Interview – Mesoglea

Fuori da venerdì 26 novembre un nuovo e meraviglioso capitolo firmato Mesoglea che anticipa l’uscita di un album. Vivisection of a heart è un pezzo che vede la produzione di Claudio Cupelli in arte Kupo e si caratterizza per il suo sapore intenso, viscerale, arricchito di distorsioni e suggestioni elettroniche. Lasciatevi trasportare in un mondo musicale ove si viene cullati fra l’irreale e una tenera disperazione, un mondo di mezzo che il nome Mesoglea annuncia a chi si avvicina a questo piccolo gioiellino artistico fatto di equilibri preziosi e atmosfere impalpabili avvolte da una nebbia silenziosa che trasporta sensazioni e profumi dall’Oriente e dalle profondità di un tono dalla memoria blues. 

Vivisection of a heart è una confessione a cuore aperto di quanto sia difficile aprirsi ed esprimere le proprie emozioni più recondite, nonostante la più sincera trasparenza. Nata da tre note di piano e un testo scritto di getto, si è colmata nel tempo di suoni distorti e collisioni che creano un alternarsi di pieni e vuoti, e sul finale torna, ciclicamente, alle tre note iniziali. Un piccolo, prezioso e delicato gioiello di verità e introspezione, senza limiti di tempo ed emozione.

Come nasce la figura artistica di Mesoglea e cosa contraddistingue la sua musica?
Mesoglea nasce da un’esigenza inconscia di dover mettere in musica le mie emozioni, le mie sensazioni e il mio vissuto quotidiano. Nel tempo ho capito sempre di più -e tutt’ora lo appuro- che le strutture convenzionali non mi appartengono e questo nel mio modo di fare arte è palese. Non ho mai scritto una canzone con strofa-pre rit-ritornello-strofa-bridge e così via, e anche se dovessi farlo lo farei comunque in maniera diversa dai canoni. La mia musica e la mia persona sono enigmatiche e da scoprire, osservare, ascoltare fino in fondo. Voglio che un mio brano arrivi tramite l’essenza di ciò che voglio trasmettere, che arrivi emotivamente nel profondo, e non perché è orecchiabile o meno. Quando non sono Mesoglea, poi, sono Benedetta, una ragazza di quasi 24 anni laureata in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera e a breve mi trasferirò a Verona per intraprendere un biennio come costumista teatrale. In più c’è la danza. Ballo, da un sacco di anni, principalmente danza contemporanea. Sono immersa nel mondo dell’arte e posso dire per certo che Mesoglea è una parte importante di Benedetta e viceversa, senza una non ci sarebbe l’altra e nemmeno le altre mie mille sfaccettature. Mi piace pensare a come queste possano influenzarsi e combaciare in una mia forma artistica che è unica e piena di linguaggi e forme d’espressione diverse.
Tutto questo penso contraddistingua la mia musica.

Raccontaci il tuo ultimo brano: come è nato e cosa vorresti comunicare?
Vivisection Of A Heart è nato una sera di due anni fa da tre note di piano su cui io poi ho scritto un testo di cui ho percepito che ci fosse qualcosa di molto forte e personale, ma non me ne sono resa conto finché non ho finito di scriverlo. È avvenuto in maniera veramente impulsiva. Ho fatto una registrazione veloce con le memo vocali del telefono e l’ho mandata a Claudio Cupelli (Kupo), giusto per condividerla. Lui ha iniziato a lavorarci sopra con una produzione che ne veste perfettamente il sentimento: suoni distorti, collisioni, spazi vuoti che si riempiono fino a strabordare e crollare poi improvvisamente. Vivisection Of A Heart è una confessione a cuore aperto di quanto faccia male mettere a nudo le proprie emozioni più profonde, nonostante il mio essere molto trasparente. Ho cercato di trasformare in musica questa sensazione così forte che fa parte del mio vissuto ed è stato piuttosto doloroso ma anche liberatorio. Una ricerca molto intensa, diversa, nuova che si distacca come melodie e produzione da tutto quello che c’è stato in precedenza e da quello che ci sarà in futuro.
Per me è un piccolo e prezioso gioiello di verità e introspezione. La collego molto al mio primo ep, Love Again, dove non ci sono stati limiti di tempo ed emozione. Ad oggi provo lo stesso sentimento di allora quando lo ascolto e sarà così anche per questa nuova creazione.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana e come pensi di poterla arricchire?
La scena musicale italiana sicuramente è piena di talenti, peccato che siano nascosti. Lo dico perché credo che in Italia ci sia davvero poco spazio per gli emergenti -e per tali intendo piccoli progetti che stanno solo sulle proprie gambe-. Mi piacerebbe che ci fosse una scena alternativa che lo fosse per davvero e che avesse la possibilità di spiccare. Ci si sta forse muovendo una direzione simile, ma è tutto molto lento a mio parere. Vorrei che si desse più spazio ai piccoli progetti se sono innovativi, originali, e questo sarebbe bello se partisse in primis dai locali e poi nella distribuzione, che dovrebbero entrambi credere nella musica ed educare all’ascolto anziché pensare al dio denaro che, per carità, serve ma mi trovo totalmente contraria all’anteporre la quantità e alla qualità, soprattutto se si parla di arte.

Quanto sono importanti i social nella riuscita di un progetto musicale?
Al giorno d’oggi molto. Se sfruttata nella maniera giusta può essere una rete capillare. Del resto però -e mi collego anche alla risposta precedente- mi piacerebbe si ritornasse ad un’interazione da persona a persona, da artista a pubblico. Mi piacerebbe che i discografici tornassero a fare scouting nei locali per sentire veramente cosa un’artista può dare in live, che ci si interessasse di sapere qual è il suo percorso e non solo ad ascoltare 30 secondi di demo che funziona o non funziona per il mercato.

C’è un artista con cui sogni di poter avviare una collaborazione?
È come quando mi viene chiesto “qual è il tuo cantante preferito”: non so mai rispondere.
Su due piedi direi La Rappresentante di Lista per le soluzioni melodiche e le armonie e gli I Hate My Village perché mi aprirebbero a un mondo fantastico di ritmiche.
Esteri invece direi Micheal Kiwanuka per il suo modo di fare soul e R&B e una produzione di Ori Rousso non mi dispiacerebbe.
Questi sono i primi ma ci sono davvero troppi artisti conosciuti e non con cui vorrei collaborare, troppo difficile scegliere!

Puoi darci qualche anticipazione sui tuoi prossimi progetti?
Dopo questo singolo mi dedicherò al mio primo album, che è già in scrittura e vedrà luce tra circa un anno. Sarà un disco suonato, non mancherà certo l’ibrido tra acustico ed elettronico che è caratteristica prima del mio progetto, ma voglio lasciare tanto spazio ai musicisti che mi stanno accompagnando, alle percussioni, alla chitarra, al basso, anche perché lo sto visualizzando sempre di più live e questo mi spinge alla ricerca di suoni attraverso gli strumenti e non solo le sequenze o le produzioni a computer. Nessun singolo edito finora infatti verrà compreso in questo lavoro, sono tutte creazioni originali ed inedite. È un altro salto verso una dimensione che sto sperimentando e mi piace, è un’altra sfaccettatura che sento mia.

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