Roccia Ruvida: Stefano Napolitano

Sono queste le risposte che mi piacciono, dove l’artista si cala dentro la ragione di questo “gioco” di domande sghembe e riescono a rispondere come si deve senza entrare nelle feritoie dell’ego sempre pronto a far cagnara. Stefano Napolitano, cantautore torinese di lungo corso, ha sicuramente realizzato un disco difficile e fuori ogni canone per quanto alla forma “pop” cerca un comune appiglio di leggerezza e codifica. Ma va oltre, nella ricerca dei suoni e dentro le visioni futuristiche di un modo di stare al mondo che prevede l’annientamento dei pregiudizi e delle maschere sociali. Se tornasse di nuovo il messia? Che ruolo avrebbe? Lo riconosceremmo? E che forza avrebbe dentro questa società ormai effimera e di apparenze. “Una nuova luce sul mondo” va ascoltato con il rispetto di una fede e la forza di un abbandono.

Tanta riflessione rivoluzionaria sulla condizione della fede e dell’umanità e poi il tutto si riduce ad un suono e ad una forma pop che ripercorre sentieri ampiamente battuti?
Quelli che voi chiamate suoni e forma pop sono frutto di una grande ricerca creativa e sperimentale che non sono stati nemmeno troppo battuti. Io sono un cantautore e cerco di riprodurre in musica i miei sentimenti raccontando una storia nelle canzoni che compongo e interpreto. La musica è un’arte seria e serve proprio per sensibilizzare e farci riflettere ma la rivoluzione si fa con le azioni e deve partire sempre dal popolo, noi siamo solo un punto di partenza. “Power To The People” cantava John Lennon negli anni 70 e Patty Smith “People Have The Power” fine anni 80.

A proposito di novità: il sintetizzatore virtuale TH8 di Acustica Audio è roba nuova, di nuova generazione. Per questo è il primo disco il tuo ad ospitarlo? Ed è possibile mai che in tutto il mondo nessuno l’abbia usato?
Il TH 8 di Acustica Audio ripropone il suono degli anni ‘80 in una veste migliore rispetto a prima, senza i difetti del digitale e con potenzialità di nuovi suoni più adatti a qualcosa di odierno. Fu una scelta di Danilo. Avevamo già registrato i primi tre brani ma poi lui decise di rifare gli arrangiamenti con questo nuovo sistema e il risultato fu eccellente. Credo sia uscito sul mercato da poco più di un anno e sono sicuro che verrà utilizzato anche nel nuovo album dei Pooh per celebrare il sessantennale della loro carriera. Credo che il mio album sia il primo ad aver utilizzato il TH8. Lasciate che me ne vanti visto che gli italiani nel mondo sono musicalmente poco considerati, intendo Stati Uniti e Inghilterra che detengono un po’ il monopolio della musica mondiale. Siatene orgogliosi anche voi giornalisti.

E il tuo rapporto con la fede? Oggi che non crediamo più a niente non ti sembra da “boomers” parlare di fede o comunque portarla in ballo dentro un disco pop?
Il mio album non è un discorso di fede ma un viaggio visionario di pura bellezza emotiva. Siccome religiosi e fanatici invocano il ritorno del Cristo sulla Terra perché qualcuno lo ha martellato nel corso dei secoli e, a via di martellare, le cose entrano nel cervello come la leggenda degli asini che volano, ho cercato di immaginare come potrebbe essere un suo ritorno. Per me i termini moderni come boomers lasciano il tempo che trovano. La musica o sei capace di farla oppure cambi mestiere. Non mi pare che i ragazzi di oggi che danno spesso e volentieri dei boomers a quelli della mia generazione abbiano dimostrato di essere all’altezza del cantautorato italiano. Anzi, credo che non riusciranno mai a darci lezioni di musica.

E a proposito di antichità: tanta innovazione (a detta tua) del suono e poi una resa visiva così antica e “primitiva” anche dal punto di vista grafico? Non sarebbe stato più coerente sfoggiare qualche diavoleria artificiale come si deve?
Ho pubblicato un libro tre anni fa dal titolo “Lucifero si racconta”, un saggio rivoluzionario dove cercavo di raccontare la storia del mondo vista dagli occhi di Lucifero per darne una versione insolita rispetto a quella favolistica che ci hanno sempre raccontato. Mi hanno dato del satanista, del posseduto, del blasfemo….Ho preferito in questo caso immaginare un deserto come sfondo con un Gesù inginocchiato a scrivere sulla sabbia il titolo dell’album e una Maddalena velata vestita di nero che gli arriva alle spalle. L’ho ritenuta l’espressione artistica migliore per prepararvi all’ascolto del disco. Uno le pensa tutte però anche voi, se facciamo una cosa non potete poi aspettarvi sempre l’altra!

E poi SPOTIFY: a proposito di futuro anche a te la domanda provocatoria. Tanto lavoro per nulla. Cioè tanto lavoro di produzione per poi regalare tutto al pubblico della rete che con un click si fa una scorpacciata di tutto quello che tu hai impiegato tempo e denaro per fare. E poi dite che la musica non ha più mercato… come la risolviamo?
Questo è un grosso problema che andava affrontato oltre vent’anni fa. Io lo dissi ai discografici e ai produttori dei tempi ma internet prese il sopravvento e poi quello che è successo lo sappiamo tutti. Ormai la musica è così. Rimangono i cultori che acquistano gli LP o i CD. Io personalmente faccio musica per il piacere di farla così come scrivo i libri per il piacere di scriverli. I guadagni ormai dipendono dalle partecipazioni tv e dalle date live che i manager ti procurano.

E come sempre chiudiamo abbassando l’ascia di guerra… grazie di cuore per esserti prestato alle mie domande velenose. “Una nuova luce sul mondo” ha davvero questa “presunzione” in senso bello e semplice del termine. Cerca di mescolare chi siamo con quel che saremo e penso lo faccia (o provi a farlo) con tutti gli ingredienti possibili, dal pop al suono, dal messaggio al sotto-testo che ognuno poi è portato a leggerci su… cosa ne pensi?
Io penso che se avessi realizzato un disco del genere prima della fine del secolo scorso, forse sarei entrato nei primi posti delle classifiche non solo nazionali ma anche internazionali. Oggi purtroppo la musica che ci propongono radio e tv coadiuvate dai soliti servetti del sistema rappresenta il pensiero unico, ragion per cui chi tenta un approccio musicale più corposo e più veritiero viene bandito e messo da parte. Questo grazie a un pubblico sempre meno preparato e dormiente e grazie anche a una buona parte di giornalisti che non scrivono la verità sulla realtà musicale del momento. Noi siamo quel che saremo e saremo quel che siamo perché siamo troppo condizionati e contaminati dal mondo web e televisivo. Non basta un disco per cambiare il mondo. Ci vuole di più. Libertà è partecipazione non è solo la frase di una canzone di Gaber ma un inno umanitario e politico. Un dovere di cittadino del mondo.

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