Dust – Kind EP
GENERE: rock
PROTAGONISTI: Andrea D’Addato (Voce), Tomas Tai (Piano & Hammond), Andrea Giambelli (Chitarre), Riccardo Carissimi (Chitarre), Gabriele Prada (Basso), Muddy Brambilla (Batteria).
SEGNI PARTICOLARI: il progetto Dust nasce ufficialmente nel 2009 con il demotape ‘Tuesday Evenings’, ma affonda le proprie radici a diversi anni prima: cinque dei sei componenti del gruppo infatti erano nella stessa classe del liceo. Tre anni utilizzati per perfezionarsi grazie alle diverse date live, facendo quella gavetta così rara di questi tempi.
INGREDIENTI: l’intensa voce di Andrea D’Addato. La barba di Matt Berninger, gli occhiali di Michael Stipe, il cappello di Ben Bridwell e lo stesso numero di componenti dei Wilco: tutti nomi non buttati lì casualmente. Può sembrare esagerato o caricare di eccessive aspettative l’ascoltatore, ma secondo me non bisogna temere il confronto quando si hanno basi solide; ci troverete dentro tanti altri riferimenti, molto probabilmente ad ogni ascolto noterete un particolare che vi era sfuggito, un riferimento che vi eravate persi.
DENSITA’ DI QUALITA’: la prossima volta che un vostro amico vi dirà che in Italia non ci sono rock band valide, fategli ascoltare i Dust. Si perché di solito una delle grandi falsità che ciclicamente salta fuori è proprio questa cosa qui; ma basterebbe il tiro dell’ iniziale ‘O My Mind‘ per mettere a tacere tutti, un pezzo che ci riporta dritti ai National in una versione più ripulita. Ecco forse questa eccessiva pulizia in certi passaggi è la pecca più grande di questo EP: nella successiva ‘Ink Loaded Love‘ sembra quasi che certe scelte sia stato effettuate a tavolino per rendere il pezzo ancor più luccicante. Tutto il contrario della ballatona blues ‘Collapse Of Art‘, che rallenta il ritmo in maniera decisa e ci permette una totale immersione in quelle atmosfere da bar dove la voce si impasta a causa del fumo denso e del whisky non sempre di prim’ordine. ‘Never Defined‘ suggerisce echi di chitarre R.E.M., con la voce di D’Addato che gioca a cavallo fra un Tom Smith ed un Vedder d’annata, vero unico filo conduttore di questo lavoro. Nonostante le notevoli potenzialità del gruppo siano ancora non del tutto espresse, sono certo che uno dei punti fermi nel futuro sarà la qualità vocale di questo ragazzo. Chiude un’altra ballata, ‘Still Hiding Still Trying‘, placidamente intensa, a mettere il sigillo su un ascolto fin troppo breve.
VELOCITA’: viaggiando su un highway polverosa attraverso il deserto
IL TESTO: “I got the feeling that I won’t get lost in the middle of your jokes, I got the feeling I’ll play “Remain In Light” tonight, but I won’t be dancing” da ‘O My Mind‘
LA DICHIARAZIONE: nella lunga intervista rilasciata a ‘indie-roccia.it’: “se suoni davanti a tre persone e devi fare un concerto di un’ora lo fai tutto perché ami fare questa cosa”
IL SITO: ‘Facebook.com/dustmilano‘

