Interview: Fil Bo Riva

Nato e cresciuto a Roma, Filippo Bonamici, in arte Fil Bo Riva, ha vissuto a Dublino e si è poi trasferito a Berlino, dove vive attualmente. Proprio nella capitale tedesca è nato questo suo nuovo progetto, che gli sta facendo trovare riscontri positivi in tutta Europa, grazie anche al suo primo EP, “If You’re Right, It’s Alright”, pubblicato dalla [PIAS] lo scorso settembre. Ancora relativamente poco conosciuto nel suo paese natale, il folk-singer laziale arriva proprio oggi in Italia per tre date in location suggestive (oggi martedì 25 alla Chiesa Del Suffragio di Savignano Sul Rubicone (FC), domani mercoledì 26 al Teatro Grande di Brescia e infine giovedì 27 alla Chiesa Dell’Annunziata di Pesaro). Noi di Indie-Roccia.it abbiamo approfittato di questa occasione per fare una chiacchierata con lui al telefono proprio ieri sera e farci raccontare dei suoi inizi, delle sue influenze, della sua casa discografica e del suo tour con Joan As Police Woman. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Filippo, per prima cosa ti chiedo da dove proviene il tuo nome d’arte, Fil Bo Riva, e se ha qualche significato particolare.

Fil Bo Riva prima di tutto sono le iniziali del mio nome vero. Riva, invece, viene da una lista di nomi che avevo su un quaderno dove disegnavo e scrivevo testi. Era una lista di trenta o quaranta nomi e alla fine ho scelto questo. Ne volevo scegliere uno con tre parole perché mi sembrava più bello esteticamente e più interessante rispetto a uno con due.

Ci puoi raccontare quando hai iniziato questo tuo nuovo progetto? Si tratta della tua prima esperienza in campo musicale oppure in passato avevi già suonato in altre band?

No, ho iniziato già a dieci o undici anni a suonare la chitarra, a cantare e scrivere canzoni, poi a Roma avevo un gruppo con cui facevamo cover dei Beatles. L’ho iniziato a Roma a circa dodici anni, ma abbiamo cambiato spesso. A Berlino ho continuato, ma già prima ho avuto altri progetti.

Ho letto che sei partito suonando in metropolitana e per strada.

Sì, a Berlino abbiamo iniziato a suonare per strada. E’ stato solo per qualche mese ed è servito per provare a metterci alla prova davanti alla gente, siccome era passato tanto tempo da quando avevo fatto i miei primi concerti in Italia. Questo era il modo più facile.

Era un’esperienza per avere un contatto con la gente e vedere che reazione poteva avere.

E’ così.

Stavi parlando poco fa di Roma, la città in cui sei nato, in seguito hai vissuto a Dublino e ora abiti a Berlino. Che differenze hai trovato tra queste città e quanto ognuna di loro ti ha saputo influenzare a livello musicale?

Sono tutte città molto diverse. Roma mi ha influenzato molto nella crescita e vi ho conosciuto i primi musicisti che ho ascoltato, da Rino Gaetano a Lucio Dalla; a Dublino, invece, ho esplorato più l’indie-folk, partendo da Mumford & Sons e gruppi simili, mentre a Berlino ho iniziato a provarci veramente con la musica. Tutte e tre queste città mi hanno veramente dato dei punti molto importanti per quello che sto facendo adesso.

Posso chiederti come riesci a gestire il fatto di tornare nel tuo paese ed essere molto più sconosciuto qui rispetto ad altri paesi esteri, come puo’ essere, per esempio, la Germania?

Lo gestisco con molta tranquillità. Non penso mai da dove vengo o dove sono nato, o meglio ci penso spesso, però non penso, anche se sono qua in Germania, “non sono famoso in Italia” o “in Italia non funziona”. Mi fa molto piacere suonare in Italia, saranno più piccoli rispetto ai concerti in Germania, ma ne sono molto contento. Non vedo l’ora di suonare lì. Non vedo l’ora di vedere che gente viene ad ascoltarmi e di parlare con loro dopo il concerto.

E’ un meccanismo a cui ti devi riabituare.

Sì, esatto.

Bisogna fare le cose step by step.

Sì, come sempre, con molto impegno, con molto lavoro e con molto amore. E poi piano piano si va avanti.

Che cosa ne pensi delle venue in cui suonerai? Due chiese e il Teatro Grande di Brescia, in cui hanno già suonato band e musicisti importanti. Proprio pochi mesi fa sono passati di lì i Divine Comedy, che a me piacciono molto. Credo che a un artista possano dare delle sensazioni positive e lo possano ispirare. Sei d’accordo?

E’ bellissimo sapere che in questi luoghi abbiano suonato gruppi importanti. La cosa più importante è sapere che suoni in luoghi molto belli a livello architettonico. Una chiesa, un teatro sono luoghi che a me, come musicista, danno un’emozione enorme semplicemente a entrarci e suonarci. Quando si spengono le luci per il concerto, ti guardi intorno e vedi un’ambiente bellissimo. Spesso non è così, spesso suoni all’interno di club; suonare in una chiesa probabilmente è più bello e comunque diverso.

Lo scorso settembre sei venuto a suonare al Magnolia di Milano all’interno di Unaltrofestival e a novembre sei tornato per tre date in apertura a Joan As Police Woman, con cui sei stato in tour in Europa. Come sono state per te queste esperienze italiane e, più in generale, anche il tour con Joan?

In generale il tour è stata un’esperienza che non scorderemo mai. Suonare in Inghilterra, suonare in Germania e suonare in Italia è qualcosa di differente: sono paesi così vicini, ma così diversi. Scopri il modo in cui reagisce il pubblico oppure il modo in cui ti accoglie l’organizzatore. E’ qualcosa di diverso da paese a paese ed è bello scoprire come la gente reagisce. Speriamo di ripetere questa esperienza in futuro, soprattutto i concerti di Roma, Bologna e Milano mi sono piaciuti molto. A Roma c’erano tutti i miei amici e la mia famiglia.

Che bello! Dove avete suonato?

Al Monk Club.

Molto carino. Ci sono stato poche settimane fa a vedere i Woods. Mi è piaciuto molto. E’ stato aperto pochi anni fa, ma è già diventata una realtà interessante.

Sì, è molto bello.

Parlando del tuo primo EP, “If You’re Right, It’s Alright”, quali sono state le tue maggiori influenze, sia a livello musicale che non musicale? Parlando, invece, dei testi, le tue canzoni quali argomenti trattano?

Le ispirazioni principali non sono mai artisti o altri musicisti, ma sono soprattutto cose che accadono. A me piace molto scrivere di cose malinconiche, cose tristi, cose un po’ da depressi. La malinconia è la cosa che più mi ispira nella musica e nell’arte. Tra tutte le cose che succedono in una vita, sono quelle che mi ispirano per la musica, soprattutto quelle che hanno a che fare con l’amore.

Parlando del tuo sound, come lo definiresti in questo momento?

Non ti so spiegare il genere. Ho pensato molto a cercare due o tre parole giuste per spiegare il mio genere, ma non le ho ancora trovate. E’ il mio prossimo compito.

In questo momento stai scrivendo? Hai dei progetti di pubblicare un album o magari un altro EP o comunque musica nuova?

Al momento siamo in tour, ma siamo stati in studio negli ultimi due mesi. Registreremo a Berlino fino alla fine dell’anno nelle pause tra i concerti. L’anno prossimo piano piano arriverà l’album.

Parlavi proprio ora del tour e dei tuoi prossimi concerti: per l’estate ha in programma di suonare a qualche festival?

In Italia non passeremo quest’anno, ma parteciperemo a dei festival in Germania, Austria, Svizzera, Francia, Inghilterra e Olanda. Quasi tutti i fine settimana saremo in giro dai due ai quattro giorni.

Il tuo EP è stato pubblicato da una casa discografica importante come la [PIAS]: ti posso chiedere come sei entrato in contatto con loro e come ti trovi a lavorare con un’etichetta così prestigiosa?

E’ stato per caso. Abbiamo finito di registrare l’EP e abbiamo pubblicato la prima canzone, “Like Eye Did”, da soli su Spotify e su Soundcloud. A un certo punto ci hanno iniziato a contattare un paio di case discografiche. Abbiamo guardato che idee avevano e la [PIAS] aveva delle idee con cui mi sentivo molto a mio agio. Mi piaceva molto l’idea, quindi abbiamo scelto loro alla fine.

Hai qualche nuova band o musicista interessante da suggerire ai nostri lettori, magari tedesco o italiano o anche di qualsiasi altra nazionalità?

Al momento ti vorrei suggerire questo gruppo indie-funk-pop che vive a Berlino. Loro sono australiani e si chiamano Parcels.

Grazie. Un’ultima domanda: puoi scegliere una tua canzone da usare come soundtrack per questa intervista?

“Like Eye Did”, il primo singolo.

Ti ringrazio tanto e in bocca al lupo per i tuoi concerti italiani.”

Grazie mille a te.

[Si ringrazia Alessandra Turchi di Comcerto per la preziosa collaborazione nel realizzare questa intervista.]

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