Interview – Kimera
Esce venerdì 12 luglio 2024 su tutte le piattaforme digitali il primo EP del progetto Kimera, un capitolo definitivo dopo l’uscita di diversi singoli, di cui l’ultimo dal titolo “Quando le discoteche chiudono“. Un viaggio introspettivo e intenso, atipicamente estivo che ci racconta un nuovo spettro della scena underground del cantautorato italiano, “I Fiori Del Male“,questo il titolo del disco, è un un viaggio introspettivo che racconta di un periodo di intesa trasformazione interiore. L’amore e la ricerca di sé stessi si intrecciano in un vortice di emozioni dando vita a un percorso tumultuoso ma illuminante. Attraverso esperienze emotive intense e momenti di smarrimento ci si interroga sulla propria esistenza e sul significato della vita. La fragilità e la debolezza diventano così terreno fertile per una profonda crescita interiore.
Da questo viaggio emotivo si emerge trasformati, consapevoli della propria forza interiore, pronti ad affrontare le sfide del futuro con rinnovata tenacia. E a questo riguardo, lo abbiamo intervistato.
- Quali sono le tue influenze musicali? C’è qualcosa che forse non ci aspetteremmo mai, ascoltandoti?
Le mie influenze musicali spaziano molto…sono cresciuto guardando tutti i pomeriggi MTV al ritorno da scuola, quindi ascoltavo dal Pop al Rock al cantautorato italiano. Negli ultimi anni mi sono appassionato ai suoni elettronici di artisti come i Röyksopp o gli M83 e mi sono perso nelle atmosfere sognanti ed eteree di voci come quella di Susanne Sundfør…
Da un punto di vista artistico da Kimera ci si potrebbe aspettare di tutto. Oggi potreste sentire una canzone totalmente melodica scritta piano e voce e domani invece una traccia puramente elettronica. Mi piace sperimentare e spaziare tra i generi!
- Il mood del disco è elettronico e molto oscuro. Come mai hai scelto di farlo uscire proprio oggi, a luglio? E quanto è stato nel cassetto questo disco, prima che vedesse effettivamente la luce?
Questo EP racchiude al suo interno tracce che ho iniziato a pubblicare questo inverno. Ho iniziato con Artico a Marzo e ho finito a luglio con Quando Le Discoteche Chiudono, per cui diciamo che in un certo senso sono stato “coerente” con le stagioni. Devo dire che questo progetto ha visto subito la luce, in quanto non è una raccolta di canzoni scritte a distanza di molto tempo l’una dall’altra ma, anzi, il contrario! Proprio per questo credo che ci sia un fil rouge che le colleghi l’una all’altra: sensazioni, sonorità, stati d’animo…
- Qual è il ruolo di un cantautore oggi, che Dalla e De Andrè e quel ruolo intellettuale forse è venuto meno? Ti senti mai di avere una “missione” in tal senso”?
Credo che il ruolo sia esattamente lo stesso: parlare al cuore delle persone.
É vero, il linguaggio si è modificato e non sono in grado di giudicare se questa sia un’evoluzione o, invece, un’involuzione. Però per me poco importa quanto “intellettuale” sia un pezzo, l’obiettivo, sempre dal mio punto di vista, è uno soltanto: arrivare alle persone. Io provo a farlo cercando di trasmettere sensazioni e atmosfere attraverso l’uso combinato di parole e suoni, questa è la mia missione.
- In che modo avere un progetto musicale significa anche inseguire una chimera? E perché hai scelto proprio questa immagine per rappresentarti?
Perché significa inseguire un sogno: vedere materializzarsi le proprie emozioni sotto forma di parole e suoni. Ascoltare il richiamo delle proprie chimere ti porta a sognare ad occhi aperti e sempre più in grande. Credo che sognare serva ad esorcizzare la realtà in cui viviamo e che spesso sentiamo “pesante”, senza però fuggirne! Sognare è come viaggiare all’interno del proprio subconscio vivendo l’intensità delle emozioni a forza amplificata per riemergerne poi più forti!
- Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e invece non ti ho fatto? Quale invece la risposta?
Perché scrivi musica?
Perché ce l’ho nel sangue!