Go Flamingo! @Mikasa, Bologna
Mai come negli anni ’80 la scena wave italiana fu così viva. Uscivano i dischi di Diaframma, Liftiba, Neon; dischi che avrebbero lasciato il segno ed influenzato le future generazioni, sopravvivendo al tempo e alle mode del momento, all’evoluzione e, perché no, anche all’involuzione della musica nel nostro paese.
Tra i gruppi appena richiamati rientrano certamente i Go Flamingo!, band culto della new wave italiana. Alle loro spalle un trentennio di carriera di tutto rispetto: l’esordio discografico con la compilation A White Chance, alla quale ha fatto seguito l’omonimo Lp Go Flamingo!. Da allora, la band ferrarese ha continuato la sua attività live, senza però pubblicare alcun materiale. Questo fino al 2015, anno in cui è uscito Flashover (Black Fading Records, 2015).
Perché lo sappiamo bene che non saremo mai felici, nella giovinezza e nell’età matura, che quel senso di inquietudine ci accompagnerà tutta la vita, e i Go Flamingo! con questo nuovo disco ce lo ricordano.
Stasera al Mikasa di Bologna si respira un clima britannico, proprio grazie alla loro musica.

Il live ha inizio poco dopo le 23, davanti ad un pubblico bolognese non particolarmente numeroso, composto da persone per lo più amanti del genere, interessate e motivate a godersi una bel concerto.
Back to reality, brano tratto da Flashover è tra i primi ad essere suonato. Mutevole nei ritmi, con il suo ritornello, suona come una sorta di intro, o se vogliamo, una dichiarazione di intenti, quasi a voler dire: “è giunta l’ora di tornare, di tornare alla realtà”. E la realtà è che i Go Flamingo! sono in forma smagliante.
Ossessivi e asciutti colpi di batteria, ampie e ipnotiche digressioni chitarristiche ed il potente basso compongono l’oscuro post punk dei Go Flamingo!
La scaletta è un continuo flashback e flashover: un salto nel tempo tra pezzi tratti dal repertorio meno recente, come New dress, ed Annie; e quelli nuovi, tra cui The planet che colpisce e cattura il pubblico per la sua ritmica continua e per il suo riff tossico, e Slow down in cui si ha la sensazione di perdersi tra le nebbia delle strade londinesi.
“’Cause in the dark I still can see your face”: si chiude con In the dark, un classico sempre capace di emozionare.
Forse si correrà il rischio di essere etichettati come “nostalgici”, ma poco importa quando ci si trova davanti ad un gruppo che ha fatto la storia, e che ha ancora tanto da dire e da suonare!.



