Massimiliano Larocca-Qualcuno Stanotte
GENERE: cantautore/folk – rock/blues.
PROTAGONISTI: Massimiliano Larocca + Sacri Cuori.
SEGNI PARTICOLARI: Massimiliano Larocca, toscano o meglio fiorentino, ormai da quasi tre lustri miscela il cantautorato nostrano con i grandi rocker e loser dell’iconografia della musica del diavolo che va da Bruce Springsteen, Dylan, Townes van Zandt e Fabrizio De Andrè. Musicalmente il suo ultimo vero lavoro solista è stato ‘La breve estate’ di ormai di otto anni fa, accolto con unanime consenso dalla critica. Negli anni seguenti, alternando l’attività dal vivo a quella di promoter per artisti americani (tramite la Pomodori Music insieme ad Andrea Parodi) ha dato alle stampe “Chupadero!” in collaborazione con lo stesso Andrea Parodi, Jono Manson e Massimo Bubola. Due anni fa poi ha dato vita ad album legato ad un progetto sociale con un gruppo di ragazzi diversamente abili intitolato “The dreamers”, registrato in collaborazione con Riccardo Tesi, Paolo Benvegnù ed Erriquez della Bandabardò. ‘Qualcuno stanotte’ è un ritorno che Max aveva annunciato e fatto assaporare diverse volte in questi anni anticipando live diversi brani che poi sono finiti in questo album rimodellandoli a seconda dell’occasione.
INGREDIENTI: la lunga attesa e i probabili ripensamenti sono stati fugati grazie all’incontro con i Sacri Cuori di Antonio Gramentieri che ha anche prodotto l’album.La musica del gruppo romagnolo non è esattamente in linea con quello che Max aveva finora prodotto e ci voleva probabilmente questo “qualcos’altro” per dare la sterzata e l’™accelerata decisiva per dare una forma definitiva ai brani tanto da rivelare aspetti che neanche l’™autore poteva immaginare. I nuovi stimoli e delle nuove visioni musicali hanno ad esempio portato l’open track ‘Angelina‘ a diventare quasi un pezzo dei Jesus Lizard o ‘Le luci della città ‘, un dolente blues, un brano che ricorda molto da vicino le atmosfere mex dei Calexico. La crudezza delle visioni presenti nei testi di ‘Magnifici perdenti‘ e Strade Perdute‘ si dipanano tra i bassifondi in tinta noir dove i personaggi sono spesso alla ricerca di una pur piccola vittoria, una sorta di rivalsa da una vita troppo spesso piena di sconfitte.
Più aperte e sognanti si rivelano ‘Sottomondo‘ e ‘Invisibili‘, piccole storie di ricerca di libertà , amore e speranza. La presenza di ‘Piccolo Eden‘, cover di “Blue jeans & white t-shirt” degli amati Gaslight Anthem, si innesta a perfezione nel contesto dell’™album rivelando nuove sfaccettature che ne evidenziano l’™aspetto più drammatico del brano. L’apice emotivo arriva con ‘Ti porto con me‘, dedicato al grande amore, un amore talmente forte che lo si sente ‘œpresente’ anche quando è (fisicamente) lontano. Un pezzo toccante eseguito e cantato con il cuore. Le chitarre aprono che “Niente amore” omaggiano il cantautorato a stelle e strisce costruendo una canzone apocalittica come lo è ma in modo diverso, ‘Dopo il diluvio‘, che ricorda l’imponenza di “My City of ruins” di Springsteen che con un finale “a cappella” da brividi cerca di intravedere la luce dove c’è solo buio.
DENSITA’ DI QUALITA’: questo album ridà voce ad uno dei più sinceri cantautori che da troppo tempo mancava. Avendo avuto la fortuna di ascoltare le canzoni dal vivo in questi anni devo riconoscere che queste coraggiose nuove vesti ne rinnovano e ne valorizzano la forza che Max ha nelle parole. Menzione speciale all’ottimo lavoro di produzione di Gramentieri e la capacità (camaleontica?) dei Sacri Cuori si sapersi adattare alle metriche che solitamente non rientrano nei loro canoni. La necessità di distaccarsi dai consueti schemi non può che portare nuova linfa ed uno stimolo ad un genere, che spesso tende solo a ripetersi o peggio ad imitare, degli schemi consolidati.
VELOCITA’:dal blues al rock più aperto.
IL TESTO: “Passo dalle strade affollate dagli amanti/ e seguo il tuo odore che cammina suoi tuoi fianchi/ Ho provato spesso a mescolare le mie carte/ a guardare il mondo con il tuo cuore e le tue scarpe/ io ti porto con me” da ‘Ti porto con me‘.
LA DICHIARAZIONE: ‘‘Volevo che quel mondo, quell’iconografia, quella letteratura di riferimento fosse ben chiara. Volevo che vendendo la copertina le persone sapessero il film che andavano a vedere. Il riferimento al noir o alla Blue Note con il caratteristico blu elettrico aumentano l’aspetto cinematografico. La foto e tutta la storia che si racconta graficamente possono riferirsi a tutte le canzoni del disco ma in particolare a “Strade perdute”, che termina con questa donna che prende un treno senza destinazione‘ parlando della copertina del disco a martincervelli.blogspot.it
UN ASSAGGIO: Invisibili
IL SITO: massimilianolarocca.wordpress.com/