Interview – Protto

Il ritorno di Protto è segnato da un brano difficilmente classificabile in un solo genere, parliamo di Fossi ricco (che vi consigliamo caldamente di ascoltare). Nel frattempo, il risultato della nostra chiacchierata virtuale qui!

Fossi ricco è il tuo ultimo singolo, come nasce?

Ho scritto Fossi ricco durante una riunione nell’azienda per cui lavoravo: l’amministratore delegato ci illustrava l’andamento dell’azienda e la mia mente vagava fuori dalla finestra.Si tratta di una riflessione nei confronti di una società sempre più orientata sull’avere che sull’essere. Tutti noi rincorriamo stereotipi dove benessere e “benavere” sembrano coincidere, in cui gli status symbol da raggiungere e possedere a costo di grandi sacrifici ci qualifichino come persone, e in questa continua frana esistenziale ci impoveriamo dentro sempre di più.

Non hai paura di discostarti troppo dall’ambiente “indie”? Quant’è importante per te esprimerti liberamente senza preconcetti e stereotipi musicali?


Quello che scrivo e come interpreto i miei brani sono l’unica maniera che conosco per esprimermi, è il taglio ironico e impertinente con cui affronto la vita di tutti i giorni, e chi mi conosce davvero non ha dubbi su una totale corrispondenza tra cosa sono e cosa suono su un palco. Adeguarmi a canoni di un mercato a cui sulla carta appartengo ma che non mi appartiene sarebbe forse la scelta più facile, ma in quel caso non sentirei la mia coscienza pulita perché dovrei indossare una maschera per compiacere ai gusti altrui, un prezzo molto elevato da pagare.Quindi sì, ho timore di essere frainteso e di essere rigettato dal panorama indie come una sutura estranea, ma dovesse capitare almeno non avrei nulla da rimproverarmi.

Come hai vissuto la tua quarantena?

Il lockdown per me è coinciso con un cambio di vita drastico: a gennaio mi sono licenziato dal mio lavoro di consulente finanziario, dopo anni di tribolazioni interiori, per fare il musicista a tempo pieno. Quindi ho vissuto i mesi di quarantena sospeso a mezz’aria tra emozioni contrastanti: da un lato tanta voglia di ricominciare, di studiare, di scrivere e arrangiare e in senso lato di investire su me stesso come musicista.Dall’altro sono stato scosso da ondate di sconforto per un tempismo al limite dell’epico con cui entrare nel settore degli eventi e e dello spettacolo in piena pandemia mondiale

Come vivi il rapporto con i social?

Io e i social non siamo mai andati d’accordo, ancor prima di iniziare questo progetto inedito, ma mio malgrado ora sono un tassello imprescindibile del mosaico, strumento che se usato correttamente ti permette di diffondere il tuo prodotto. La sensazione spesso però è quella di stendere il bucato in un immenso interno cortile su cui si affacciano miliardi di ballatoi affollati di gente sorda e cieca dove tutti strepitano, giudicano e dicono la loro su come si mettono le mollette. Bisogna imparare a prendere le misure per non rimanerne travolti e quello lo si apprende sul campo.

Ti piacerebbe collaborare con qualche artista italiano o straniero?

Assolutamente sì, sulla scena italiana per esempio apprezzo moltissimo Willie Peyote per l’uso che fa del linguaggio e ancor prima di lui Caparezza, che reputo un genio e maestro indiscusso. Ho sempre avuto anche un debole per Niccolò Contessa di cui invidio alcune sonorità e scelte armoniche.Stranieri ce ne sono fin troppi ma allo stato attuale sarebbe come raggiungere la luna con una scala a pioli

Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo prossimo futuro?

A dicembre uscirà un EP di 3 pezzi, che ho registrato a Torino al Transeuropa Recording Studio nel 2019, insieme a Fabrizio Cit Chiapello. Nel frattempo sto arrangiando alcuni pezzi che sto scrivendo o ho scritto in passato e in generale ci saranno altre sorprese, tra video, videoclip e, si spera, concerti live in giro per l’Italia.

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