Interview – NODONord
Fuori dal 26 aprile “LA PROX”, il nuovo singolo di NODONORD. Il cantante torna a raccontarsi tramite le sue canzoni e questa volta si prende un po’ in giro ironizzando sul sua difficoltà nello smettere di procrastinare. “LA PROX” è quasi un elogio al suo rimandare ciò che può fare oggi. “Dovrei andare in terapia. Ti prometto che ci vado. Non ti devi preoccupare ci vado, la prossima estate”, canta NODONORD.
Un testo ironico e leggero esaltato da un sound che sa mescolare elementi pop a un pizzico di elettronica. Il risultato è un brano accattivante e un ritornello che ti entra in testa fin dalla prima volta.
Noi lo abbiamo intervistato: siamo partiti dal suo nome, difficoltà e futuro.
Ciao NODONORD, perché hai scelto questo nome d’arte?
Ciao! Il nome prende spunto dai nodi lunari, che sarebbero i punti in cui l’orbita della luna incontra l’eclittica terrestre. Sono due: il nodo sud ed il nodo nord; in astrologia rappresentano la storia dell’anima con ciò da cui proviene e si porta dietro (sud) e ciò a cui è destinata e le sfide che affronterà (nord). Il cielo e lo studio dei suoi corpi sono da sempre un luogo dove scienza e fantasia convivono, si mischiano ed a volte si confondono. Credo che questa commistione rappresenti molto bene il mio approccio artistico, ma anche quello alla vita. In più se il nodo nord rappresenta il destino, non ho grossi dubbi che il mio sia in qualche modo legato alla musica.
E’ uscito da poco il brano La PROX (la prossima estate) in cui ti definisci un procrastinatore, come è nato questo brano?
In realtà quando è nato non volevo parlare di procrastinazione. L’ho scritto in un periodo in cui passavo tantissimo tempo in bicicletta ed ogni volta cercavo di andare un po’ più lontano.
Nella mia testa questa bicicletta che non mi portava abbastanza lontano è diventata la metafora di un cambiamento che desideravo e non riuscivo a raggiungere. Allora durante questi giri in bici mi sono messo a scrivere una canzone che raccontasse di questa eterna insoddisfazione e questo cambiamento che non arrivava mai.
Come succede sempre, scrivere una canzone mi ha aiutato a capire meglio quello che mi passava per la testa. Così ho capito che la bici non aveva nulla che non andava: ero io che per oscure ragioni continuavo a promettere a me stesso un cambiamento che invece continuavo a rimandare. LA PROX rappresenta proprio questa promessa eternamente tradita di una nuova vita.
Pensi che scriverlo ti ha aiutato un po’ ad esorcizzare, lavorare, su questo tuo “difetto”?
Sarebbe bellissimo se fosse così, ma purtroppo, parafrasando Guccini, a canzoni non si fanno rivoluzioni.
Sicuramente per me la musica è una chiave d’accesso importante al mio mondo interiore e, come dicevo prima, scrivere un brano è sempre un esercizio che mi aiuta a capirmi meglio, a volte prendendo coscienza di parti di me che non immaginavo neanche esistessero.
Un conto è prendere coscienza dei propri demoni, lavorarci poi è tutto un altro discorso, come dice LA PROX: “dovrei andare in terapia”.
Hai iniziato a pubblicare brani l’autunno scorso, qual è finora il pezzo a cui sei più legato e perché?
È una domanda difficilissima questa. Credo di poter dire con abbastanza sicurezza che non c’è un brano a cui sono particolarmente legato, perché ciascuno parla a diverse parti di me che fanno parte di un tutto indissolubile.
Certamente LA PROX è il brano che sento più attuale in questo momento, ma è un amore/odio il nostro perché la mia stessa canzone è un po’ impertinente ed ogni giorno mi sfida mettendomi davanti ai miei difetti ed alle mie difficoltà.
Qual è stata la soddisfazione più grande finora in ambito musicale?
Qualche anno fa avrei risposto a questa domanda raccontando di qualche brano con tantissimi ascolti o di un grande palco su cui suonare, ma crescendo ho imparato che in questo mestiere le soddisfazioni più grandi arrivano dalle persone. La musica permette di creare delle connessioni incredibili e sto cercando di godermele il più possibile, ogni volta che qualcuno mi racconta di come un mio brano gli ha parlato nella sua vita, ogni volta che suono insieme ad un altro musicista e sento che c’è una connessione è una sensazione impagabile. Nessun numero di streams può batterla.
Invece le difficoltà peggiori?
Di difficoltà ce ne sono infinite, alcune prevedibili, altre che invece mi hanno sorpreso.
Sicuramente non mi aspettavo che fosse facile far convivere NODONORD e Giovanni e infatti l’equilibrio tra la vita, la musica, il lavoro e le mie altre passioni è sempre estremamente precario e richiede uno sforzo non indifferente per far funzionare tutto. Per altro, NODONORD è la mia prima esperienza da solista e non avevo assolutamente previsto quanto fosse diverso portare avanti un progetto musicale in solitaria. Così come la goduria più grande arriva quando riesco a creare connessioni con le persone, la paura e la fatica si fanno sentire di più quando invece mi sento solo in questo viaggio. Fortunatamente sono circondato da persone che mi vogliono bene e che credono in questo progetto, e di questo non finirò mai di essere grato.
Prossimi progetti? Farai un tour la prossima estate o lo procrastinerai?
Intanto c’è un EP in uscita questa estate (proprio questa, non la prossima!). È un traguardo importante che serve a consolidare il percorso fatto fino ad ora.
Per quanto riguarda i live, è l’aspetto su cui sto lavorando di più in questo periodo, sia in termini di preparazione di uno spettacolo che mi soddisfi, sia per l’organizzazione di un tour per coltivare sempre di più quelle connessioni così importanti per me. Non c’è che da aspettare l’annuncio delle date per scoprire se questa volta riuscirò a vincere lo spettro della procrastinazione.
Grazie mille!