Appaloosa-Trance44

GENERE: electro-trance, noise-elettronico.

PROTAGONISTI: il nucleo base della band è composto dal polistrumentista Niccolò Mazzantini, Marco Zaninello (batteria), Dyami Young (campioni) e Diego Ponte (basso), la new entry. Per la realizzazione dell’album figurano anche Simone Di Maggio (Almayer), Riccardo Gamondi alias Rico (Uochi Tochi e La Morte) e Marina Mulopulos (Almamegretta).

SEGNI PARTICOLARI: tornano sulle scene gli Appaloosa con il quinto album della loro carriera dopo il recente ‘The Worst Of Saturday Night’ (2012), marchiato anch’esso Black Candy Records. I quattro livornesi sono reduci di un tour che li ha visti girovagare per Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo nel periodo di novembre 2013 e che ha meritatamente favorito la loro posizione nel contesto musicale underground italiano.

INGREDIENTI: l’album è composto da undici tracce ricamate da suoni particolarissimi al centro tra bassi eccessivamente marcati e sintetizzatori al massimo della sperimentazione. La band, ormai un culto nella scena musicale underground italiana, ha dato vita ad un disco che non sembra volersi allontanare tanto dallo scorso ‘The Worst Of Saturday Night’, volendone quasi rappresentare un proseguo; ‘Trance44’ propone uno stato di trance (per l’appunto) grazie a echi e riverberi che congedano temporaneamente dal reale. Ogni brano da conferma di ciò, spaziando tra ‘Barabba (Lu Re)‘, ‘Jerry‘ e ‘Trance44‘ (che da il titolo all’album), tutti pezzi dalle movenze monocorde e ripetitive ma dal fascino che ammalia; non è da meno ‘Deltoid‘, primo brano estratto che a partire dagli ultimi del 2013 ha cominciato a circolare sul web, prevede un riff anche in questo caso insistente e cadenzato di chitarre e bassi all’unisono che persevera per neanche tre minuti. Sono presenti anche brani dalla durata di pochi secondi, ‘Santour‘ e ‘Where Is The Sonny?’, in modo peculiare a colpire è il primo, adornato da suggestioni fortemente orientali.

DENSITA’ DI QUALITA’: è un disco che al primo ascolto appare monotono e ossessivo, ma allo stesso tempo è da tenere in conto il fatto che mai cade nella banalità . I quattro livornesi ci hanno ormai abituati a tali suoni che pongono chi ascolta al limite tra l’ipnosi e la psichedelia, in questa sorta di viaggi introspettivi; sembra, però, che ‘Trance44’ insista molto di più sul concetto di trip e la dimensione live ne è conferma: nelle date dello scorso dicembre gli Appaloosa hanno dato vita a spettacoli visivi fatti di immagini e luci psichedeliche che hanno affascinato chi ha avuto la fortuna di assistervi. Le sonorità  richiamano a tratti il trip hop dei Massive Attack, ‘Amigo Mio‘, brano di apertura del disco, e ‘Crycup‘ ne sono esempi lampanti e soprattutto in ‘Super Drug Bust‘ traspare una somiglianza impressionante con l’elettronica firmata Radiohead. Ad impreziosire il tutto fanno testo i collaboratori della band, come già  detto, dando quell’inclinazione sperimentale sinonimo di carica ed energia. Un album che non lascia delusi.

VELOCITA’: undici brani per poco più di mezz’ora all’insegna di aggressività  che rende inerti.

IL TESTO: i brani sono tutti strumentali.

LA DICHIARAZIONE: “Ora il tempo siamo noi. Senti il disco. Sentici dal vivo. Le differenze sono minime. Sono undici tracce, ma è concepito per essere ascoltato tutto insieme, come una mezz’ora abbondante di viaggio musicale. E’ un disco nato da pezzi fatti col sinth, poi li abbiamo suonati con basso e batteria, poi un altro basso spesso a unisono, e poi i campioni, ma ogni pezzo ha  la sua evoluzione, generalizzare non ha tanto senso. Dice Simone Di Maggio, un ex-Appaloosa, che in questo disco non c’è una goccia di felicità . Però gli piace. E’ una definizione che ci piace ricordare“ da un’intervista di Pagina Q

UN ASSAGGIO ‘Deltoid’

IL SITO: appaloosarock.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *