BIORISK: sotto la superficie delle distorsioni

Nel cuore della bassa bresciana, tra mura che conservano ancora il sapore dell’improvvisazione e della libertà, nasce un’urgenza sonora che prende forma nei BIORISK. Con un’identità in costante mutamento ma mai dispersa, la band affonda le mani in un magma sonoro fatto di hip-hop, stoner, funk e introspezione mistica. Fuori dai margini non è solo il primo album: è un manifesto artistico, un’esplorazione visionaria tra sociopolitica, spiritualità e allucinazione consapevole. Ogni brano è un portale, e ogni parola ha il peso di una visione.

Nel vostro lavoro c’è una forte componente di denuncia, ma anche di sogno e viaggio interiore. Come convivono il reale e l’onirico?
Per certe persone, il confine tra realtà e sogno è molto labile. A noi piace scavare nel profondo delle nostre menti per testare i limiti della realtà, vedere fin dove ci si può spingere prima di sfociare nel sogno.

Il cambiamento di formazione è sempre una piccola rivoluzione. Si porta con se parti di suono e di identità… cosa ne pensate? Cosa siete ora?
Una band è la somma dei suoi componenti, quindi cambiare un membro sicuramente ha un impatto, ma è anche un’opportunità. Ora ci sentiamo davvero i Biorisk, nella “forma finale”.

Parlate di “disinformazione” come uno dei temi ricorrenti. Secondo voi la musica può combattere la distorsione della realtà?
La musica può certamente aiutare le persone ad aprire gli occhi su certe cose che accadono nel mondo, ma essa è pur sempre un mezzo. La musica può essere usata anche per distorcere la realtà.

Tanto suono oltre le liriche. Tante allegorie e didascalie con i suoni… il suono conta su tutto? La voce diviene strumento?
Ciò che conta è il messaggio, tutto ciò che viene utilizzato per diffonderlo è uno strumento.

Dal vivo come suona tutto questo?
Venite a sentirci live e lo scoprirete 😉

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