Interview – Derri
In questa intervista, Derri ci ha tolto qualche curiosità su “Fatti Miei”, il suo nuovo singolo in uscito in digitale lo scorso 8 luglio. “Fatti Miei” è un brano che nasce dalla fine di una relazione e che esplora quel vuoto che si crea quando qualcuno va via, un vuoto che cerchiamo di riempire con ricordi e sogni. Abbiamo chiesto all’artista di parlarci delle origini del suo progetto e della scena musicale della sua città. Non mancherà qualche aneddoto interessante e qualche riflessione sul futuro del suo progetto:
Come nasce la figura artistica di Derri e quali sono gli elementi che contraddistinguono la sua musica?
Derri è il risultato di diversi vestiti messi a un progetto che, di fondo, ha sempre avuto come centro le parole e la melodia, come vuole il cantautorato. Adesso Derri è il volto e la voce di un progetto che mette insieme diverse figure nella produzione, nella scrittura e nell’immagine.
Avere più persone che credono nel progetto è la più grande soddisfazione per chi, inizialmente da solo, l’ha ideato partendo da un foglio di carta.
Ammetto che il desiderio di fondo, oltre a quello di esprimersi, è stato sempre quello di creare canzoni che potessero distinguersi per il loro impatto senza questo scopo dichiarato, mantenendo tutta l’autenticità.
Ogni brano è alchimia, cercare di trovare la giusta quantità di immagini e di elementi sonori. Ci piace pensare a ogni canzone come una storia e dedichiamo molto tempo a creare uno sfondo con piccoli dettagli che rimandino a luoghi e atmosfere. Se non li avete notati, probabilmente li avete sentiti dentro!
Ci racconti un aneddoto interessante direttamente dal dietro le quinte di “Fatti Miei”?
Ogni volta che creiamo un video lo facciamo in un luogo frequentato ed è un ottimo allenamento per l’imbarazzo. Per questo ho dovuto fingermi morto mettendomi sull’asfalto davanti a uno studio di registrazione. Vi lascio immaginare le facce di chi passava e di quanto ho dovuto trattenermi dal fare qualsiasi movimento quando mi scavalcavano (dovevo mantenere la parte).
È stato un video faticoso per tutti, specialmente per gli altri che hanno dovuto sollevarmi e portarmi giù dalle scale. Si vantano sempre dei loro allenamenti di calisthenics e ne ho decisamente approfittato.
Il risultato credo sia perfetto per quello che era lo scopo: mostrare come la musica e i miei compagni mi abbiano riportato in vita quando tutto sembrava finito.
Il tuo progetto musicale nasce tra Monza e Milano. Cosa puoi raccontarci sulla scena musicale di questa zona? C’è qualche aspetto che ami particolarmente e qualche altro che invece miglioreresti?
Tra Monza e Milano la situazione è molto diversa. Detto ciò, credo che la scena monzese sia molto florida e ci sono molti progetti interessanti che sono contento di conoscere da vicino.
Un punto d’inizio della mia carriera è stato un contest a Seregno (in provincia) e se vi facessi vedere chi ha partecipato rimarreste a bocca aperta a vedere dove sono arrivati!
Guardando più al presente, sono particolarmente fan e amico di Giorgio e della sua band Linfa, che ora sono riusciti a entrare in dei giri interessanti e a cui auguro sempre il meglio, rimanendo convinto che siano destinati ai grandi palchi.
Per rispondere alla seconda parte, credo che ci sia troppo individualismo e che si collabori poco, ognuno pensa a prendere tutto ciò che può da solo. Ogni volta che chiedo di condividere del tempo o di fare una sessione ricevo risposte affermative e vedo che c’è molta voglia di creare rete. Peccato che poi le intenzioni si abbandonino per cercare lo spazio dai soliti canali (soprattutto su Milano) che, a turno, diventano golosi per chi vuole farsi sentire. Vorrei ci fosse più iniziativa e autonomia nella creazione degli eventi dal basso. Ce n’è bisogno.
Qual è il featuring dei tuoi sogni?
Per me sarebbe un punto d’arrivo poter fare una sessione insieme a Venerus, un musicista che ritengo assolutamente incredibile e col quale sono sicuro che verrebbe fuori qualcosa di interessante tra chiacchiere al limite dell’assurdo, parlando dei Beatles e scambiandoci di posto tra i molti strumenti.
Se si parla di sogni, poi, mi capita di fantasticare di fare la serata duetti di Sanremo con Renato Zero. So che è irrealizzabile perché non corre buon sangue tra lui e il festival. Ma mi sono anche immaginato di appostarmi sotto casa sua con dei cartelloni pregandolo in ginocchio e cercando di convincerlo che si merita un’ultima apparizione a Sanremo per celebrare la sua carriera (in tal senso sarebbe più giusto che la facesse da solo ma questo non glielo diciamo).
Puoi darci qualche anticipazione sui tuoi prossimi progetti?
Abbiamo tante canzoni pronte per essere pubblicate e continuiamo a produrne.
Questa, in realtà è la parte più facile perché il gruppo di lavoro è rodato e funziona molto bene. Lo scoglio maggiore è dargli tutto quello che serve per poter uscire al pubblico: su tutti la parte dell’immagine.
In teoria vorremmo fare un videoclip per ogni brano, anche se è una pratica un po’ in disuso crediamo che sia il ciclo naturale di queste canzoni.
Uno è già in lavorazione…
Dopodiché mi piacerebbe poter creare brani con la collaborazione al centro: ho in mente di mettere insieme artisti diversi, lontani come genere e geograficamente. Ho capito che lo spirito e l’unione che si crea intorno alla musica è ciò che permette di creare qualcosa di magico. Il proposito è questo, poi è anche bello poter vedere dove portano le circostanze, non è mai saggio eccedere con il controllo!



