Interview – Bastiano
Disponibile da lunedì 20 gennaio 2025 su tutte le piattaforme digitali il nuovo album, il primo full length, di Bastiano, alter ego musicale di Luca Bastianello. Un importante capitolo che valorizza ciò che viene catalogato come difetto, lo stesso che ci rende unici in un mondo dove si rincorre la perfezione. Questa è la prima riflessione nata dalla copertina che rappresenta il nuovo disco di Bastiano “Punti che si uniscono”, una metafora che ci porta a cambiare direzione in base alle scelte che prendiamo. Raccoglie in sé un invito al dialogo, per avvicinarsi con garbo laddove c’è motivo di confronto. Il titolo prende spunto da una manciata di parole presenti in uno degli otto brani racchiusi nell’album. La scelta è dettata dalla necessità di lasciare da parte ogni forma di ripensamento per evitare che quel sassolino nella scarpa diventi pietra.
E così il cantautore Bastiano, rifiutando l’esigenza di essere contenuto in un genere, etichetta o algoritmo, ci regala un nuovo frammento della sua autobiografia musicale.
Noi abbiamo deciso di intervistarlo, felici di lasciargli spazio per raccontarsi, dagli anni Novanta ad oggi, per dirci qual è il suo rapporto con la perfezione e come nasce un brano di Bastiano.
1. Quali sono le tue influenze musicali? C’è qualcosa che non potremmo mai immaginare, ascoltandoti?
Sono ammaliato dalla musica degli anni ‘90 e dei primi 2000. La concentrazione di band americane attive in quel periodo sono state e continuano ad essere un’importante fonte di ispirazione per quello che faccio. Si parla principalmente di Grunge e di quei frontman che hanno affrontato la vita a braccetto con un pesante disagio interiore.
2. Qual è invece il tuo rapporto con la perfezione? E in che modo il tuo ultimo disco “Punti che si uniscono” ha anche a che fare con questo tema?
Ogni brano che scrivo è un pezzo di cuore che si stacca per rimanere a disposizione di chi ha dei nodi da sciogliere. Non miro alla perfezione, non ci sono castelli da costruire su basi fragili ma solo il pensiero di non tradire mai se stessi perché credo siano i difetti a renderci unici. Il titolo del disco prende spunto da una manciata di parole presenti in uno degli otto brani racchiusi nell’album. È una metafora che ci porta a cambiare direzione in base alle scelte che prendiamo. Raccoglie in sé un invito al dialogo, per avvicinarsi con garbo laddove c’è motivo di confronto.
3. Quali sono le tue ambizioni quando fai un disco? Ti capita mai di sentirti non abbastanza rispetto alle dinamiche spietate di un mercato che ha sempre meno a che fare con la musica?
Quando fai un disco ci vuole la capacità di scavarsi dentro, focalizzare l’obiettivo per non perdersi durante la fase di creazione. Faccio musica per galleggiare in un mare di contraddizioni, passi falsi e molossi senza scrupoli. Le mie canzoni parlano di umane deviazioni, luoghi di distrazione. Racconto storie vere, a volte prese in prestito altre viste da vicino. Ho sempre trovato interesse nello scrivere, come se aiutasse il mio spirito ad evolversi. Cerco di fermare ciò che vedo per far sì che la mente non possa cancellare. Suono la chitarra perché mi tiene compagnia, faccio musica perché è l’unica cosa in cui trovo rifugio.
4. Quali sono i gruppi indipendenti che più ti hanno segnato nella tua adolescenza? Segui ancora le nuove uscite e i concerti locali?
Parliamo di almeno 25 anni fa, i ricordi un po’ offuscati dei centri sociali fumosi e sgangherati che mi hanno fatto conoscere da vicino la musica live di band come Marlene Kuntz, Bisca e 99 Posse, formazioni che nel tempo hanno mantenuto quel concetto di aggregazione sociale senza snaturare l’idea dello stare assieme. C’è una band a Vicenza che esiste da sempre, si chiamano “Vertical”. Se avete voglia di calarvi nel funk urbano dei garage sotterranei cercateli nell’etere. Concerti nei locali si, è un piacere che cerco sempre di soddisfare. Momenti di condivisione che mi appassionano, scambi di sguardi, battute, idee che arricchiscono.
5. Quale domanda avremmo assolutamente dovuto farti e invece non ti ho fatto. Quale invece la risposta?
Come nasce un brano di Bastiano?
Ogni brano nasce da un giro di chitarra e il testo, alcune volte, segue la strada opposta. Ci sono giorni per suonare e altri per scrivere. Quando sono ben consapevole di quello che ho in mano cerco di fare un bel polpettone succulento da registrare in presa diretta.



