Dade City Days – VHS
Genere: dream pop, shoegaze, con contaminazioni dark wave, cold wave.
Protagonisti: Andy Harsh (voce, chitarra e synth), Gea Birkin (basso, voce), Michele Testi (batteria, drum machine).
Segni particolari: Vhs è il disco d’esordio del trio bolognese. I Dade city days, però, hanno fatto la loro gavetta. Formatisi nel 2013, condividono il palco con artisti come The Raveonettes, Modern English, The Soft Moon, Fluon, Vanity. Non manca l’apprezzamento da parte del pubblico, aggiudicandosi il primo posto al “The JamBO Live Contest”. Incidono per Darkitalia una cover rivisitata di She Burned Me Down dei Type O Negative. Nel 2015 curano le musiche per i contenuti speciali del film “La Linea Gialla – Bologna, 2 agosto”, prodotto da La Repubblica e Movie Movie in occasione del 35° anniversario della Strage di Bologna.
Ingredienti: lievi e nebulose tastiere combinate a voci sognanti e malinconiche che si intrecciano e sovrappongono generano un’atmosfera onirica; il resto è lasciato a chitarra, drum machine e synth ed alla magia che riescono a creare. Jukai apre il disco, e immediatamente ci si ritrova in una stanza in penombra, all’ultimo piano di un appartamento qualunque di un giorno qualsiasi, a guardare dalla finestra, alla ricerca di qualcosa che non c’è: “guarda gli alberi, verso me…”. Si cambia totalmente registro con la successiva Siderofobia: il ritornello ti entra in testa, un pezzo estremamente ballabile, dalle venature elettro dark. Stessa cosa per Preghiere e Decibell, che è una cavalcata inarrestabile. Un grigio velo di malinconia si stende in Polaroid, Luna Park. Benzedrina chiude il disco, cupa e dolorosa “leccami sulle mie ferite…”. Con VHS si ritorna negli anni ’80, ma siamo nel 2016. Evidenti le influenze del passato, e dei “mostri sacri” come Jesus and Mary Chain, Slowdive, My bloody Valentine (forse anche i primi Soft Moon) ma c’è un tocco di freschezza e novità che non riesco ben a definire.
Densità di qualità: il VHS è un sistema di registrazione su nastro su un supporto meccanico. Registrare significa catturare ed immortalare immagini, momenti, per renderli indelebili, per far sì che essi possano rivivere in qualsiasi dove e quando. Il titolo del disco dei Dade City Days (VHS) non poteva esprimere meglio quello che lo stesso racchiude. Traccia dopo traccia si è immersi in un mare di solitudine, riemergono i ricordi e ci emoziona. Scorrono le immagini appartenenti al passato; si giunge alla fine, per poi riavvolgere il nastro e rivivere tutto fin dal principio. Sebbene il gruppo bolognese proponga un genere sentito e risentito, questo lavoro risulta non banale ed originale, tanto nei testi, quanto nella musica, risultando dinamico e mai piatto. Un grande debutto.
Velocità: momenti lenti e dilatati alternati a parentesi più ritmiche e ballabili.
Il testo: “Solo con me, le mie mani di forbice, stilizzate sui muri che riflettono le mie orme… sogno di te, la tua pelle intangibile, che vorrei sfiorare senza farti sanguinare. Vivo per sfiorare senza farti sanguinare, vivo per sfiorare senza farti sanguinare…” (da Dade city days).
La dichiarazione: “Dade City è una città della Florida, dove si trova un castello, quello immortalato nel film Edward Mani di Forbice da Tim Burton… Ci piaceva l’immagine di questo luogo, all’apparenza tetro e inospitale, ma che finisce per rivelarsi paradossalmente più umano e armonico del mondo esterno, quello, come dire, più ordinario, in cui viviamo” (Musicaddiction, 2016).



