Interview – Casx
Torna venerdì 25 novembre 2022 il progetto di Casx (che si legge Casper), moniker di Arianna Puccio, con un nuovo singolo dal titolo “Posso tenerti con me“, questa volta vantando la collaborazione con Forse Danzica.
Dopo i precedenti singoli “Seminterrati” e “Fammi male“, sempre in distribuzione Stage One, Casx si muove attraverso la scena underground di Milano, affondando e si stratificandosi di influenze dark e alternative e parlando a una generazione dimenticata: quella che ha vissuto Myspace e le band chiuse nei garage, quella esclusa dai bonus e quella che, di base, torna a casa ubriaca e non sa che cosa fare in futuro. Casx, ci riporta ad uno dei momenti più belli del film Casper, perchè “Posso tenerti con me” è una citazione che ha segnato tutti i figli degli anni Novanta.
Eravamo troppo curiosi, e le abbiamo fatto qualche domanda!
- Ci racconti qualcosa di più sulle tue influenze musicali? Qualcosa che ti ha colpito tantissimo ma che non ci aspetteremmo mai?
Sono cresciuta ascoltando principalmente pop punk e post punk, ma ho sempre cercato di ascoltare più musica possibile. Joy Division, Bauhaus, Cure, ma anche tutto il revival anni Duemila di gruppi come Editors o Foals. Poi mi piace molto Daughter, mentre in Italia i miei preferiti sono i Verdena e i Gazebo Penguins. Non so cosa vi aspettate da me, diciamo che tendo ad ascoltare senza particolari pregiudizi e quindi mi piacciono tante cose anche tra quelle che potrebbero non sembrare esattamente nel mio mood. - Cosa ti ha colpito così tanto nel film e nella storia di Casper, tanto da farne una sorta di tuo alter ego musicale?
Casper è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti perché è un fantasma che viene “progettato” per essere cattivo, e subisce pressioni per questo, mentre lui vorrebbe solo essere buono e avere amici, nonostante tutti diffidino di lui. Quando ero adolescente mi ricordo che una cosa che mi dicevano sempre era che essere amica di tutti equivaleva ad essere amica di nessuno, e io non capivo perché, dato che ci tenevo sempre a vedere il buono negli altri e volevo davvero dare a tutti la possibilità di costruire dei rapporti con me, anche a costo di rimanerci male. La storia di Casper mi ricordava tantissimo questo modo di essere. - Qual è la generazione dimenticata a cui ti rivolgi con i tuoi pezzi?
La mia, ma anche quelle dopo. Diciamo tutte le generazioni che fanno molta fatica a capire il senso dei propri sforzi, cresciute con il mito del progresso e della crescita personale ereditata dai genitori e costrette però nella maggior parte dei casi a correre sul posto come i criceti nella ruota e a chiedersi in continuazione se stiano facendo abbastanza e se stiano remando nella direzione giusta. - Come è nata la tua collaborazione con Forse Danzica?
Avevo da poco iniziato a seguire il suo progetto come Art Director, che è il lavoro che faccio nella vita vera, e dopo un po’ che ci confrontavamo sentivo che c’era una specie di sintonia particolare: avevamo gli stessi pensieri su tante cose e la stessa sensibilità nel parlarne. Da tempo avevo una serie di brani che non avevo mai sviluppato, e lui si era proposto di darmi una mano. Pian piano quell’aiuto iniziale è diventata una collaborazione completa, abbiamo scritto e prodotto insieme tutti i brani di CASX e tra una cosa e l’altra ci è sembrato naturale che lui cantasse su questo in particolare. É stato bello perché durante questo percorso ci siamo conosciuti e abbiamo costruito un rapporto speciale. - Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e invece non ti ho fatto?
Farsi auto-domande è più difficile di rispondere alle domande complesse! Una cosa che nessuno mi ha ancora chiesto, forse perché non riguarda propriamente la musica, è perché in molte foto indosso spesso lo stesso vestito bianco da sposa. Ci tengo a dire questa cosa perché è un elemento per me importantissimo, il vestito infatti è il vestito da sposa di mia nonna Nonna è la persona con cui ho passato più tempo nell’adolescenza di cui parlo, è la persona con cui ho litigato di più nella vita e anche quella con cui ho condiviso per la prima volta questa parte nascosta di me. Ora lei è in casa di cura da tanti anni e non si ricorda più di me però si ricorda sempre e solo del suo matrimonio con il nonno. Quando ho scritto ‘Posso tenerti con me” ho pensato tanto a lei e al nonno e a come indossando quel vestito li sentissi li con me per sempre.