Ninos Du Brasil @ Tunnel, Milano, 01/03/2019
Per chi è abituato ai concerti al Tunnel è stato già bello non dover correre su Melchiorre Gioia alle otto di sera, con l’aperitivo milanese del sabato sullo stomaco, per paura di perdersi l’inizio del concerto. Per una volta, non si ha la paura di vedersi scacciare alle 23 dal locale dopo un set di un’oretta scarsa di concerto, cosa abbastanza usuale al Tunnel, niente code chilometriche per entrare, niente crisi isteriche per ritrovarsi improvvisamente in una posizione dove non si vede niente, non prende neanche il telefono e i tuoi amici sono stati trattenuti dal guardaroba obbligatorio e tu sei ormai consapevole che non li ritroverai mai più perchè piuttosto che pagare quattro euro per lasciare una sciarpa sono capaci di andarsene senza neanche salutarti (che poi insomma, come dargli torto). In sintesi: chi frequenta il Tunnel sa bene che i problemi non sono mai pochi, e sarà felice di sapere che questa volta è andato tutto bene (e non perchè si era ubriachi marci).
Cocktail a 10 euro (ora capite perché nessuno si è ubriacato), alle 23 ancora tutto deserto e il tempo di fumare fuori dal locale, cenare una seconda volta dal kebabbaro, fare un salto al Rock’n’Roll a trovare gli amici a cui i Ninos Du Brasil non piacciono (ma tu hai il forte sospetto che non li abbiamo ascoltati neanche una volta da quando hai cominciato a consigliarglieli), una tranquillità estrema a cui la Milano frenetica da Miami non era certo abituata. Ed è abbastanza assurdo parlare di serata tranquilla, se si sta per assistere a un set dei Ninos Du Brasil, che sono percussionisti festaioli con un’innegabile ed evidente attitudine da club berlinese. Piume e trucco in faccia, è ormai l’una passata ed eccoli che senza dire una parola attaccano a suonare. Più di quanto avrei voluto sentire è in realtà è su base, ma ci mettono così tanto impegno a farci scatenare e sudare gli uni contro gli altri, che viene anche facile perdonarli.
“Ma che poi non sono neanche brasiliani”, dice qualcuno un po’ indignato e scettico – guasta feste che non è capace di godersi una bella serata di sano orgoglio musicale italiano. E se ve li siete persi (o ve li siete visti con l’atteggiamento di questo generico guasta-feste), vi siete in realtà persi una festa, un’ipnosi collettiva, una delirante trance con esplosioni di coriandoli, discorsi su balere futuristiche, abbracci e scambi di merendine a fine concerto. Da replicare assolutamente.