Roccia Ruvida: Gabriele Masala
Fate tanto i cantautori e vivete di cultura ma poi alla fine non sapete stare al gioco. Magari sono io che non capisco… tuttavia urge ripeterlo: queste domande, spigolose e acide servono per dare a voi altri la possibilità di brandire panni goliardici e dire la propria con toni altrettanto velenosi. Sono volutamente acide le domande, al limite della banalità… tuttavia, in questo caso, tutte le risposte che seguiranno – a parte l’ultima visto che come sempre si torna “normali” – sono decisamente inutili. Forse credeva di essere ironico… e invece ha risolto con totale inutilità l’intento, forse banale, di questa intervista un po’ fuori le righe. E per rispondere al discorso Spotify: certo che volevi essere ironico caro Masala, ma nell’esserlo, qui (e solo qui) hai detto la verità. La colpa è prima di tutto vostra, di voi operatori della musica che, per la fame di esserci, regalate la vostra musica a tutti. Dopo aver speso mille mila denari per lavorarci su. E se i Talent vincono significa che esiste un immenso popolo che li guarda. Si provi ad immaginare se nessuno più usasse i social, Spotify, la televisione commerciale… E da voi artisti che vorremmo veder sbandierare inni di rivoluzione e non manovre di adeguamento collettivo. E questa storia, che dovrebbe far ridere e inorridire, è la pura quanto sacrosanta verità. Almeno sempre e solo seguendo quel che io ho capito di questa intervista e della vita che ci scorre attorno.
Su tutto questo due note doverose: “Avevamo ragione” è il nuovo disco del cantautore sardo Gabriele Masala, disco dentro cui la musica scritta di suo pugno veste le liriche inedite scritte da Enrico Ruggeri. Amen.
Cioè la domanda iniziale è semplice: parliamo di un cantautore che però non ha scritto quello che canta. Lo ha scritto un altro. Che cantautore è?
Ovviamente è un cantautore cartonato, uno che cerca di fregiarsi di tale titolo, ma che in realtà parassita su lavori altrui, praticamente uno sciacallo della musica. Ebbene sì, sono io!

Beh farsi scrivere testi da Ruggeri non ti sembra che soffochi qualsiasi altra cosa del disco? Tutta la luce punta li…
Ho sempre e solo brillato di luce riflessa, valendo poco e niente, di conseguenza è stata ghiotta l’opportunità di apparire accanto ad un mostro sacro come Rouge, una paraculata pazzesca.
Poi succederà che se qualcosa piace uno dirà: “ah ecco perché, l’ha scritta Ruggeri!!!”. Banale dinamica ma non pensi possa essere verosimile?
Assolutamente sì! Hai centrato in pieno il discorso. Ho ricevuto anche parecchi complimenti per il videoclip del singolo “Avevamo ragione”, ma solo perché appare Rouge seduto sul gabinetto, fighissimo!
Un titolo importante. “Avevamo ragione” sembra la classica frase dei padri ai figli. Un disco di boomer scritto da uomini di una certa età. Se invece di Ruggeri l’avesse scritto Rosa Chemical questo disco? Continuavi a dargli il titolo “Avevamo ragione”?
Penso di no, si sarebbe intitolato “Il futuro è un’ipotesi”, tanto per citare nuovamente Enrico.
E lo chiedo anche a te: tanto lavoro per poi finire gratis sugli streaming service. Perché? Con quale faccia poi ci lamentiamo che il mercato della musica muore se voi artisti per prima regalate il vostro lavoro?
Non solo lo regaliamo, ma spendiamo anche un sacco di soldi per realizzarlo! Siamo una categoria destinata all’autoestinzione, ma per fortuna esistono i Talent che porteranno avanti alla grandissima il nostro impegno.
Chiudiamo sempre tornando seri e abbassando l’ascia di guerra. E grazie di cuore per essere stato al gioco. Torniamo al disco perché mi incuriosisce tanto questo palleggiarsi aspetti della produzione. Testi e musica. Due anime portanti. Avete lavorato assieme o a distanza? Come si è incastrato il senso estetico dell’una con quello letterario dell’altra?
Per ovvi motivi geografici abbiamo lavorato a distanza, ma con interscambi continui e costanti di idee e proposte bipartisan. È vero che Rouge ha lavorato sui testi ed io sulle musiche e arrangiamenti, ma c’è stata davvero una grande collaborazione reciproca per ogni aspetto, è stata la parte più interessante e stimolante di tutto il lavoro; grande dialogo e apertura mentale verso l’altro, solo così può nascere un prodotto, spero, interessante come questo.–



