villa che ha pensato bene di riprendere voce e pianoforte verticale con un unico microfono e dare al brano la degna cornice con una ripresa dell’ambiente che da sola fa suono, se ascolterai con attenzione quell’ambiente, con gli scricchiolii dello sgabello e la profondità della sala, ci troverai più poesia di centinaia di perfetti e scontati soli di chitarra elettrica che riempiono tanti bei dischi di musica italiana.

In sostanza l’ascolto ha 8 brani di cui una cover di De Gregori (LA MOSCA è femminile…tu dice LO vedi…è sbagliato!!!), due brani il cui testo sono poesie. Cos’è, avevi poca ispirazione per questo nuovo lavoro?
Una cosa che subito ci siamo imposti con Stiv è che non si dovesse fare un disco con un tot di pezzi o dovesse avere una durata minima, avevo un bel pò di canzoni in mano, in piena libertà abbiamo fatto una cernita pensando a quello che il disco doveva essere, era inutile riempire con quattro canzoni che magari non avevano la giusta ispirazione mentre invece una cover ben rivisitata poteva dire molto più di me, poi le poesie sono sempre state grandi compagne nella mia vita, volevamo soprattutto sentirci completamente soddisfatti del lavoro che stavamo producendo a prescindere dalla quantità !
Per quanto riguarda “LA MOSCA” ho ripreso il testo di De Gregori così come lo canta lui, credo che il “LO VEDI” si riferisca a tutta la scena e non alla mosca ma dovresti chiedere al Principe che immagino sarà felice di risponderti.

Di nuovo un cantautore, siamo freschi freschi di Tenco dunque io inzuppo il pane al mio solito modo. Perchè al Tenco secondo me neanche lo avranno ascoltato il tuo disco…e comunque sei conscio che non vai affatto di moda? Oggi vanno di moda i The Giornalisti e Brunori…
È molto probabile che il mio disco non lo abbiano ascoltato, immagino che abbiamo avuto una quantità imponente di lavori da ascoltare e di certo di artisti molto più visibili e con storie molto pèiù importanti della mia.
Sull’essere di moda o meno ho una certezza : sinceramente non mi interessa. Ho scelto una strada che mi facesse sentire appagato, quando ascolto il mio disco mi piace ed è quello che volevo produrre, qualcosa che mi piacesse. Poi se piace anche ad altri bene, per altri intendo anche un solo ascoltatore, altrimenti va bene lo stesso, da questo punto di vista sono in pace con me stesso, so di aver dato quello che potevo.
Ad ogni modo il disco di Brunori mi è piaciuto, fa il suo e lo fa bene mentre The Giornalisti non saprei cosa dirti se non che dopo pochi secondi di ascolto ho abbandonato, ma senza presunzione, non è roba che fa per me.

Dimmi la verità: non essere tra quei nomi definiti come “migliori dellì’anno”, un po’ ti rode?
Sarebbe sciocco non ammettere che mi farebbe piacere un riconoscimento, chiunque fa musica d’autore guarda al Tenco ma come dicevo prima da questo punto di vista sono in pace con me stesso e poi il risentimento è davvero un brutto sentimento che non restituisce nulla.
C’è quella famosa battuta del protagonista nel film di Sorrentino “La grande bellezza” , quella che più o meno dice che ad una certa età non si può più perdere tempo con cose che non ci piacciono…Ecco le mie aspettative si rifanno a questa battuta, sono fortunato, scrivo canzoni e le suono alla gente che passa per strada, ogni tanto qualcuno mi ringrazia e mi ripaga di tutto…Come mi ha detto un amico cantautore : Molto meglio che andare una volta a settimana dall’analista. non trovi ?

Come di consueto chiudiamo l’intervista smettendola con questa farsa delle polemiche. Ti ringrazio anticipatamente per essere stato al gioco e tornando seri ti chiedo per salutarci: il tuo lavoro punta decisamente al contenuto, all’arte del messaggio e della parola più che alla forma. Tu che ormai hai anni di esperienza alle spalle, pensi sia questa la strada per restituire bellezza ed importanza alla canzone?
Sinceramente non saprei dirti se questa è la strada giusta per riportare tutto a casa, non credo ci sia una formula assoluta che valga per tutti, nel mio caso mi ha dato la possibilità di guardare le mie canzoni dritte negli occhi con dignità.
La forma è sostanza in certi casi se si ha la consapevolezza di quello che si sta facendo e di quello che si vuole ottenere.
Grazie a te, alla prossima.

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