Interview – Lyre

Oggi esce il primo EP di Lyre, un disco ossessivo e complicato che porta la firma dell’artista milanese Serena Brindisi. Tra i suoi riferimenti anche Nick Cave, Pj Harvey, la più ispirata delle Bjork, Arca e il più oscuro dei James Blake. Queer Beauties è qualcosa che non avete mai visto in Italia, e ne abbiamo parlato direttamente con lei.

Ecco cosa ci ha raccontato!

  1. Chi sono le due Lyre presenti nel video di Broken Flowers?

Il regista Davide Mastrangelo le ha soprannominate “Ofelia e Iride” la bianca rappresenta appunto la purezza imprigionata in un quadro naturale statico, la nera una figura mitologica come ancestrale che per me rappresenta anche la spietatezza della verità, del suo richiamo puntuale, che senza nessun filtro ti visita ad un certo punto, ti sveglia..in questo caso richiama appunto “Ofelia” per svegliarla e liberarla dal suo sonno eterno. Una volta che Ofelia rinasce, si risveglia e si alza, Iride è come se cadesse, perdendo le energie che ha dovuto utilizzare interamente per questa sorta di rito. Per me rappresentano anche il doppio profondo che mi abita.Il contrasto, il maschile e il femminile, il risveglio per mano del desiderio e la necessità di far vivere e esprimere entrambi, rompendo certe gabbie interiori portate dentro dall’infanzia, insieme a ombre profonde. Questi due opposti apparenti io li sento profondamente in me, sempre in dialogo, a volte in guerra e a volte, nei momenti più illuminati, in armonia profonda.

  1. Durante il periodo il del lockdown diversi artisti tra cui anche Nick Cave hanno fatto diversi concerti in streaming per colmare la mancanza di live. Hai visto qualcosa di interessante? Che ne pensi?

Devo essere sincera. No, non ho visto molto, piuttosto mi sono andata a rivedere dei video di live vecchi che mi ero segnata da tempo. Non ho amato moltissimo il live streaming ma penso che dovrò famigliarizzare molto di più con questo nuovo modo di suonare live, vista la situazione.

  1. Quali sono le tue influenze musicali? Qualcosa che non ci aspetteremmo?

A partire dall’elettronica più trip pop e da artisti com Portishead, PJ harvey, Bjork, Radiohead, Blonde Red head, Bat For Lashes, Algiers ad arrivare a Sevdaliza,Fka twigs, Arca, M.E.S.H. , Woodkid e SonLux che ascolto ossessivamente in questi giorni, ma che potrebbero essere artisti che vi aspettereste. Qualcosa di fondante che non vi aspettereste è stato Chopin. Il compositore che ho più suonato durante la mia formazione classica, che ho amato e amo da morire e che fa si che ora, quando mi metto a comporre un brano, mi viene naturalmente sempre da scriverlo in 6/8 e devo fare uno sforzo per innestarmi nel 4/4. Poi un altro artista fondamentale che ascolto tutte le volte che ho bisogno di ricentrarmi e che non finirà mai di essere una fonte di riflessione e ispirazione è Arvo Part.

  1. Cosa ti ha portato a trasferirti in Inghilterra? Qualcosa che ti porterai sempre dietro?

Il bisogno di vedere un mondo diverso da quello che conoscevo e in cui ero nata, il bisogno di sentirmi straniera in una terra tutta da scoprire, il bisogno di vivere nel luogo e imparare la lingua delle artiste e degli artisti che più mi avevano segnata per indagare ancora più a fondo questa passione. Mi porterò sempre dietro i silenzi vissuti in UK, la quiete, il senso di vastità che può dare l’essersi aperta ad altre culture e altri mondi e di possibilità.

  1. Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti, ma che invece non ti ho fatto?

2 tra delle letture fondamentali per me: Giovanni’s room di James Baldwin e To the lighthouse di Virginia Woolf. Perchè certe letture possono modificare profondamente la vita e la ricerca di una persona e perchè mi piace tantissimo parlare di libri e film che mi hanno colpita. Anzi, nomino qui anche due film incredibili: Three Billboards e 4 minutes.

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